Non tutti i film necessitano di un analisi seria e approfondita. Esistono masterpiece capaci di riportarci a quella dimensione tipicamente infantile legata a doppio filo con le classiche bustone da edicola. Pacchetti multicolor ravvivati da strilli fuori misura, oggetti invitanti e misteriosi. All’interno ci trovavi sempre qualcosa che non ti aspettavi, e anche se ogni ingrediente era completamente slegato dagli altri l’alchimia che si veniva a creare era qualcosa di inimitabile. Questa rubrica è ispirata proprio a quelle bustone, e a tutti quei film dove l’accumulo vale più della coerenza interna. Opere sgangherate, sottovalutate, ma ricche di un fascino che solo l’enumerazione dei singoli ingredienti può spiegare.
Danny Lee: proprio lui, il futuro poliziotto buono di The Killer. O, se preferite, il famigerato regista/produttore di The Untold Story (serial killer movie per eccellenza, senza appelli). Qui ancora impegnato su set improbabili come questo Inframan o il mitico The Oily Maniac, basato sulle imprese di un super eroe fatto di olio magico (?).
Un laboratorio pieno in modo ridicolo di lucette e tute argentate: finirà distrutto da dei tentacoli di gommapiuma giganti.
Un caverna a forma di mostro che sputa mostri, tutto su di un’isola piena di enormi scheletri di mostri.
Mostri con la cerniera sulla schiena.
Riferimenti religiosi proto cattolici, messi solo per fare colore.
Le migliori scenografie della storia: pensate al Diabolik di Mario Bava, tutto girato in chiave tokusatsu nei teatri di posa degli Shaw Brothers.
Motorette: non ne vedevo tante dai tempi di Mercenaries from Hong Kong o Wonder Seven (uno degli action più deliranti di sempre. Da recuperare anche solo per l'ascensore/proiettile che abbatte un elicottero).
Inframan: che, detto fra noi, è un infame da paura. I suoi nemici si limitano a urlare e saltellare, lui li schiaccia, li fulmina, li brucia vivi (con primi piani sul corpo esanime avvolto dalle fiamme). Adesso capiamo da dove arriva The Untold Story.
Pugni volanti e kung fu: siamo pur sempre a HK.
Mostri che guidano motoscafi: abitano all’Inferno, si ingrandiscono a dismisura, sparano raggi da parti del corpo imbarazzanti. Eppure per muoversi nulla di meglio del vecchio motoscafo.
La regina degli inferi: in minigonna e munita di frusta. Senza dimenticare la lesbo assistente (unica altra donna nelle file dei cattivi).
Robot fatti di molle: che si allungano, si annodano e, naturalmente, se cadono in terra si rialzano senza battere ciglio. Come li sconfiggi? Annodandoli, mi pare ovvio.
Un laboratorio pieno in modo ridicolo di lucette e tute argentate: finirà distrutto da dei tentacoli di gommapiuma giganti.
Un caverna a forma di mostro che sputa mostri, tutto su di un’isola piena di enormi scheletri di mostri.
Mostri con la cerniera sulla schiena.
Riferimenti religiosi proto cattolici, messi solo per fare colore.
Le migliori scenografie della storia: pensate al Diabolik di Mario Bava, tutto girato in chiave tokusatsu nei teatri di posa degli Shaw Brothers.
Motorette: non ne vedevo tante dai tempi di Mercenaries from Hong Kong o Wonder Seven (uno degli action più deliranti di sempre. Da recuperare anche solo per l'ascensore/proiettile che abbatte un elicottero).
Inframan: che, detto fra noi, è un infame da paura. I suoi nemici si limitano a urlare e saltellare, lui li schiaccia, li fulmina, li brucia vivi (con primi piani sul corpo esanime avvolto dalle fiamme). Adesso capiamo da dove arriva The Untold Story.
Pugni volanti e kung fu: siamo pur sempre a HK.
Mostri che guidano motoscafi: abitano all’Inferno, si ingrandiscono a dismisura, sparano raggi da parti del corpo imbarazzanti. Eppure per muoversi nulla di meglio del vecchio motoscafo.
La regina degli inferi: in minigonna e munita di frusta. Senza dimenticare la lesbo assistente (unica altra donna nelle file dei cattivi).
Robot fatti di molle: che si allungano, si annodano e, naturalmente, se cadono in terra si rialzano senza battere ciglio. Come li sconfiggi? Annodandoli, mi pare ovvio.