mercoledì 3 settembre 2008

The Walking Dead: la forza del desiderio (di Kirkman e Adlard)

Fino al terzo volume The Walking Dead era un ottimo fumetto. Con il quarto diventa capolavoro. Lasciati definitivamente i non morti sullo sfondo, correggendo l’andamento schematico e premendo sul tasto dell’introspezione la serie trova finalmente la sua identità precisa. Difficilmente ci si sarebbe aspetti una profondità simile da uno spunto avviato in maniera eccellente ma comunque basato su cliché noti per forza di cose.



Forte di una regia capace di dare energia e dinamismo anche a semplici diverbi verbali, Kirkman può permettersi ormai di basare gran parte delle storie su dialoghi in situazioni statiche. L’utilizzo sapiente del cliffhanger (anche tra una pagina e l’altra) e il ricorso a drammatiche splash page impostate su primi piani rendono il meccanismo empatico disarmante per efficacia e decisione nel colpire basso il lettore. Figura extradiegetica destinata, tra l’altro, a perdere sempre più importanza nell’universo narrativo di The Walking Dead. Il miracolo di questo fumetto è quello di far sentire il fruitore come parte della comunità protagonista piuttosto che spettatore. La natura ongoing della serie rende il tutto estremamente realistico e ogni personaggio acquista una caducità inaudita per una creazione di carta e inchiostro. La comunità del tuo condominio, del tuo paesello o della tua via non si esaurisce dopo 12 numeri, e questa è esattamente l’impressione che l’opera di Kirkman e Adlard lascia pagina dopo pagina. Quella di un mondo che va al di là della quarta parete, quella di personaggi veri e sfaccettati, con una vita che ha una continuità tra una vignetta e l’altra.



The Walking Dead dimostra quanto si possa arrivare alto partendo da un punto considerato tragicamente basso come il fumetto seriale di matrice horror, senza ricorrere a sgangherati team up o al solito umorismo slapstick. La capacità di suscitare dibattiti morali legati alla nostra attualità è seconda solo al DMZ di Wood e Burchielli, evitando (per ora) la politica ma preferendo indagare il lato etico della società. Il tutto inserito in un contesto appassionante, umano e palpitante. Come già detto, capolavoro.



Accattatevelo qui!
Qui invece la mia rece al precedente volume.

2 commenti:

Giangidoe ha detto...

Anche il fumetto horror di matrice romeriana non è proprio nelle mie corde. Ma non dubito, purtroppo, della tua recensione.
E il "purtroppo" è d'obbligo, quando si parla di volumi da fumetteria...
Del resto, uno dei film più belli che abbia visto nell'ultimo anno è proprio del regista de L'ALBA DEI MORTI DEMENTI! (mi riferisco però a HOT FUZZ)

MA! ha detto...

Ti assicuro che i fumetti horror non sono neppure la mia tazza di te, ma questo Walking Dead è immenso. E gli zombie potrebbero anche non esserci.