giovedì 22 gennaio 2009

War is Hell: The First Flight of the Phantom Eagle di Ennis & Chaykin (Marvel/2008)




Una serie che univa orrori di stampo bellico a un sovrannaturale nerissimo. Un disegnatore tanto preparato quanto provocatorio. Uno sceneggiatore noto per l’antiretorica delle sue storie di guerra e per i suoi eccessi grotteschi. Una linea editoriale studiata per il pubblico più adulto. Capolavoro a priori? Questa volta no.



War is Hell di Ennis e Chaykin si pone come una sorta di Full Metal Jacket ambientato tra gli avviatori della prima Guerra Mondiale. L’orrore dello scontro bellico come macchina implacabile, una catena a ciclo continuo capace di trasformare il più idealista tra gli uomini in un cinico e freddo servo del sistema. Sarebbe tutto magnifico se si fosse deciso di premere sul pedale dell’acceleratore.



L’occasione di avere tra le mani una commistione abrasiva tra exploitation e riflessioni serie era ghiotta, considerando anche la taratura delle menti creative coinvolte. Eppure qualcosa non deve aver funzionato. Chaykin si conferma spettacolare, ma evita in ogni modo freschezza e innovazione. Ennis non si avvicina neppure alle voragini di nero e piombo rovente del suo Punitore o di 303. Il viaggio tra i gironi dell’inferno bellico pare più una crociera di piacere sullo Stige, chiazzato oltretutto da sortite in un umorismo che non sa dove andare a parare. Il procedere di orrore in orrore, dal primo duello aereo alla deumanizzazione finale, non è incisivo come ci aspetterebbe. Considerando soprattutto la natura di bildungsroman alla rovescia che tutta la miniserie vorrebbe dimostrare.



Non mancano i momenti alti, le riflessioni sulle guerra tra gli stessi aviatori (per la prima volta nella sua carriera Ennis si schiera anche in difesa della Francia!) e le splash page che ci ricordano chi ci ha consegnato American Flagg, ma la media rimane quella di un fumetto discreto, leggero e buono per i palati di troppa gente. Tutto agli antipodi di quello che ci si aspettava.

2 commenti:

Giangidoe ha detto...

Uhm, in effetti una perdita di smalto di Ennis non me l'aspettavo neanche io.
Se dovessi leggere questo volume, preferirei farlo dopo aver recuperato -e letto- 303, che mi ispira parecchio.
Mio Dio, quanta roba avrò detto di voler leggere negli ultimi mesi e che non ho recuperato nemmeno col binocolo?
Non vedo l'ora di cominciare a lavorare... ;)

MA! ha detto...

Il problema di Ennis è che il suo immaginario è piuttosto limitato. Sam Peckinpah, John Woo, Don Siegel, John Ford e poco altro. Tutti maestri, ma forse un pò troppo simili tematicamente. Se prendi uno come Morrison invece non avrai mai questo problema, questione di avere una cultura enciclopedica. Comunque è molto meglio 303 di War is Hell. Per la voglia di lavorare non illuderti, passa subito! ;-)