Antropoide è rivoltante. Nel senso che fomenta una sovversione culturale partendo dai conati di vomito.
Non credete a chi vi dice che la pubblicazione in questione è stupenda, meravigliosa, superfantastica, perché avete a che fare con qualcuno che non ci ha capito nulla. Leggere Antropoide è l’equivalente cartaceo di un disco di Atrax Morgue o di una compilation di grind sintetico: è quasi impossibile che possiate trarre piacere e stimoli costruttivi da tale esperienza. Inutile prendersi in giro, certe proposte puntano solo all’annichilimento, alla pura aggressione sensoriale ed emotiva. Non esiste bellezza o grazia nella devianza della carne putrescente. E con Antropoide si parla proprio di questo.
Saltano le categorie di bello/brutto, sbriciolate sotto la potenza da bomba termonucleare degli autori raccolti in questa uscita, la pornografia più gratuita prende il posto dei discorsi tra le righe. Lo sguardo velato viene privato della sua sicurezza e violentato fino allo sfinimento. Meno dissacrante de La Scimmia ma dotato di una maggiore potenza destabilizzante, Antropoide si presenta come una sequela di illustrazioni che paiono derivare da qualche misconosciuto eroguru nipponico. La riuscita degli intenti di chi ha compilato tale patchwork dell’orrore è misurabile nella nostra disapprovazione, nei nostri sorrisi ebeti e cristallizzati, nell’impossibilità di realizzare come ci si deve comportare di fronte a certi stimoli.
Lasciamo da parte i discorsi su cosa possa essere considerato arte e cosa no, sull’effettiva utilità di certe sfumature della creatività, sul senso della censura. Prendiamo Antropoide e sfogliamolo. Ne usciremo con le ossa rotte e il volto livido. Complimenti Andrea Grieco, missione compiuta.