venerdì 4 aprile 2008

[oldiest but goldiest] Seeding of a Ghost di Yang Chuan (1983)


Seeding of a Ghost rimarrà per sempre un cult sotterraneo, destinato all’adorazione incondizionata da parte di quella ristretta cerchia di appassionati capaci di rimanere terribilmente affascinati dal cosiddetto filone dello splatter magic. Genere che, detto per inciso, rappresenta al meglio lo stupefacente infantilismo, così come la libertà d’espressione più selvaggia, del cinema Hong Konghese degli anni ’80, al pari di filoni ben più noti (tipo l’ heroic bloodshed). Trame risicate, intrise di un misticismo e di un folklore tipicamente orientale, personaggi improbabili, sangue a fiumi ed effetti speciali a dir poco artigianali. Tutto tenuto insieme da quel potente collante che è il cinema, motore primo del miracoloso fenomeno della sospensione dell’incredulità. Guardare un film come questo Seeding of a Ghost e irriderlo per la sua ingenuità significa contare i colpi delle pistole brandite da Chow Yun Fat, lamentarsi perché nei film di Siu Tung Ching i ninja volano sfruttando suriken giganti e chiedersi come possa succedere che in quelli di Chang Cheh il protagonista riesca a debellare un intera gang di criminali con un’accetta ben piantata nel fianco.



La morte della moglie (naturalmente crudelissima, come vuole la regola aurea dell’exploitation) porta un povero taxista a chiedere l’aiuto di un mago per potersi vendicare dei due stupratori colpevoli dell’omicidio. Grazie alla magia nera la vendetta sarà terribile.



Buchi logici, nudità femminili gratuite, mostri di gomma,… tutto quello che potrebbe fare grande un film del genere è presente in quantità massicce, rendendoci protagonisti di un autentico show dell’eccesso e del bizzarro. Ciò che rende Seeding of a Ghost realmente godibile è la sua onestà, la sua impudenza nel presentarsi come prodotto genuinamente horror, merce rara anche prima che la maledetta etichetta del postmoderno rendesse capace chiunque di giustificare la peggiore immondizia puntando su di un ironia che oramai fa ridere solo chi è rimasto indietro dieci anni e scambiando il furto indefesso con l’omaggio.



Una sterile fiera dell’accumulo, una corsa sulle montane russe della follia visionaria a buon mercato. Il piacere di regredire allo stadio in cui i mostri erano informi ammassi di poltiglia verdastra e non ferali serial killer dalla mente chirurgica, in cui la paura era completamente a carico delle nostre retine, lasciando l’encefalo libero di starsene spento nel suo angolino buio. In un vecchio numero di Nocturno Giona A. Nazzaro raccontava di come John Woo gli avesse restituito gli eroi dell’infanzia, Seeding of a Ghost contribuisce invece a restituirci le nostre fantasie paurose più sfrenate. Senza tutti i blocchi della maturità.



Ristampato da poco dalla Celestial di HK, da accattarsi assolutamente in vcd.

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