lunedì 21 dicembre 2009

X-Campus (di Medda, Artibani, Medri e un botto di altri disegnatori fighi): adolescenza?




Evitiamo tutte le possibili polemiche sul fatto che X-Campus, fumetto 100% italiano, è finalmente fruibile da noi italioti solo in forma di allegato a un quotidiano. Tentare di decifrare le politiche editoriali del nostro paese è qualcosa di molto più complesso che l’analisi della miniserie in se. Opera ambiziosa tra l’altro, che prevede le narrazione di vicende legate ai mutanti di casa Marvel in chiave adolescenziale.



Graficamente il livello è stellare, oltre che perfetto ai fini della narrazione. Sospeso tra suggestioni street, classe europea e influenze nippostatunitensi travolge con un’identità fresca e travolgente. I colori brillanti si sposano alla perfezione con tratti decisi e ben marcati. Pensare a un character design migliore di quello proposto è molto, molto difficile, impossibile se si pensa a come sono stati resi Henry McCoy, Ororo Munroe, Magneto ed Emma Frost. Cool è l’unica parola che si può utilizzare per descrivere le tavole di questo volume. Confrontando poi il risultato con la stasi di certi altri prodotti di casa nostra lo stupore lascia spazio alla desolazione.



La sceneggiatura risulta fruibile su due diversi livelli, uno buono e uno indiscutibilmente insufficiente. Se si considera la narrazione come successione di eventi concatenati tra loro, allora si tratta di un prodotto solido e ben fatto. Le singole uscite sono avvincenti, scritte con esperienza e mestiere. Si tratta, a conti fatti, di vicende adatte a un qualsiasi numero della serie regolare con la X in copertina. E qui arrivano le note dolenti: X-Campus di adolescenziale non ha nulla. Si tratta unicamente di un cambio di set e di una diversa caratterizzazione grafica dei personaggi.



Da una serie che parla di teenager cerco altro. Cerco sbalzi ormonali, scazzo adolescenziale, ribellione, continui riferimenti al sesso (perché ogni 15enne medio pensa solo e comunque a quello), paura per il futuro e sbruffoneria da sbarbatello. Invece i nostri protagonisti sono perfetti, pronti a rischiare la vita per ideali più grandi di loro. Non ho idea delle direttive arrivate agli autori da mamma Marvel, quindi non sto a sindacare il fatto che tutto sia estremamente edulcorato. Qui abbiamo un gruppo di adolescenti che parlano come dei chierichetti, non si vede un brandello di carne al vento neanche a pagarlo e l’idea di trasgredire è una chimera irraggiungibile. Però anche il veto su questi punti non avrebbe impedito di puntare meno alla narrativa di genere per concentrarsi maggiormente sul lato umano dei personaggi.



Si pensi ai numeri che Morrison, durante la sua celebre run, dedica alla vita all’interno dell’istituto Xavier. Abbiamo l’outsider, semplicemente dotato del potere di essere brutto, il tipo composto da gas e quindi invisibile agli altri, il gruppetto di amiche perfide e inseparabili, lo spocchioso superdotato, lo strano e il bullo. In qualunque anno voi abbiate frequentato un liceo qualsiasi non potete non riconoscere in quel pugno di numeri un’istantanea del corridoio che portava alla vostra aula. Di tutte le trame tessute dal visionario scozzese questo è il suo vero capolavoro mutante, perché nulla si adatta meglio all’idea del diverso di una scuola superiore traboccante frenesia e irruenza giovanile.



X-Campus ha una sceneggiatura che funziona come un orologio svizzero, tutto torna e ogni regolina è stata seguita alla perfezione. Proprio come non riesco a ricordare i miei 16 anni (e non che io sia stato un ribelle di quelli HC, sia ben chiaro).

2 commenti:

Valentino Sergi ha detto...

Provo tanta nostalgia per la Generation X di Bachalo e Lobdell...

MA! ha detto...

Bravissimo! Sai che me li ero proprio dimenticati? Però si dovrebbe aggiornarli alla nuova generazione (Che mi pare si chiami Generazione Z), sarei curioso di vedere cosa ne esce!