venerdì 7 novembre 2008

Frontière(s) di Xavier Gens (Francia/Svizzera/2007)

All’ennesimo clone gettato sul mercato, quanto significato può ancora avere il cosiddetto torture porn? Cosa può apportare al cinema l’ennesima variazione sul tema di Texas Chainsaw Massacre? In una parola, nulla.



Per quanto questo Frontière(s) possa apparire come una poderosa prova di forza del nuovo cinema di genere francese, il retrogusto di plastica è troppo forte per essere ignorato. Non esiste una poetica, un linguaggio, nulla. Tutto quello che questa produzione riesce a mostrare sono i muscoli di uno splatter stupido e, paradossalmente, quasi rassicurante. Non esiste una stilizzazione della violenza, l’amorale processo per cui questa diventa seducente e in qualche modo “bella”, e neppure un reale tentativo di turbare lo spettatore. Che senso può avere inondare il set di emoglobina quando, nonostante le diverse occasioni, non si concede alle protagoniste di spogliarsi oltre il canonico reggiseno? Non è per gusto voyeuristico che si fa questa osservazione, ma per dare la misura di un senso del pudore che permette di mettere in scena amputazioni (sempre quelle, tra l’altro) evitando in ogni modo i territori del sesso.



Una cura formale impeccabile (ma con qualche caduta nel gratuitamente convulso in concomitanza dei frangenti più tesi) va a scontarsi con una mancanza di originalità imbarazzante: in fin dei conti si parla sempre e comunque del solito gruppo di giovinastri che va a incappare nella solita famiglia di cannibali. Con tanto di solito figlio macellaio, enorme e ritardato (ma non malvagio fino in fondo, zzz… zzz…). Ma se nell’horror l’avvio di una vicenda può essere interpretato come scaltro Mc Guffin, rapida corsia di accelerazione verso il vero punctum della rappresentazione, in questo caso è anche il dipanarsi della trama a impantanarsi nell’acquitrino della banalità. Da bastonate nei denti la pioggia catartica sul finale, ancora di più pensando a cosa ci hanno abituato al riguardo autentici fuori classe come Michele Soavi, Park Chan Wook e Bong Joon-ho.



E se i vertici di malattia e disagio del capolavoro Calvaire (tanto per rimanere nella new wave dell’horror francese) rimangono irraggiungibili, anche dal punto dell’estetica della violenza siamo ben lungi dal minimo sindacale. Se nel 1973 Toshiya Fujita riuscì, con il suo Lady Snowblood, a rendere la violazione del corpo come una performance intrisa di eleganza e teatralità (pur mantenendone il carattere inevitabilmente feroce), e nel 2001 Takashi Miike ne sfruttò tutta la potenza simbolica per tratteggiare un sadomasochistico melodramma queer (Ichi the Killer), Xavier Gens non fa che riproporre l’ennesimo Hostel. Senza neppure la scusante dell’artigianalità degli effetti, che almeno avrebbero fatto tanto exploitation.



Person Michele Soavi
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6 commenti:

The Passenger ha detto...

E' 'na ciofeca...visto e annoiato a morte!

Unknown ha detto...

evvai, 8 euro risparmiate.
grazie MA.

PS: vero, dovresti scrivere minimo per FilmTv, massimo per Cineforum (mi pare esista ancora).

Alberto Di Felice ha detto...

"Hostel", per come la vedo io, aveva un pensiero dietro. Questo invece, concordo, è una vaccata pura e buona.

MA! ha detto...

Tra l'altro la redazione di Cineforum è tipo a 10 km da casa mia. Sorprendente come in mezzo alle sperdute valli bergamasche sia nascosto uno dei due/tre archivi cinematografici più estesi d'Italia! Comunque grazie a tutti per i complimenti, ma a scrivere sulle attuali riviste italiane non ci tengo per nulla. Quelle a cui potrei accedere io (quindi non Cineforum) hanno la fastidiosa abitudine di trattare i lettori come stupidi. Devi fare riferimento solo a opere distribite in Italia, niente di troppo vecchio o di troppo nuovo. E poi se l'inserzionista paga allora devi anche scrivere articoli pilotati. Una bella prospettiva!

MA! ha detto...

L'unica rivista su cui vorrei veramene scrivere è quel capolavoro di Cronaca Vera. Culto!

The Passenger ha detto...

Conosco personalmente direttore e due delle colonne portanti di Film Tv e loro sono seri professionisti.io li stimo molto.