lunedì 1 settembre 2008

Quando l'antieroe non c'è (e si sente). Doomsday di Neil Marshall (2008)

Chiariamo subito una cosa: Doomsday è il prodotto più genuinamente di genere uscito negli ultimi 5 o 6 anni. Nessuna sovrastruttura, nessuna riflessione meta cinematografica, nessuna voglia di apparire moderno e accattivante a ogni costo (ne tantomeno vintage). Perché qui si parla di un’eruzione di zoom selvaggi e panoramiche a schiaffo, di sangue e piombo, senza dimenticare i continui riferimenti all’immaginario popolare della generazione pre Playstation.



Dopo un quarto d’ora di film, dove ci viene introdotta una delle tre classiche tematiche da post apocalittico (si parla di epidemia, ma si poteva scegliere anche tra terza guerra mondiale e crisi energetica) il fenomeno Neil Marshall ci sbatte su di un ottovolante totalmente fuori controllo. Ogni inquadratura trasuda amore per la sacra triade Carpenter/Hill/Miller, ma non ci si dimentica neppure del Raimi più scatenato o dell’outsider per eccellenza Pyun. Azione old school a quintalate, quella dove esplosioni, frattaglie e movimenti di macchina non sono contaminate dalla mefitica trappola della CG. Continui riferimenti tra l’omaggio ossequioso (e geniale, nel caso dei Guerrieri della Notte) e lo scherno tipicamente inglese (ottima e sottile la frecciatina all’epica da ipermercato del Signore degli Anelli) fanno la felicità di ogni nerd che si rispetti, mentre finiscono per gasare inevitabilmente anche chi con certi film non è cresciuto. Perché, a differenza dell’ultimo Tarantino automobilistico, questo è un gran film anche senza ragionarci sopra, senza il meta cinema e senza tante scuse per giustificare 40 minuti di dialoghi imbarazzanti. Cinema dell’accumulo, come se la componente preadolescente del regista abbia preso la meglio in fase di scrittura, condizionandola. Così ecco il blocchetto Aliens, quello 1997 Fuga da New York, quello Armata delle Tenebre e quello Mad Max. Fin qui tutto bene, ora passiamo a parlare dei problemi. Anzi, del problema: Rhona Mitra.



Sergio Leone sapeva bene l’importanza dell’antieroe, di quanto una figura simile avrebbe catturato l’immaginazione del pubblico. Un gioco continuo tra raffinata decostruzione di una figura mitica e sbruffonata gratuita. E così una battuta da pulp di terza categoria come “Vai a morire solo?” diventa leggenda se messa in bocca a un Clint Eastwood cinico, bastardo e doppiogiochista. Vedere Snake Plissken prendere bellamente per il culo Lee Van Cleef o Ash autoproclamarsi un “non così bravo ragazzo” puntando una doppietta al volto del suo clone malvagio sono autentici spicchi epica moderna. Rhona Mitra invece no. Escludendo un paio di uscite decisamente felici (guardate la faccia della protagonista quando si sente apostrofare come “pericolosa” dalla figlia di McDowell) abbiamo a che fare con un'eroina senza macchia e paura, senza alcun tipo di eccesso. Senza alcun tipo di carisma. L’impressione è quella di una pressione da parte dei finanziatori, ansiosi di gettare al pubblico la nuova Alice. E’ quasi impossibile pensare a un errore da parte del regista che mette tra i suoi film preferiti “Grosso guaio a Chinatown” e “La spada a tre lame”. Insomma, questo la materia la conosce!



In un film fatto di frattaglie, lamiere, bossoli e cannibali (oltre che un paio di altre sorprese) quello che manca è il bastardo che ci mette nella posizione di tifare per i cattivi stando dalla parte dei buoni, la porzione di dialogo da ripetere allo sfinimento con gli amici, quel quid che permette a un’opera legata alla fiction di diventare parte della nostra vita reale.



A questo punto accontentiamoci solamente del film più tosto dell’anno.

4 commenti:

Officina Infernale ha detto...

dal trailer mi sembrava 28 giorni dopo, fuga da NY e madmax o sbaglio...

isline ha detto...

Il trailer sinceramente non mi è piaciuto molto...non so se segue l'andamento del film ma sembra un prodotto un po' informe e "indeciso": ne' carne ne' esce insomma...

MA! ha detto...

Ragazzi, non basatevi sulla locandina e il brutto trailer. Qui si parla di un'accozzaglia di zoomate fuori controllo, raccordi di montaggio supersonici (ma non da videoclip) e riferimenti alla fantascienza '80s (ma calcando la mano sulla violenza). Non pensate neanche lontanamente a Resident Evil o Underworld! Puro intrattenimento come non se ne vedeva da tempo!

isline ha detto...

Gli darò una chance allora!