domenica 6 settembre 2009

Videocracy di Erik Gandini: peccato che chi vuole sapere sappia già




La cosa più desolante di un prodotto come questo è la sua inutilità sul mercato italiano. Non perché Videocracy sia brutto o fazioso (anzi), ma per via del fatto che tutti quelli che lo andranno a vedere avranno già le idee chiare sul dominio televisivo nel nostro paese. E poi, ammettiamolo, non occorre essere geni per capire come il Presidente abbia passato gli ultimi 3 decenni a manipolare le menti degli italiani (che vogliono essere manipolati). Se il cosa dovrebbe essere di una chiarezza disarmante (a meno che: 1) non abbiate mai preso un aereo se non per chiudervi in qualche villaggio che puzza in modo insostenibile di nonluogo augeniano 2) non avete una connessione Internet 3) non avete mai letto un libro se non quelli compresi nell’esposizione del vostro supermercato) allora concentriamoci sul come.



Il bergamasco di Svezia Erik Gandini riesce a narrare di una realtà terribile alternando immagini di repertorio a grandi intuizioni di regia. Le inquadrature fisse sui protagonisti, con la loro voce fuoricampo a narrarne le storie, un uso intelligente del sonoro e un tono sempre sospeso tra più registri (si sconfina perfino nell’horror, passando per la commedia e il giornalismo più tradizionale) tengono alta l’attenzione. I due punti più alti degli 85 minuti risultano essere l’annichilente candore con cui Lele Mora mostra uno slide show a base di svastiche e croci uncinate dal suo cellulare (scena agghiacciante, intelligentemente mostrata in presa diretta e senza tagli dal regista) e l’amoralità di Corona, non a caso ripreso completamente nudo. Due volti del male assoluto, intramezzati da spot elettorali da subumano e dai sorrisi di un uomo che ha ridotto l’Italia (perché più della metà di noi gli ha lasciato campo libero) a suo bengodi personale.



Il solito documentario comunista su un grande imprenditore? Direi di no. Il fatto che la testimonianza degli orrori venga direttamente dalla bocca di chi li perpetra dovrebbe azzerare ogni forma di faziosità, così come la provenienza dei fondi con cui è stato girato (la Svezia, dove, almeno da questo punto di vista, la coda di paglia non hanno la minima idea di cosa sia). Se all’estero si faranno delle grasse risate vedendo come qualche milione di italiani sia ancora convinto che Silvio stia lavorando in buona fede, a noi non rimane che abbassare il capo e aspettare che il l’attuale classe politica si estingua (non manca molto, anche aspettando cause naturali). Tanto chi dovrebbe veramente vedere questo documentario sarà chiuso in multisala in pieno hinterland, indossando occhialetti per il 3d.

2 commenti:

Doner ha detto...

allora avevo visto giusto... non racconta nulla di inedito o "censurabile" o inenarrabile o sconvolgente.
anche la manifestazione su feisbuc a suon di "la rai si rifiuta di trasmettere questo trailer (...) censura, censura!!!" era tutta fuffa.

un prodotto cinematografico e punto, niente "this will free your mind" o intenzioni del genere...

come sempre per certe cose rioluzionarie bisogna avere fiducia nel caro vecchio rock'n'roll o nella ghigliottina.

rae ha detto...

ogni volta che leggo speranzosi scritti riguardo l estinzione dei politici attuali (di uno in particolare) come unica soluzione penso ad andreotti e piango.