mercoledì 20 gennaio 2010

Ecco che tornano gli zombi gay! L.A. Zombie di Bruce LaBruce





Otto era uno zombie gay berlinese. Un pò emo, un pò goth, molto stiloso e amante del cinema underground. Protagonista di un gran film.



Adesso Bruce LaBruce sposta l'azione nell'assolata California. Il risultato? Uno zombie gay culturista, abbronzato e vestito in modo imbarazzante. Vedremo se il risultato sarà all'altezza dell'esperimento precedente.

8 commenti:

Doner ha detto...

pare un pò monotematico il ragazzo...

rae ha detto...

non ho ancora visto otto, ma questo mi ispira un po' meno.

OMIODIO SARO' MICA EMO!?!?!

Valentino Sergi ha detto...

Mah...

:A: ha detto...

Greg: non è monotematico, è politicizzato. E poi sai che gli Autori con la A maiuscola tornano sempre sul luogo del delitto.

Rae e Vale: eretici. Maestro LaBruce sa.

MA! ha detto...

Guardate che Otto è un gran film. Denso sia a livello metalinguistico che politico. Senza eccessi gay o robe simili. Uno sguardo lo merita. Poi non è che se guardi un film gay devi essere gay. E' come dire che per godersi i film di John Waters (a cui tutti dovete moltissimo, ve lo posso assicurare) si deve essere travestiti.

Doner ha detto...

il raccontino a fumetti su passenger press è molto avvincente e con un gusto particolarissimo.
di conseguenza la curiosità verso Otto è parecchio alta però si dice in giro che se poi diventi bicurioso finisci in un centro di recupero cattolico dove la gente si suicida... sarebbe un bel problema

:)

MA! ha detto...

Conta che il racconto sul Passenger è un estratto di una storia molto più lunga. In realtà è la conclusione di questa sua scenegggiatura. L'idea geniale di Ralph (il disegnatore) è stata quella di metterci i mutanti, in modo da dargli un tono da antologico a fumetti tipo EC comics. In realtà il mondo postapocalitico in cui i due vagavano era molto più astratto, si vedevano solo loro due in macchina e le trasmissioni radio aggiornavano sulle città distrutte progressivamente. Senza nessuna spiegazione. E conta che il racconto partiva in un periodo preapocalisse. Nell'ultima pagina, invece di diventare mutante, il protagonista si fermava a raccogliere un giovane autostoppista, gli offriva una sigaretta e si allontanavano nel silenzio. Molto più crepuscolare.
Senza nessun tipo di eccesso queer. Proprio come in Otto, dove le scene esplicitamente gay si contano sulle dita di una mano e durano pochissimi secondi (baci esclusi). Dopotutto è stato in gara al Festival del Cinema di Berlino. Non è che poteva presentare un porno (ambiente da dove proviene, tra l'altro).

The Passenger ha detto...

Aggiungerei eccheccazzo solo perchè bisogna sempre spiegare tutto! E poi sui giornali si parla sempre e solo di Bonelli! Aggiungerei ancora eccheccazzo!