domenica 16 agosto 2009

Nero Coreano: Romance Killer di Doha (Planeta de Agostini)

Per avere un’idea precisa di questo Romance Killer pensate a un incrocio tra American Beauty e Old Boy, tutto diretto da Joon Ho Bong. Più che di una graphic novel si potrebbe parlare della miglior trasposizione cartacea degli stilemi caratteristici del cinema sud coreano contemporaneo (visto che di un autore sud coreano si sta parlando). Cura maniacale per l’aspetto estetico (questa volta tradotto in una combo devastante tra tavoletta grafica LCD, cell shading per gli sfondi e layout funabolico), ritmi lenti, melodramma vigliacco, lunghezza fiume e la solita batteria di colpi di scena sul finale. Nato come serie per il web questo fumetto ha trovato la sua forma fisica in un sinuoso volume di quasi 900 pagine, elegante fin dalla copertina e soddisfacente in ogni suo aspetto. Appuntamento imperdibile per rendersi conto, ancora di più, che le carte in tavola non sono più le stesse di qualche anno fa. E che il rimescolamento è lungi dall’essere concluso.



Tornando alla storia in sé, tutto verte sulla crisi pre 40 di un ex sicario. Anzi, per essere precisi dell’ex Re di questa categoria professionale. Un uomo una volta gelido e privo di emozioni, costretto ad abbondare il suo lavoro per un colpo di fulmine con una delle sue vittime. Un protagonista insicuro e fragile, che finisce per innamorarsi stupidamente di una compagna di liceo della figlia. Da qui un lento, lento, lento dipanarsi di situazioni delicate e profonde, dove alcuni dei tratti caratteristici dell’autore Doha (ripetizione in serie della stessa vignetta, intere pagine monocrome,…) trovano una risposta perfetta a tutta una serie di detrattori incapaci di cambiare prospettiva in relazione al cambio di medium (fumetti digitali e cartacei NON sono la stessa cosa, non basta mettere online i .pdf delle proprie tavole). Conclusione devastante, amorale e con l’effetto di un calcio in bocca al lettore. Se avete visto il già citato Old Boy o il sottovalutato The Chaser (2008, di Hong-jin Na) avete già un’idea di quali siano i parametri del finale nero per gli sceneggiatori sud coreani.



Una grande storia, lontana anni luce da steroidi, frasi a effetto, eroi invincibili. Lo stesso protagonista indugia sul da farsi, pare in grado di prendere solo decisioni sbagliate e manca perfino del coraggio necessario ad ammettere la propria mediocrità e debolezza. Nonostante il presupposto “noir” abbiamo a che fare con una persona vera, tangibile e con cui è impossibile non condividere almeno qualche aspetto della personalità. Un complesso bildungsroman deviato, narrato con strumenti nuovi e freschi, sovvertendo le regole della narrazione tradizionale (o semplicemente ignorandole?) e creando un insieme capace di catturare pancia e occhi.

3 commenti:

Evilex ha detto...

Sembra davvero interessante.
Adoro le storie di sicari, con tutti i topos che si portano dietro, e già dalla cover direi che gli darò sicuramente un'occhiata.
Quantomeno un'alternativa agli insopportabili bonelliani, ai manga per decerebrati e agli onnipresenti supereroi, che francamente, a parte qualche guizzo di Morrison, Ellis e pochi altri, cominciano a stancarmi...

The Passenger ha detto...

lo comprerò

MA! ha detto...

@Evilex: buttaci un occhio perchè vale veramente, anche se lo stile non è proprio alla portata di tutti i palati (non in senso elitario).

@Chris: a te lo passo io!