David Murphy è il miglior personaggio a fumetti nato in Italia negli ultimi anni. Non la miglior serie o il miglior fumetto in senso lato ma, ripeto, il miglior personaggio. Nato da una tanto geniale quanto elegante riflessione meta narrativa (che per una volta non fa rima con Tarantino, anzi…) di Recchioni e Cremona, la nuova creatura dei Nostri riesce a dare una profondità concettuale inedita a un filone bistratto come l’action puro. Autentica miniera di situazioni al limite, epicentro di una certa narrativa d’accumulo e perfetta superficie bidimensionale su cui costruire linguaggi e riflessioni inedite.
David Murphy narra la nascita di uno dei protagonisti (anzi, del protagonista) di questo genere, personaggi riconducibili il più delle volte ad autentiche calamite per sventure, sempre perfetti nel loro essere fuori luogo. A dimostrazione di questo, il Nostro è capace di fare tutto (ma non ha idea di come), rischia la pelle in continuazione (ma pare fatto di gomma) e vorrebbe sempre essere da un’altra parte. Un eroe dallo sguardo perennemente perso, maestro dell’improvvisazione, completamente privo di ombre. E proprio qui troviamo la novità più grande: dopo due decadi di bastardi cinici e infami ecco riapparire sulla scena l’eroe. Quello privo di retorica, apolitico e orso quanto basta. Uno che risolve la situazione solo perché qualcuno lo deve pur fare. Un’autentica boccata di ossigeno e un rovesciamento magistrale dell’atipicità ormai di maniera.
Il primo albo dei quattro è molto meno televisivo o cinematografico di quello che ci aspetterebbe, restituendo al fumetto la spettacolarità e la propensione alla sospensione dell’incredulità che gli compete. Il ritmo, grazie alla costruzione del flusso temporale a incastro e alla regia delle singole sequenze, è vertiginoso. Peccato per un certo gusto verso la citazione forzata, soprattutto in un contesto talmente archetipico che dovrebbe fuggire alla tentazione del richiamo proprio per diventarne oggetto, e per certe cessioni eccessive a un gusto troppo codificato su parametri US per il palato del fumettaro italico.
In conclusione, David è una delle più riuscite fusioni tra alto e basso che il fumetto recente ricordi, un tour de force narrativo che miscela spettacolarità, gratuita solo a un livello superficiale, e studio approfondito. La coppia di autori riesce così a dare vita a un personaggio che, per definizione, avrà sempre qualcosa da dire. Speriamo che alla Panini invece non bastino quattro albi.
David Murphy narra la nascita di uno dei protagonisti (anzi, del protagonista) di questo genere, personaggi riconducibili il più delle volte ad autentiche calamite per sventure, sempre perfetti nel loro essere fuori luogo. A dimostrazione di questo, il Nostro è capace di fare tutto (ma non ha idea di come), rischia la pelle in continuazione (ma pare fatto di gomma) e vorrebbe sempre essere da un’altra parte. Un eroe dallo sguardo perennemente perso, maestro dell’improvvisazione, completamente privo di ombre. E proprio qui troviamo la novità più grande: dopo due decadi di bastardi cinici e infami ecco riapparire sulla scena l’eroe. Quello privo di retorica, apolitico e orso quanto basta. Uno che risolve la situazione solo perché qualcuno lo deve pur fare. Un’autentica boccata di ossigeno e un rovesciamento magistrale dell’atipicità ormai di maniera.
Il primo albo dei quattro è molto meno televisivo o cinematografico di quello che ci aspetterebbe, restituendo al fumetto la spettacolarità e la propensione alla sospensione dell’incredulità che gli compete. Il ritmo, grazie alla costruzione del flusso temporale a incastro e alla regia delle singole sequenze, è vertiginoso. Peccato per un certo gusto verso la citazione forzata, soprattutto in un contesto talmente archetipico che dovrebbe fuggire alla tentazione del richiamo proprio per diventarne oggetto, e per certe cessioni eccessive a un gusto troppo codificato su parametri US per il palato del fumettaro italico.
In conclusione, David è una delle più riuscite fusioni tra alto e basso che il fumetto recente ricordi, un tour de force narrativo che miscela spettacolarità, gratuita solo a un livello superficiale, e studio approfondito. La coppia di autori riesce così a dare vita a un personaggio che, per definizione, avrà sempre qualcosa da dire. Speriamo che alla Panini invece non bastino quattro albi.
10 commenti:
Era già nella lista del super carico da fumetteria nel ricco martedì post-Lucca.
Sono un po' scettica, anche se il libretto promozionale distribuito al romix era carino
E' un bel fumetto, sopratutto se amate le proposte un pò più caciarone. Per 3 euro io una possibilità la darei...
Grazie mille.
Splendida rece e appunti giustissimi.
Grazie a te per l'attenzione e per essere passato di qui!
IO ho scritto la mia sul mio blog...
Il mondo è bello perchè è vario, no c'è dubbio!
Io continuo a dire che l'idea che c'è dietro è una bomba, la classica genialata che pare stupida da tanto era sotto gli occhi di tutti. Peccato che l'abbia messa su carta soltanto il Recchioni. Poi il coraggio di creare un personaggio totalmente positivo quando tutti cercano di dipingere i peggiori bastardi è la ciliegina sulla torta.
L'idea, infatti, piace anche a me... è come è stata realizzata che mi ha fatto incazzare! Anche perchè, che lo si condivida o no, Roberto Recchioni è bravo e mi aspettavo mooolto di più.
Anche da Panini, che non ha saputo far altro che piazzare Dell'Otto in copertina, con una cover sbagliatissima nello spirito e nelle fattezze del personaggio.
E poi il disegnatore... ne ha ancora di pastasciutte da mangiare!!! Ma davvero non si poteva trovare di meglio?
Anche io non impazzisco per Dell'Otto. Avrei dato un rene per delle copertine tipo 100 Bullets. Stilizzate ma d'impatto, quasi iconiche. Per il formato secondo me il meglio era uno spillato sul modello US, tipo Fear Agent. Anche lì, come in questo caso, si parla di fumetti al cubo. Fumetti per fumetti, nessun collegamento al mondo vero. Sarebbe stato giusto dargli un packaging che si sposasse maggiormente con il contenuto.
Giusto, concordo.
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