Si deve asciugare l’asciugabile, tagliare tutto il superfluo e scremare fino al parossismo. In un periodo dove lo sbrodolamento selvaggio pare l’unica ricetta, con il melting pot forzato a spingere da ogni spicchio dello spettro sonoro estremo, pare che i Burnt by the Sun abbiano capito tutto. Abbandonate le magnifiche derive math dei due lavori precedenti (accezione che loro stessi hanno contribuito a creare con la loro incarnazione Human Remains) i Nostri ci consegnano il loro epitaffio. Che, detto per inciso, è anche il loro disco migliore. Heart of Darkness si compone di dieci blocchi di cemento tra grind e metal core, quadrati e diretti in faccia come un treno merci a piena velocità.
Poche cessioni alla sperimentazione, tutto in favore di una montagna di riff ipercinetici e ritmiche dalla precisione dolorosa. L’arrivo del nuovo chitarrista Nick Hale garantisce una coesione inedita al combo di casa Relapse, mentre Dave Wittie rimane sempre Dave Wittie. Non avrà il tiro di Kevin Talley o la furia di Adam Jarvis, ma l’ex Discordance Axis rimane la drum machine umana per eccellenza. Glaciale, perfetto, privo di umanità. Non è un caso se Agoraphobic Nosebleed, Melt Banana e Phantomsmasher si sono rivolti a lui in sostituzione del mezzo digitale.
Rimane un piacere scoprire come tutti gli aspetti kitsch e baracconeschi del genere siano spazzati via, a favore di una densità concettuale (ma non elitaria) che in pochi crederebbero avvicinabile a certe frange musicali. I Burnt by the Sun non sono personaggi sopra le righe, non sono rockstar e quasi non avrete idea di che faccia abbiano. Perché prima di loro arriva la musica. Dura, spietata e priva di cessioni al trend imperante. Tanto da lasciarci orfani di questa band proprio sul più bello.
2 commenti:
non sapevo di questa uscita, mi sono sempre piaciuti i burnt by the sun, provvedero'...
lupo very stiloso
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