Ecco una cosa che in Italia non potrebbe mai succedere. Presso la galleria Doubledutch di Nagoya lo stilista Jun Takahashi (mente dietro la quotatissima Undercover) presenta una serie di scatti fotografici tratti dai tokusatsu prodotti dalle televisioni nipponiche. In altre parole: un rappresentante della moda più elitaria cura una mostra improntata sulla cultura pop, ospitato in una galleria d'arte piuttosto d'avanguardia (che è anche concept store). E, se non sbaglio, tra gli sponsor ci dovrebbe pure essere la Supreme. Esatto, quei pazzi delle tavole da skate disegnate da Damien Hirst, Jeff Koons e George Condo. Noi siamo ancora al punto di discutere delle differenze tra fumetto d'autore e derive popolari. Questi tracciano come se nulla fosse un trait d'union tra arte, industria, mondo nerd e underground. Quando si procede guardando in avanti succede anche questo.
3 commenti:
Al costo di sembrare pedante, intervengo di nuovo :P
Credo che questo accada anche perché in Giappone non c'è mai stata una divisione netta tra arti "maggiori" e arti "minori". Erano "arte" allo stesso modo il Buddha dell'Asuka-dera e un contenitore decorato con lacca Urushi, un'opera di Hokusai e un'armatura samurai. Tutte queste creazioni richiedevano una tecnica, un'arte, una "maestria". E non è un caso che ai mangaka ci si rivolga con l'appellativo "sensei": non è solo rispetto per la persona in quanto tale, ma soprattutto rispetto per le sue opere che richiedono perizia ed esperienza.
Per questo, capita che uno stilista famoso possa organizzare una mostra su qualcosa che l'occidentale medio ritiene di solito "trash", ma che Takahashi riconosce come importante per l'immaginario collettivo del suo Paese.
Del resto, non ci scordiamo che anche Kurosawa nutriva una grande stima per Ishiro Honda, il regista di Godzilla, il quale è stato anche suo aiuto-regista.
E' tutto giusto e da invidiare questa apertura mentale. Però al momento non vedo quale fenomeno pop nostrano degli ultimi 20-30 anni potrebbe esser rivalutato.
Perchè abbiamo prodotto poco di veramente valido. Abbiamo rivalutato il cinema di genere e il trash degli anni '70.. dopo c'è l'oblio.
cmq grazie di queste preziose segnalazioni.
Tutto vero, però io volevo arrivare ad altro. In questa mostra in Giappone vediamo raccolti nello stesso contenitore linguaggi diversissimi (arte, moda, cultura nerd,...) e tutto convive alla perfezione. Niente è fuori posto. Perchè non si lavora più a compartimenti stagni. Si ha un'idea e si cerca il linguaggio più giusto per esprimerla. Le collaborazioni fra i vari mondi fioccano e nessuno si lamenta. Da noi fa ancora scandalo se l'autore impegnato si "svende" al mercato popolare, pensa te.
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