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Lustig non può vantare tra i suoi pregi la maestria tecnica degli artigiani italici ma può sfruttare una capacità di osservazione dei meccanismi di genere spiccata e intelligente, che non per nulla lo porterà al serial killer movie definitivo Maniac (1980). Alla stessa maniera Vigilante rispetta tutte le tappe obbligatorie per la via della giustizia privata, svuotandole di ogni profondità o aspetto equivoco. Così i delicati meccanismi interiori del Cittadino si Ribella lasciano spazio a monologhi sulla pulizia morale delle città ben poco propensi alla riflessione interiore. Una partitura musicale sospesa tra melodramma e action urbano accompagna lo spettatore tra fucilate (violentissime) e scazzottate (invero piuttosto fiacche), fino alla fine degli 88 minuti di pellicola. Che, aiutata anche dal minutaggio perfetto, non annoia mai.
Cinema fatto di cinema, che si esprime al meglio nel montaggio serrato in concomitanza dei picchi più drammatici. Genere muscoloso e deliziosamente fine a se stesso, come se ne faceva quando non ci si doveva far grossi rivalutando quello che non ha certo bisogno di tale trattamento.
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