mercoledì 12 gennaio 2011

C'era una volta Mad Max: Death-Day (Pt.1) di Samuel Hiti




Quando scrivi, disegni e pubblichi un fumetto in totale autonomia succede che puoi prenderti certe libertà altrimenti improponibili. Death-Day ne è la dimostrazione. Partendo infatti da un genere ipercodificato come il post atomico, Samuel Hiti ne ribalta gli stereotipi senza paura. Ottenendo qualcosa di fresco e imprevedibile.



Al posto della solita manfrina su terza guerra mondiale ed esplosioni atomiche, con l'ennesima logora sequela di date ed eventi catastrofici, Death-Day avvia i suoi motori sbattendoci direttamente nella camera dei bottoni. Gli abitanti della Terra sono in guerra contro una razza misteriosa (una sorta di cane insettoide dalle parvenze antropomorfe) in un mondo che pare l’ingrandimento di qualche cellula vegetale. Secondo Mother-0, il computer che gestisce le manovre degli eserciti terrestri, l’ unica soluzione è fare tabula rasa utilizzando un ordigno dalla potenza sconsiderata. Gli alti ufficiali non ci pensano due volte e lanciano la bomba. La guerra è finita, pacche sulle spalle. La fanteria viene vaporizzata dalla deflagrazione, ma poco importa. Fine del prologo. Non abbiamo nessun dato preciso per capire cosa sta succedendo, eppure le informazioni messe sul piatto sono tantissime e suggestive.



Per il resto del primo volume (elegante e pregiato come ho visto poche cose) seguiremo le imprese dell’ultima squadra di ricognizione sul campo di battaglia. Continuiamo a non sapere dove siamo e in che data, non possiamo inquadrare in modo certo la situazione. Samuel Hiti investe pagine e pagine nel mostrarci (senza spiegare, molte cose rimangono incomprensibili anche dopo averle viste) riti quotidiani dei poveri soldati (dispersi? In missione?), così come ci arrivano alle orecchie tutte le loro stralunate conversazioni. Concentrandoci sugli aspetti di minore importanza ci si apre davanti un mondo organico e profondo, non popolato da macchiette ma da persone vere (nonostante abbiano codici alfanumerici come nomi propri). I soliti meccanismi della fantascienza catastrofista vengono ribaltati. Anche il tono leggero e divertito dell’insieme è qualcosa di inaspettato, un surreale antimilitarismo alla M*A*S*H o Comma 22.



Lo stesso discorso vale per i disegni. Nelle tavole di Hiti l’eminenza grigia di Kirby convive con soluzioni tipiche del fumetto intimista. In mezzo ci trovi Paul Pope, Jeff Smith e tutta una serie di influenze lontanissime. Spesso la costruzione è caotica, ipersatura di pennellate e particolari. Altre volte è minimale, quasi puerile. In qualsiasi caso non quello che ci si sarebbe aspettato. Occorre tempo e pazienza per decodificare ogni singola vignetta, eppure una volta trovata la chiave di lettura il mondo di Death-Day sarà ancora più caratteristico e definito.



Secondo l’autore questo tomo sarà il primo di quattro. Considerato il cliffhanger che chiude il volume, capace di ribaltare la prospettiva su tutto quello visto fino alla pagina prima, ci aspetta una lunga e selvaggia cavalcata.





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