sabato 30 gennaio 2010

Esce Takeshi, rientra Beat





Finalmente riemergo dal backout informatico! Si festeggia con un altro grande ritorno, quello di Beat Takeshi. Alter ego bastardo, violento e bipolare dell'autore festivaliero Takeshi Kitano. E basta l'ultima inquadratura del teaser per capire come i tempi di Violent Cop e Sonatine non siano lontano come sembra.

lunedì 25 gennaio 2010

Sentirsi minuscoli




Senza esagerare, è più o meno dal giorno dopo la chiusura dell’ultima Lucca Comics che io e Chris stiamo lavorando al prossimo Passenger. L’iter è molto semplice e prevede come primo step il prendere contatto con tutta una serie di registi con cui vorremmo lavorare (e di cui, conseguentemente, siamo fan). Tra i vari nomi buttati sulla carta si era deciso di includere anche James Gunn, Garth Jennings e Jonas Akerlund. Contattiamo i tre soggetti in questione e aspettiamo una risposta.



Tre registi di fama internazionale, pluripremiati e abituati a produzioni di dimensioni ben diverse rispetto alla Passenger Press.



Eppure riceviamo una risposta da tutti e tre, in tempi brevissimi. James e Jonas ci avvertono subito di non avere tempo, ma questo non li blocca dallo scambiare quattro chiacchiere e dal farci sapere cosa ne pensano dei nostri volumi. Garth è il più entusiasta. Ci dice che al momento è un po’ pieno, ma questa primavera cinque minuti per noi li trova del sicuro.



Settimana scorsa ricevo una sua mail dove SI SCUSA e chiede se PER FAVORE il suo contributo può slittare al numero dopo (2011).



Questo non è un intervento polemico sul fatto di aver incassato tre rifiuti. Regola vuole che non debba far sapere cosa sarebbe potuto essere. E' uno smacco troppo grosso di fronte ai lettori, si perde di credibilità e si passa per quelli rancorosi. Eppure io non voglio rimanere zitto. Ho contattato tre artisti di fama internazionale e questi mi hanno risposto subito, in toni più che colloquiali. Come se fossero ancora tre ragazzini in cerca della loro prima occasione. Non hanno cestinato la mia mail. L’hanno letta, mi hanno risposto, hanno atteso una mia risposta e così via. Gente corteggiata da major costruite sui milioni.



Mi sono sentito minuscolo e, una volta di più, ho capito perché la creatività italiana si sta incancrenendo.

venerdì 22 gennaio 2010

Se tu hai lo spot io mi faccio il corto: Spike Jonze per Absolut Vodka





Alexis Tan, pupillo e discepolo di John Woo, aveva girato il bel A Forbidden Love Story per la Diesel. Yang Fudong, videoartista cinese di fama consolidata, realizza First Spring per Prada. Ora tocca a Spike Jonze dedicarsi al corto su commissione. Ottima notizia, considerati sopratutto gli esiti notevoli che questa nuova pratica ha già portato.

giovedì 21 gennaio 2010

Doomriders - Darkness Come Alive (Deathwish/2009)

La chiave per capire questo disco sta in quel “don’t let them grind you down!” urlato a squarciagola dal cantante/chitarrista Nate Newton, già bassista nei seminali Converge. Il poco altro da aggiungere lo trovate qui.

mercoledì 20 gennaio 2010

Ecco che tornano gli zombi gay! L.A. Zombie di Bruce LaBruce





Otto era uno zombie gay berlinese. Un pò emo, un pò goth, molto stiloso e amante del cinema underground. Protagonista di un gran film.



Adesso Bruce LaBruce sposta l'azione nell'assolata California. Il risultato? Uno zombie gay culturista, abbronzato e vestito in modo imbarazzante. Vedremo se il risultato sarà all'altezza dell'esperimento precedente.

domenica 17 gennaio 2010

Come Alberto Hernández disse la sua circa l'eBook








Quando pensi di aver raggiunto un buon risultato spunta sempre qualcuno a ricordarti quanto tu sia lontano dal risultato sperato. Con il P.A.L.E. mi illudevo che io e Christian potessimo essere vicini al concetto di "esperienza sensoriale" nell'ambito del fumetto. Nulla di nuovo, ma una discreta scossa al culo per chi pensa che un albo con le nuvolette non possa avere la dignità di un libro d'arte. Risultato raggiunto, mi dico. Poi spunta questo Alberto Hernàndez e siamo punto a capo.



Il suo rifacimento del classico Dr Jekyll e Mr Hyde è una rivoluzione. Layout, stampa, tipo di carta. Tutto diventa narrazione. Se non capite cliccate qui e sfogliate la galleria completa.



Tecnicamente non siamo lontani da un libro per bambini (il pop-up, quello che suona, quello che profuma,...) ma è a livello concettuale che arriva il terremoto. Non abbiamo una storia che si piega a una rivoluzione tecnica (tipo le scene gratuite 3D al cinema, inserite in sceneggiatura solo per sfruttare questa nuova tecnologia), ma un apparato fisico malleabile e dinamico per facilitare l'immersione del lettore nelle vicende narrate.



Basterà questo a fronteggiare l'avanzata del libro elettronico? La risposta è ni. Perchè il futuro non sarà bianco o nero, ma grigio. Se sarà giusto e logico usufruire del materiale più caduco (quotidiani, settimanali, serie regolari) in una maniera tanto eterea e priva di importanza come il formato digitale (quanto si conoscono meglio i dischi che si possiede in un formato fisico rispetto a quelli scaricati?) sarà altrettanto doveroso possedere in formato cartaceo quei testi che si considerano fondamentali (voglio vedere quanti rinuncerebbero ai propri volumi di Charles Burn/Grant Morrison/... a favore di file elettronici). Non è un caso che i vari Omnibus siano comparsi sul mercato nel momento in cui la pirateria editoriale è definitivamente esplosa. Il passo successivo è alzare ulterormente la posta, proponendo un qualcosa impossibile da replicare. Noi ci abbiamo provato riconducendo l'editoria a un concetto di artigianalità e concretezza (rilegatura manuale, carte porose, stupende imperfezioni dovute alla lontananza dal sistema industriale), Alberto Hernàndez allargando lo spettro degli strumenti narrativi e introducendolo nel mondo fisico. Le grande case editrici ancora brancolano nel buio.



Detto questo sappiate che il volume qui sopra non è mai stato stampato, quindi alla Passenger rimaniamo i più fighi sul mercato (dai, anche i ragazzi di Arkitip non sono male).

mercoledì 13 gennaio 2010

The Private Collection 1970-1979 Box

Il meglio dell'estetica pornovintage in 5 microvolumi (circa 10 cm per 14) raccolti in un fichissimo box decorato con stampe metallizzate. E' la fantastica uscita che la recidiva Tashen riserva alla storica testata svedese Private, autentico pilastro della moderna cultura pop.



Fondata nel 1965 da Berth Milton Sr. e passata alla storia come primo magazine porno interamente a colori (e trilingue), Private fu all'epoca un autentico terremoto. Dopotutto introdurre un'estetica patinata (da prodotto per le masse) in un qualcosa fino a poco tempo prima considerato inappropriato era inaudito, quasi inconcepibile. Come ammettere che tutti avrebbero voluto usufruire di certe pubblicazioni.



Sfogliando le 960 pagine di quest'opera quello che emerge è un ritratto divertente e divertito della libertà sessuale, ben diverso da quello che riserva l'attuale industria pornografica. Un viaggio lisergico e psicotronico tra baffoni e fisici non certo statuari, situazioni da fotoromanzo trash e verdi scorci di Svezia. L'estetica Private risulta talmente tipicizzata che spesso si ha l'impressione di sfogliare riproduzioni moderne della pornografia più '70s piuttosto che materiale autentico. In una parola: POP.



Dulcis in fundo, il prezzo: 15 euro. Cosa chiedere di più?




lunedì 11 gennaio 2010

C'è ancora vita in Giappone: Love Exposure di Sion Sono (Jap/2008)




Cosa succede quando fai dirigere una commedia sentimentale a uno come Sion Sono, controverso regista di Suicide Club e Noriko’s Dinner Table? Succede che ti ritrovi tra le mani un monolite a sfondo antireligioso di quasi quattro ore. Dove, letteralmente, succede di tutto.



Love Exposure narra le vicende di Yu, figlio di un prete cattolico, e dell’iter spirituale alla ricerca della sua personalissima Maria. Unica donna al mondo a permettergli di raggiungere l’erezione. Vessato dal padre, obbligato a peccare pur di avere qualcosa da confessare, diventerà un maestro nell’arte dell’ upskirt e debellerà una pericolosissima setta proto cattolica. Senza dimenticare spargimenti di sangue, guai di famiglia e combattimenti travestito da Meiko Kaji (senza ombra di dubbio la donna più spietata della storia del cinema).



Nonostante un budget ridotto (che si ripercuote soprattutto sulla fotografia) il capolavoro di Sion Sono è farcito all’inverosimile. I ritmi sono vertiginosi e la trama diventa sempre più intricata con il passare delle ore. Quello che colpisce è l’unicità dell'insieme. In Love Exposure si ride e si piange, la delicatezza dei sentimenti va a convivere con scene candidamente triviali. E’ come assistere alla versione espansa di una gag di Vermilion Pleasure Night, con abbondanti e generose ricadute nell’autorialità meno spicciola. Una costruzione dei personaggi complessa e stratificata non impedisce di mantenere una certa fumettosità di fondo, così ancora una volta la leggerezza va a rendere più piacevole e divertente un’opera che altrimenti sarebbe risultata impossibile da affrontare. Anche la trama, pur nella sua assurdità, scorre perfettamente. Il fatto A porta al fatto B, stadio necessario per arrivare al fatto C. La sceneggiatura originale viaggiava attorno alle 6 ore, ma la volontà di ridurla ad almeno 4 da parte dei produttori ha portato a risultati clamorosi. Perché nonostante la sua lunghezza fiume Love Exposure è un racconto asciutto, che nulla concede al barocchismo o allo svolazzo d’artista. Impossibile anche la furba troncatura in due episodi distinti, vista la contemporanea coesione e frammentazione dell’insieme (in altre parole, ogni quarto d’ora di film potrebbe essere espanso a lungometraggio. Eppure la storia è così compatta e snella che tutto pare perfetto per i canonici 90 minuti).



Sion Sono si supera, realizzando un’opera dall’infinito potere iconoclasta (qualsiasi tipo di dogmatismo morale ne esce con le ossa rotte) che è prima di tutto una dolce storia d’amore. Si ride a crepapelle quando il giovane Yu realizza come canalizzare il potere della solitudine e diventa il Principe dei Pervetiti, proprio come si rimane scossi dalle tragiche e convulse cessioni al dramma. Così geyser di sangue da peni mozzati riescono a trovare una giustificazione all’interno di parentesi da shojo manga, nei paraggi della trasposizione live action di una qualsiasi serie ad ambientazione scolastica. Pare che la forma e il contenuto abbiano trovato un connubio perfetto: l’apparenza da kolossal indigestibile si stempera nella fruibilità da film umoristico, mentre contenuti fin troppo facilmente trattabili in maniera (parola non usata a caso) estrema diventano base per una vicenda squisitamente rosa.



Su Play.com è possibile prenotare il dvd, che sarà in vendita dal 25 gennaio, al costo irrisorio di 12 euro. Non avete giustificazioni, prendetevi 4 ore libere e preparatevi a visitare lo sgangherato mondo di Yu.



mercoledì 6 gennaio 2010

martedì 5 gennaio 2010

Horse the Band - Desperate Living (Vagrant/2009): nerdcore forever

Come suona un gruppo metalcore quando passa troppe ore su di un Gameboy? Così! Se invece vi interessa la mia recensione cliccate qui. E adesso che il chiptune-core è realtà, cosa ci dobbiamo aspettare?

lunedì 4 gennaio 2010

Today's new digital standard for tomorrow's vandals

GML = Graffiti Markup Language from Evan Roth on Vimeo.





Sempre un passo avanti. E pensare che in Italia c'è chi insegue la chimera di limitare Internet... Basta un giro su http://000000book.com/ per capire quanto ormai la cultura della condivisione sia impossibile da arginare. Nei prossimi giorni post su due ITALIANISSIMI pionieri di questa rivoluzione.

A proposito di cheesy...








...beccatevi 'sta primizia. Fuori per quei fighi della Fantagraphics Books (gli stessi del volume dedicato ad Al Columbia, tanto amato dall'Officina Infernale), un tomo dedicato all'arte perduta della cover da VHS. Tutto infilato in uno slipcase a forma/dimensione di videocassetta. Non si vedeva tanta grazia dai tempi di Contaminations (Bloodbuster Edizioni).

domenica 3 gennaio 2010

Finalmente l'ho trovato!





Uno degli aggettivi che più invidio ai nostri cugini anglofoni è cheesy. Cheesy sono i post-atomici all'italiana, gli sword and sorcery anni '80 (e attenzione, perchè Albert Pyun sta tornando al genere con Tales of the Ancient Empire), i tokusatsu nipponici e gli splatter magic cantonesi. Opere che fanno del sense of wonder e della sospensione dell'incredulità i loro motori primi. E' un meccanismo misterioso che mi fa preferire gli effetti di montaggio in The Stuff (o i mostri in lattice di Contamination) agli effetti milionari di qualsiasi megaproduzione statunitense. Non è amore per il trash, e neppure nostalgia. E' passione incondizionata per chi prova il passo più lungo della gamba, per chi si ingegna piuttosto che stipendiare un esercito di tecnici FX e per chi riesce a farmi rimanere incollato allo schermo giocando continuamente al rialzo. Che i capolavori non passino da queste parti mi pare ovvio, ma solo uno stupido sottovaluterebbe il potere dei guilty pleasures.



Ora veniamo al trailer qui sopra, chi cui intravidi alcuni stralci un paio di anni fa. Nonostante l'esplicita povertà dei mezzi, la volontà del regista Ricardo Ribelles di girare una sorta di fantasy/space opera mi colpì subito. Nessun segno di parodia o di umorismo postmoderno, solo tantissima carne al fuoco. Per qualche motivo persi il titolo e ogni traccia del lungometraggio in questione, facendogli guadare un posticino accanto a chimere del calibro di Jungle Killers. Titoli che probabilmente non vedrò mai, previo qualche miracolo. Tipo questo. Da The Baron Against The Demons a Star Troopers: pensate sia stato facile ritrovarlo?