Animal Kingdom di David Michôd : c'è chi non riesce a girare un film senza urlare o ammiccare e chi gira il noir più devastante dell'anno senza uscire una volta dalle righe. Elegante, sottotono, minimale. Luminosissimo nonostante le tenebre che lo pervadono.
Kick-Ass di Matthew Vaughn: gemello/nemesi dello Scott Pilgrim che ha fatto sbavare tutti. Più pacato a livello di regia, totalmente fuori controllo come contenuti. Volgare, violento, fine a se stesso. Privo di ogni forma di epicità. Lo specchio dei nostri anni. E in questo supera di gran lunga il suo fratellone a 8 bit, rivisitazione emo dei bei tempi andati. Se da un parte l’eroe è un musicista che vuole conquistarsi la ragazza dei sogni, qui è un tizio che finisce su YouTube mentre viene massacrato di botte. Chiaro, no?
Exit Through the Gift Shop di Banksy: commedia? Documentario? Presa per il culo? In qualsiasi caso l‘esordio di Banksy dietro la macchina da presa rimarrà impresso per carica caustica, lucidità e totale avversione al culto della personalità. Si ride sputacchiando veleno. Per quello che mi riguarda, è tutto quello di cui ho bisogno.
Dream Home di Pang Ho Cheung: come ho già detto, l’unica vera attualizzazione possibile degli anni d’oro dell’horror. Un tema attualissimo su cui speculare, violenza gratuita, sesso a profusione e qualche frecciatina politica per far contenti quelli che devono trovare il messaggio in tutto. Peccato che dietro a tutto il baraccone ci sia quella macchina concettuale di Pang Ho Cheung. Uno che non riesce prendere nulla sul serio. Neanche il suo cinema.
Valhalla Rising di Nicolas Winding Refn: tecnicamente è del 2009, ma il grande pubblico ne ha potuto godere solo dal 2010. In qualunque caso il capolavoro di Refn. Doloroso, ostico, immobile. Il drone fatto cinema. Se la vita dei vichinghi poteva essere rappresentata in qualche modo il danese c’è riuscito perfettamente. Gli ultimi capitoli sono orrore e angoscia a livelli insostenibili.
Best Worst Movie di Michael Paul Stephenson: anche questo è del 2009, ma ce lo siamo potuti gustare solo pochi mesi fa (grazie alla release US del DVD). Puro amore per il cinema e per quella insana passione che ti spinge a celebrare filmacci incomprensibili ai più. A tratti tenero, molto spesso spietato e amaro. Nessuna rivalutazione o celebrazione fuori tempo massimo. Solo la vita che rimette tutto a posto e il tempo a celebrare i superstiti del suo passaggio.
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