Cosa succede se costruisci un fast food sopra un cimitero indiano?
E’ dai tempi di Tromeo & Juliet che la Troma non è più la stessa di prima, passando da casa distributrice/produttrice di trashoni senza arte ne parte a factory che non pare esagerato definire “con ambizioni autoriali”. Questo Poultrygeist è il quarto lungometraggio della cosiddetta Troma renaissance, confermando tutto il bene e il male visto nei vari T & J, Citizen Toxie e Terror Firmer (autentico manifesto della filosofia Tromesca).
Come i lavori precedenti anche questo Night of the Chicken Dead è prima di tutto un film oltraggioso, nel senso più tradizionale del termine. Non abbiamo a che fare con un August Underground o con l’ennesimo exploit nichilista di Yamanouchi, così come non abbiamo contatti con qualsiasi altro tipo di film dove la materia è trattata in modo tanto serio da rischiare il patetico. E non c’entra neppure la pudicizia nerd di Schanaas o di tutte le ultime produzioni jappo/americane a base di gomma e litri di emoglobina. Poultrygeist è l’equivalente di una barzelletta sulla coprofagia urlata nel bel mezzo di un seminario sui diritti delle donne (per fare un esempio). E’ sbagliato, fuori posto, impregnato di autentico cattivo gusto. E’ la vera eredità di John Waters e della sua Divine.
Peccato che, tra un geyser di diarrea e un atto di necrozoofilia, si finisca per ridere spesso. E non per qualche crassa gag da avanspettacolo al grandguignol, ma per perle di umorismo sottili e raffinate. Lloyd continua ad alternare alto e basso senza alcun pudore, nella maniera tanto scatenata e priva di controllo che solo la nuova Troma può garantire. Politicamente il film si pone come il Team America di Parker & Stone (che, a proposito, hanno cominciato la propria carriera proprio alla Troma): contro chiunque. Contro le multinazionali, contro i no global, contro gli attivisti neri, contro le minoranze “rivoluzionarie”, contro chiunque paia non ragionare con la propria testa. Ed è questo l’unico messaggio “politico” a cui pare interessato Lloyd Kaufman.
A livello stilistico abbiamo un leggero passo indietro rispetto a Citizen Toxie, probabilmente dovuto al budget minore e alla complessità (e quindi al costo) di alcuni effetti speciali. Il quarto capitolo del Vendicatore Tossico rimane il film Troma più appetibile al pubblico quasi generalista, vuoi per il totale disimpegno che lo attraversa, vuoi per la sceneggiatura ricchissima o per la quantità di donnine discinte che lo caratterizzano (e in questo è in assoluto il miglior film Troma di sempre). Grandiosi invece i momenti da musical e la performance attoriale di Jason Yachenin, che non si capisce quando faccia il deficiente o quanto lo sia in realtà.
Ultimo appunto: Oscar a Lloyd per aver riutilizzato per la terza volta consecutiva la stessa scena della macchina che si ribalta ed esplode. Se non è essere autoriali questo!
E’ dai tempi di Tromeo & Juliet che la Troma non è più la stessa di prima, passando da casa distributrice/produttrice di trashoni senza arte ne parte a factory che non pare esagerato definire “con ambizioni autoriali”. Questo Poultrygeist è il quarto lungometraggio della cosiddetta Troma renaissance, confermando tutto il bene e il male visto nei vari T & J, Citizen Toxie e Terror Firmer (autentico manifesto della filosofia Tromesca).
Come i lavori precedenti anche questo Night of the Chicken Dead è prima di tutto un film oltraggioso, nel senso più tradizionale del termine. Non abbiamo a che fare con un August Underground o con l’ennesimo exploit nichilista di Yamanouchi, così come non abbiamo contatti con qualsiasi altro tipo di film dove la materia è trattata in modo tanto serio da rischiare il patetico. E non c’entra neppure la pudicizia nerd di Schanaas o di tutte le ultime produzioni jappo/americane a base di gomma e litri di emoglobina. Poultrygeist è l’equivalente di una barzelletta sulla coprofagia urlata nel bel mezzo di un seminario sui diritti delle donne (per fare un esempio). E’ sbagliato, fuori posto, impregnato di autentico cattivo gusto. E’ la vera eredità di John Waters e della sua Divine.
Peccato che, tra un geyser di diarrea e un atto di necrozoofilia, si finisca per ridere spesso. E non per qualche crassa gag da avanspettacolo al grandguignol, ma per perle di umorismo sottili e raffinate. Lloyd continua ad alternare alto e basso senza alcun pudore, nella maniera tanto scatenata e priva di controllo che solo la nuova Troma può garantire. Politicamente il film si pone come il Team America di Parker & Stone (che, a proposito, hanno cominciato la propria carriera proprio alla Troma): contro chiunque. Contro le multinazionali, contro i no global, contro gli attivisti neri, contro le minoranze “rivoluzionarie”, contro chiunque paia non ragionare con la propria testa. Ed è questo l’unico messaggio “politico” a cui pare interessato Lloyd Kaufman.
A livello stilistico abbiamo un leggero passo indietro rispetto a Citizen Toxie, probabilmente dovuto al budget minore e alla complessità (e quindi al costo) di alcuni effetti speciali. Il quarto capitolo del Vendicatore Tossico rimane il film Troma più appetibile al pubblico quasi generalista, vuoi per il totale disimpegno che lo attraversa, vuoi per la sceneggiatura ricchissima o per la quantità di donnine discinte che lo caratterizzano (e in questo è in assoluto il miglior film Troma di sempre). Grandiosi invece i momenti da musical e la performance attoriale di Jason Yachenin, che non si capisce quando faccia il deficiente o quanto lo sia in realtà.
Ultimo appunto: Oscar a Lloyd per aver riutilizzato per la terza volta consecutiva la stessa scena della macchina che si ribalta ed esplode. Se non è essere autoriali questo!
2 commenti:
fantastico!
e per la prima volta... lesbiche nei tuoi post!
OH YEAH!
Vero! 3000 riferimenti alla cultura queer e mai un accenno alla sacra arte dell'amore saffico.
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