Frankencastle di Moore/Remender: questo è il classico volume schifato da tutti in fase di preview ma che ci siamo gustati leccandoci le dita appena arrivato sugli scaffali delle fumetterie. Il perché è presto spiegato: esiste nel fumetto moderno una coppia più figa di Moore e Remender? Tony alle matite è pop art allo stato puro, l’unico degno erede di Allred. Rick ne è la perfetta controparte testuale. Fumetto frizzante e spigliato (ma con una classe enorme) come se ne dovrebbero fare di più. Poi la trama è talmente campata in aria da sfiorare il capolavoro.
Scalped – Rosicchiare di Aaron/Guéra: IL noir. Un campo dove si gioca sporco, sporchissimo. Nessuna pietà, nessuna cessione alla fantasia. Tutto è assolutamente ancorato al terreno come un pezzo di asfalto nero e appiccicoso. Le figure retoriche non esistono nel mondo di Scalped. Se uno muore significa semplicemente che ha tagliato la strada alla persona sbagliata. Quando poi tutto è accompagnato dalle linee di dialogo di Aaron sai che la perfezione è vicina.
Chew di Layman/Gullory: divertente, dissacrante, legato all’attualità. In più c’è una storia d’amore che meno ortodossa non potrebbe essere e tante robette disgustose. Il buon cattivo gusto è materia che va misurata con il bilancino per il fumo, tanto si rischia di fare il passo più lungo della gamba. Per fortuna Layman e Gullory sembrano fatti apposta per questo mestiere.
I Kill Giants di Kelly/Niimura: la malattia vista attraverso gli occhi dell’infanzia. Toccante senza sconfinare nel pietismo, scosso da una forza interiore dalla potenza incontenibile. Temi d’autore incontrano il fumetto più nerdcentrico e dimostrano che una convivenza è possibile. Adesso sta ai diretti interessati capire che non è obbligatorio andare avanti a maxisaghe autoreferenziali o racconti minimal ombelicali.
Portami Via di Nate Powell: anche qui si parla di temi delicatissimi come l’emarginazione giovanile e la malattia mentale. La sensibilità underground di Nate Powell permette di filtrare questi argomenti importanti attraverso un’ottica (quasi) originale, quella di un mondo rovesciato: non siamo noi a guardare i presunti pazzi come alterità, ma viceversa. E adesso chi è l’emarginato, loro o noi nella nostra placida normalità? Tanto per ricordarsi che a volte è giusto rimettere le cose in discussione.
Sangue Amaro di Abel/Soria/Pleece : l’unico modo di farmi piacere i vampiri. Una visione sui principi delle tenebre molto più realistica di tutto l’armamentario proto dark che ci sta intossicando ultimamente (e non parlo solo di Twilight, mi riferisco soprattutto a quelle che vorrebbero esserne le risposte serie). Più che temuti i vampiri di Los Angeles sono emarginati sociali, adatti solo al turno di notte in qualche minimarket aperto 24 ore su 24. Uno spasso venato di amarezza.
Miglior raccolta
The Losers Omnibus di Diggle/Jock: uno dei migliori action a fumetti di sempre. Esagerato, ironico, arricchito dalle funamboliche tavole di Jock. Sarà anche intrattenimento fine a se stesso, ma è una gioia come se ne vedono di rado. Il ritmo è esagerato, la scelta delle inquadrature mai banale, i dialoghi sono una concatenazione di smargiassate tanto spavalda da sfociare spesso e volentieri nell’auto parodia (volontaria). Diciamo che non basta essere onesti artigiani per arrivare a questi risultati. La Planeta raccoglie tutto questo bengodi in un volumone cartonato bello ciccioso, avvolto in una copertina sfavillante (e in un fascetta ancora più figa) che è un piacere vedere in libreria. Godo come un ricco.
1 commento:
grandi Kelly e Niimura con la loro sensibilità!
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