Come puoi non voler bene a Christopher Hastings? Il Nostro eroe non è che un ragazzo come tanti, di certo non dotato di particolari talenti nel campo del disegno o della scrittura. Eppure i tre tpb del suo mirabolante Dr. McNinja sono più divertenti, freschi e godibili di molta della paccottiglia pubblicata da blasonati autori a cui si tende a perdonare un po’ troppo. Non voglio certo unirmi al coro che fa del culto del nulla religione, così come non mi voglio avvicinare al so bad it’s good dal vago retrogusto di scimmia in gabbia o alla nostalgica beatificazione del naif più ingiustificabile, questo è certo. Eppure la genuinità delle figure sgraziate, lo sforzo di costruire una continuity organica e coerente (nonostante la follia delle vicende), l’umorismo sospeso tra idiozia da vuoto pneumatico e geniale nonsense non possono non farti innamorare di questo fumetto nato per il web. Forse perché si avverte che senza la costanza di scrivere e disegnare centinaia di pagine in completa autonomia non potrebbe neppure esistere. Una faticaccia alimentata dall’amore sincero per il mezzo e per quello che rappresenta.
Ed ecco che tra velociraptor domestici, zombie, pirati, action anni ’80, Michael Jackson, tensioni familiari, gorilla/segretarie e tanta altra roba fa capolino una costante volontà di migliorarsi. Sempre più ingredienti messi nel grande calderone del dottore esperto di arti marziali, in un succedersi di story arc legati in maniera mai gratuita o troppo brusca. Esattamente come la psicologia del protagonista anche l’universo in cui si muove tutto il ricchissimo cast della serie acquisisce profondità di uscita in uscita. In maniera del tutto inaspettata e insperata, verrebbe da dire buttando un occhio alle premesse. Eppure il succedersi di trovata in trovata costruisce un immaginario solido, dove l’attività di medico del Nostro viene continuamente interrotta dall’ennesima bizzarra minaccia. McNinja è un eroe suo malgrado, ne farebbe volentieri a meno e non è neanche tanto bravo a farlo (però è bravissimo a insabbiare i suoi errori). Già il fatto che a sostenere tutto l’affresco narrativo ci sia un’unica (valida) idea centrale è qualcosa di inestimabile, tecnica predicata da tutti (in primis da Alan Moore nel suo celebre manuale di scrittura creativa) ma puntualmente dimenticata dai più.
Cercare di spacciare il lavoro di Christopher Hastings come imprescindibile sarebbe un’assurdità, così come sarebbe ingiusto relegarlo nel gratuito angolino del bizzarro fine a se stesso. Semplicemente Dr. McNinja diverte in quella maniera selvaggia e folle che si può ritrovare solo nei fumetti underground, dove l’importanza data alle logiche di mercato e alla ricerca di una presunta perfezione formale muoiono nel tempo in cui una nuova idea passa per la testa dell’autore.
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