mercoledì 19 maggio 2010

Punk rock superhero: Kick-Ass di Matthew Vaughn (US/2010)




Di Mark Millar si può dire veramente tutto. Gratuito, triviale, sempre uguale a sé stesso, privo di qualsiasi tipo di profondità. Tutte critiche centrate, eppure subordinate a quella che è la sua più grande dote: avere una percezione cristallina del presente. O, detto in maniera più pragmatica, scrivere il fumetto giusto al momento giusto. Non è un caso se Civil War è uno dei pochi eventi crossover che verranno ricordati anche tra 20 anni, se le sue miniserie sono opzionate per il cinema prima ancora della loro uscita in libreria, se il rinascimento del Marvel movie parte da una sua rilettura dai personaggi classici (perché l’Iron Man di Favreau non è che il Tony Stark degli Ultimates). Millar, anche nel suo essere spaccone e puerile, è quello che manca al fumetto popolare italiano. Una capacità di avvertire nell’aria quello che il pubblico (non prettamente nerd) vuole e di restituirglielo nella maniera più fragorosa possibile. Poco importa se non è mai riuscito a scrivere un finale degno, se i suoi cliffhanger sono sempre uguali e se la sua gestione del ritmo è, quando va bene, barcollante. Lo scozzese riesce a concentrarsi unicamente sugli aspetti più legati alla contemporaneità: le idee di fondo e i dialoghi (cosa ci restituisce i nostri tempi meglio del linguaggio comune?). Di super eroi realistici se ne parla da una vita, ma quanti hanno avuto l’intuizione di un teenager che gestisce la sua identità segreta tramite MySpace e YouTube? Nessuno. Quanti sono riusciti a immaginarsi un Tony Stark che compra il brand del supergruppo dove milita, fa concorrenza alla Nokia ed esce con Cameron Diaz? Magari ci eravamo arrivati vicino con l’Ozymandias di Moore, ma si era sempre in un campo troppo astratto rispetto alla sfilza di riferimenti sciorinati dalla mente dietro Kick Ass.



Il vero punto debole del Nostro è la sua incapacità di muoversi se non coadiuvato da grandi professionisti. Quanti dei suoi fumetti avrebbero avuto la stessa risonanza se alle matite non ci fossero stati i giganti che tutti ben conosciamo? E nel cinema è la stessa cosa. Il grande pregio del Kick Ass di Matthew Vaughn è quello di aver esagerato tutte le cadute di tono della miniserie, sfociando così in un’ironia tanto cialtrona quanto irresistibile. A questo uniamo una potente limatura agli spigoli più gratuiti, un ritmo vertiginoso, tanta ultraviolenza e una gestione delle musiche fantastica. Il risultato è un film minuscolo, libero e che si incastra istantaneamente nell’immaginario collettivo. Puro intrattenimento sganciato sul pubblico con una precisione da puntatore laser. Dopo anni di kolossal cinefumettosi dai budget faraonici si passa definitivamente a quello che l’Empire ha definito come “il primo film di supereroi punk rock”. Forte di finanziamenti facilmente ripagabili anche solo con l’home video, Vaughn si prende tutte le libertà possibili. Quindi sproloquio, crudeltà, messa in scena assolutamente non credibile (a partire dalla fotografia ipersatura) e, tra le altre cose, una colonna sonora che si può permettere di mischiare Prodigy, Dickies ed Ennio Morricone. Se volete passare una serata leggera leggera non potete veramente chiedere di meglio. E, vi assicuro, non è certo una cosa facile da raggiungere.



Saper proporre un film di consumo che non scada nel didascalico, nella faciloneria, nel già visto o nel retorico è un’impresa tosta quanto scrivere e dirigere un capolavoro di avanguardia. Si deve pescare da un bacino di simboli e significati approcciabili dalla più ampia fetta di pubblico possibile arrivando un attimo prima che questi diventino di dominio pubblico. Si deve lavorare adesso su quello che il pubblico ora ignora e vorrà tra cinque minuti. Si deve dare quella cosa di cui tutti avevano bisogno ma nessuno lo sapeva. Senza contare tempi calcolati al millimetro e personaggi abilmente sospesi tra il bi e il tridimensionale. Ci vuole scienza per far spegnere il cervello mantenendo attivi i neuroni.

14 commenti:

Faust VIII ha detto...

Gran bel post! Indovina chi ne ha scritto uno sempre su Millar, di recente=>http://www.donzauker.it/2010/05/15/the-primates/

Che ne pensi?

Benway ha detto...

Non sono del tutto d'accordo sulla colonna sonora. Cioè, per carità, i pezzi presi singolarmente sono ottimi però spesso sono usati per dare un tono TROPPO caricaturale alla scena. Per il resto concordo pienamente, ottima analisi come al solito.

:A: ha detto...

quello che manca al fumetto popolare italiano. Una capacità di avvertire nell’aria quello che il pubblico (non prettamente nerd) vuole e di restituirglielo nella maniera più fragorosa possibile

La parte fondamentale della frase è "non prettamente nerd".

Sul resto: mamma, come è degradato il termine punk, ormai.

MA! ha detto...

@Faust: è un incomprensione abbastanza prevedibile. Millar ha un umorismo tutto costruito sull'eccesso di serietà mentre i Paguri sono toscani al 100%, votati allo sberleffo dritto in faccia. Personalmente, nonostante condivida in toto le loro idee, non sono una grande fan di Don Zauker, così come non lo sono di tutta la satira troppo urlata (cose tipo la ministronza). Il mio riferimento di satira rimane la puntata di South Park in cui gli abitanti del paesino vogliono scacciare tutti i ricchi (che sono anche tutti afroamericani, però non viene mai detto. Sono indicati semplicemente come ricchi).

@Benway: dai, quando parte Banana Split rifatta dai Dickies mi sono spaccato dal ridere.

@Adriano: non si parla di punk, ma di punkrock (o bubblegum punk, chiamalo come vuoi). Poi sul discorso punk ci puoi parlare quanto vuoi, però ricordati che è nato come mezzo di promozione per il primo negozio di Vivienne Westwood. Basandosi su gruppi come i Ramones (sempre siano lodati), non proprio la band più impegnata di sempre...

:A: ha detto...

Se parli di punk rock, OK.
Io sto parlando di VERO punk, e non concordo. Quando gruppi come Sex Pistols, Clash, Damned e Buzzcocks cominciarono a entrare nelle top chart, lo zoccolo duro del punk li mollò: nel 1977 i veri punk seguivano Adverts, Sham 69 e Members, e dal '78 Adam and the Ants, UK Subs e Crass.
Niente a che vedere con quel gruppettino di cui parli tu.

MA! ha detto...

Uella, ma allora sei un punkaccio di quelli puri e duri!

Benway ha detto...

@MA!: Ahah certo, per carità, io mi sono spaccato pure quando è partito Morricone, è che pensandoci in retrospettiva la colonna sonora nel complesso mi è sembrata un po' ridondante.

:A: ha detto...

Ho troppo la pancia piena per essere un punk duro e puro. ;-)

MA! ha detto...

A: Vedi che hai centrato il segno? (NON è una critica rivolta a te)

:A: ha detto...

@Ma!: mi piace quando posso scrivere "Ci siamo capiti" e fare l'occhiolino... ;-)

Doner ha detto...

ah
esiste un punk oltre ai Ramones???

ma vedi le cose che si scoprono girando su internet...

MA! ha detto...

Gabba Gabba Hey per sempre. Non riesco a stare più di una settimana senza ascoltarmi almeno il doppio cd celebrativo.

:A: ha detto...

No comment.
Pischelli...

Doner ha detto...

\m/ respect

io a distanza di 15 anni dalla grande scoperta (tra l'altro leggendo una biografia di stephen king...) nutro ancora un amore purissimo nei loro confronti, quando TUTTE le altre band che ho scoperto nello stesso periodo hanno visto il mio entusiasmo sbiadire (seppur di pochissimissimo in certi casi) sulla lunga distanza.

superiori

e la bacchetta autografata di Marky non fuggirà mai dal mio cassetto, mai



ah, cmq calcinculo me lo guarderò al più presto