mercoledì 29 aprile 2009

Agoraphobic Nosebleed - Agorapocalypse (Relapse/2009)

Questa volta non c’è nessuna folle sessione fotografica a base di doppiette puntate in faccia e mucchi di cocaina, nessuna manipolazione capace di trasformare i lineamenti del volto in orefizi femminili, nessun tipo di imbruttimento prospettico. Mi rigiro tra le mani il case dove prende posto questo Agorapocalypse e mi ritrovo gli Agoraphobic Nosebleed in piena luce, ripresi in posa impettita immersi in un set a metà tra un rudere e il bosco dietro casa mia. Jay Randall pare perfino appartenere alla stessa specie animale che ci accumuna tutti. Sposto lo sguardo poco più in basso e trovo un piccolo bollino rettangolare, dove poche righe di testo ci informano di quanto la droga possa fare male. Esatto, lo stesso avviso che si poteva trovare sul retro dei dischi della Roadrunner quando ancora si chiamava Road Racer. Tanto per identificare un’epoca. Faccio uno più uno e decodifico il messaggio, che scopro comporsi di sole sei lettere: t hra - sh.



Ed è proprio questo che mi travolgerà in pieno volto pochi secondi dopo, 13 tracce di furioso e abrasivo thrash sintetico. Gli Agoraphobic Nosebleed riescono ancora a stupire consegnandoci il loro album più lontano da quell’epitaffio alla musica intitolato Frozen Corpse Stuffed with Dope, ricordato ai più come loro debutto ufficiale. Molto molto molto molto meno estremo (ma cosa non lo è?), più godibile e adrenalinico, decisamente piacevole all’ascolto. Considerando con chi abbiamo a che fare non è proprio la cosa più scontata da dire. Perfino i suoni acquistano una rotondità e una pienezza che non ci si poteva neppure sognare di avere nei loro precedenti lavori, totalmente deumanizzati e deumanizzanti. Scott Hull pare ricordarsi di essere quell’omino capace di scrivere il riff più devastante di tutti i tempi (per la cronaca: il break centrale di Mapplethorpe Grey, a opera dei suoi Pig Destroyer) e che lo studio di registrazione serve per incidere meglio di quanto si possa fare con un mangianastri trovato in cantina (un giorno o l’altro qualcuno mi dovrà spiegare perchè i produttori estremi tendono a dare un suono cristallino a ogni band in cui loro stessi non suonano, per poi recuperare tutto il lerciume sprecato ficcandolo nei loro progetti. Vedi Mieszko Talarczyk). Il trio di urlatori composto dal già citato Jay Randall, Richard Johnson e dalla dolce Katherine Katz (degna antagonista della mitica Mel Mongeon, in forza ai canadesi Fuck the Facts) vomita la solita enciclopedia di offese al buon gusto con una nonchalance invidiabile, andando a sposarsi alla perfezione con il milione di riff e cambi iniettati di stricnina tipici del chitarrista/produttore/mastermind Hull. Il risultato è un bel quadretto da Mulino Bianco, se con l’espressione Mulino si volesse indicare un mattatoio e con Bianco il colore della carne cruda.



Buona Agorapocalypse a tutti.

3 commenti:

Bapho aka Davide Costa ha detto...

non li sentivo da stuffed corpse ecc ecc, bella legna questo nuovo album.

Officina Infernale ha detto...

li ho rivalutati in questo ultimo periodo, non con questo album che comunque mi piace assaje, sara' il periodo ma cmq una volta mi annoiavavano adesso sonotra i miei top 10...

MA! ha detto...

Questo è forse il loro lavoro meno creativo, ma sicuramente il più godibile. E per una volta tanto non mi dispiace.

@officina: aspetto proposte indecenti con ansia!