mercoledì 14 luglio 2010

Scott Pilgrim e l'arte di piacere a tutti




Bryan Lee O'Malley è un gran, gran furbone. Leggi i primi volumi del suo Scott Pilgrim e non puoi pensare altrimenti. Un fumetto dal peso specifico nullo, di cui non rimarrà niente, eppure perfetto per vendere tonnellate di copie (come è effettivamente successo). Il perché è molto più semplice di quello che si possa pensare: tutti ci possono trovare qualcosa di loro gusto.



I lettori più giovani ci vedranno un manga occidentalizzato, struttura tipicamente shonen con un approccio al personaggio da teen serial statunitense. Come se Naruto incontrasse O.C..



I lettori di fascia media si perdono nel disegno a metà tra finto underground urban vinyl e kawaii nipponico, godono per i dialoghi da commedia giovanilistica (infatti chi interpreta Scott nell'imminente lungometraggio live action?) e si compiacciono per tutta l’ironia postmoderna dei combattimenti in stile picchiaduro. I riferimenti al retrogaming sono una chicca che manderà in visibilio tutta quella categoria di consumatori trendy innamorati di occhialoni nerd, pixel e riferimenti agli ’80 (vedi cover in apertura al post).



I lettori più grandicelli invece non potranno che respirare gli anni della loro adolescenza. Perché l’ambientazione di questa serie sarà anche Toronto, ma tra band alt-rock, noia esistenziale e nessuna voglia di pensare al futuro pare di trovarsi in un incrocio tra il Singles di Cameron Crowe e la serie Daria di Mtv. La tshirt Zero di Scott sa più di Smashing Pumpkins che della marca di skate a cui (penso) sia riferita. A questo punto le monetine riscosse dopo aver sconfitto l’ex di turno e i power up sospesi a mezz’aria sono autentiche boccate di nostalgia.



Tutto questo inserito in un contesto più o meno realistico, dove con la fidanzata di turno non ci si tiene solo per mano. Senza mostrare nulla (altrimenti il range di lettori si restringerebbe drasticamente) tra le pagine di O’Malley il sesso è sempre presente, sia etero che gay, dando l’impressione di avere a che fare con personaggi reali (nella loro assurdità), incapaci di vivere le loro pulsioni sentimentali in maniera platonica o troppo esagerata (evitando così il rischio di infantilismo coatto). Le linee di dialogo sono fresche, furbescamente piene di riferimenti allo slang attuale ma prive di turpiloquio (anche qui vale la regola del sesso). Come direbbe un sedicenne le didascalie che accompagnano ogni personaggio sono super lollose (sic).



Il vero pregio di Bryan Lee O'Malley non è quello di avere uno storytelling straordinario, di saper sceneggiare orditure complesse o di avere la padronanza assoluta del disegno. Il canadese semplicemente parla la lingua dei nostri giorni, nella maniera più leggera e spendibile possibile. Così facendo ha creato forse il miglior fumetto possibile per chi i fumetti non li legge proprio, perché ne conferma tutti i luoghi comuni considerati divertenti e spazza sotto lo zerbino quelli che fanno da sbarramento al lettore occasionale. Ogni riferimento settoriale è studiato in modo da apparire stilosamente nerd, i combattimenti sono solo un contorno colorito alle avventure sentimentali del protagonista, le parentesi surreali sono perfette nel rendere il tutto pazzerello quanto basta. Siamo onesti, nei panni del ragazzo qualsiasi che non ha mai letto una pagina di Uomo Ragno (o Tex, Bleach, o quello che volete voi) non potrei chiedere di meglio. Che tutto questo sia un bene o meno sta alla sensibilità di ognuno.

5 commenti:

Officina Infernale ha detto...

ti diro' l'ho sfogliato ma non mi dice n'cazzo, saro' troppo vecchio?
come sono stati i baroness, sbaglio o tornano pure con i converge a milano?

Valentino Sergi ha detto...

Non sarò vecchio come officina infernale, ma ne ho avuto tra le mani un'anteprima e non ho provato alcun desiderio. E con me basta poco...
In effetti credevo di essere io il problema, cavolo tutti gridano al capolavoro! E invece meno male che ci sono le scimmie malvagie, così tengo alla larga il portafoglio da certe patacche

MA! ha detto...

@Officina: Baroness da paura. Magari indugiano un pò sulle parti strumentali, ma nei pezzi più tosti sono grandiosi. Guadagnano punti su punti. Tra l'altro incredibile a dirsi ma i suoni erano fantastici. Molto strano per il Magnolia estivo. Con i Converge suonano Kylesa e Gaza. Da lacrime. Comunque io e te ci si vede domenica.

@Valentino: sei sicuro che per un aspirante sceneggiatore non sia il caso di documentarsi su un caso editoriale simile? Io mi sono preso tutti e tre i volumetti e non mi perderò anche gli ultimi. Per quanto gratuito e "stupidino" legge troppo bene certo immaginario collettivo iperpopolare per lasciarlo cadere. Dopo è logico che il grande fumetto non passi assolutamente dalle sue pagine.

Valentino Sergi ha detto...

Che finirò per leggerlo, sicuro. Non con i miei soldi però :D ci sono tanti altri modi.

Officina Infernale ha detto...

Yeah!