lunedì 21 aprile 2008

La Scimmia Magazine n.02: follia, fumetti e tanta scorrettezza.


La Scimmia è un magazine indipendente. A fumetti. Realizzati da alcune delle menti meno allineate del Bel Paese. Un autentico Vaso di Pandora dalle pagine patinate dove troverete noir crepuscolari, pittori ciechi, necrofilia, super scimmie, disadattati, scarabocchi, tanga, filosofia e citazioni colte. Un frullato iper vitaminizzato e dall’alto potenziale mescalinico dove i Nostri eroi hanno sbrindellato e miscelato in maniera del tutto irresponsabile buna parte dell’immaginario Pop degli ultimi anni, oltre che linguaggi e suggestioni che vanno dalla Torre d’Avorio della cultura più alta alla fogna del più putrido underground. Tutto racchiuso in un invitante confezione facilmente riconoscibile per le abbondanti grazie di una donna VERA in copertina, che magari è meglio della solita pin up del Turner o Campbell di turno.



Il punto è che La Scimmia venderà meno di un decimo della terza ristampa dello spinoff degli Amici di Namor. Che naturalmente uscirà in edizione cartonata e a diffusione capillare, visto che sicuramente si parla di un capolavoro assoluto, di una storia capace di rivoluzionare per sempre un universo narrativo vecchio di decenni. E poi, vuoi mettere i disegni?



Per chiarirsi, nessuno ha niente contro il fumetto mainstream (vista la natura del medium sarebbe comunque come sputare nel proprio piatto) ma molto contro l’approccio idiota (e profondamente nerd) che molta gente ha di questo magnifico strumento di comunicazione. E’ naturale essere felici che ormai metà dello staff Marvel e Vertigo è composto da italiani, che case editrici come BD e Arcadia diano sempre più spazio al genere puro, ma questo non significa che si deve incensare (e spendere soldi) per ogni foglio di carta stampata lanciato sul mercato. Saltare a pie pari il nuovo numero di una mediocre serie regolare per accattarsi questo La Scimmia (che non contiene crossover, eventi galattici, rinascite o altre cazzate del genere) significa fare contenti se stessi, la redazione e la scena indipendente italiana. Che finché la gente non imparerà a cacciare i soldi non potrà mai nascere del tutto.



Naturalmente tutta questa pappardella retorica ha valore solo per chi pensa che il fumetto abbia un potenziale destabilizzante e iconoclasta anche al di là delle parolacce nei dialoghi di Mark Millar. Se invece per voi non è così, allora fiondatevi in fumetteria a comprarvi la quinta copia degli Amici di Namor.




Sito ufficale qui.

Nessun commento: