sabato 27 dicembre 2008

Be a Man! Samurai School di Tak Sakaguchi (Jap/2008)




Se tutta una serie di pellicole fintamente nipponiche (come Tokyo Gore Police o Death Trance) sono riuscite ad arrivare nei nostri lettori un po’ di colpa è anche di Tak Sakaguchi. Noto ai più come Prisoner KSC2-303 (da Versus), attore e action director per la gran parte dei film del compare Ryûhei Kitamura, presenza fissa di un certo tipo di produzioni pensate con più di un occhio al mercato occidentale ora, per il Nostro, è il momento del grande salto dietro la macchina da presa. E, incredibile a dirsi, il risultato non è dei più terribili.



Be a Man! Samurai School è un film minuscolo, mediocre dal punto di vista tecnico e nullo da quello della scrittura, ma con il pregio di essere indiscutibilmente jappo. Non una cosa da poco, in tempi di globalizzazione forzata come i nostri.



Be a Man! Samurai School è iscrivibile nel genere/cliché delle botte liceali, filone che pare sul punto di rifiorire anche grazie al recente contributo di Miike, ma il suo obbiettivo è ben altro rispetto alle solite guerre intestine tra gang rivali. Nel suo debutto alla regia Tak Sakaguchi mette alla berlina tutta una serie di stereotipi su virilità, onore e senso di fratellanza troppo ancorati alla cultura nipponica per essere completamente digeriti dal consumatore occasionale di cinema. Dalla recitazione sopra le righe a una serie di crudeltà che stridono non poco con i toni da commedia dell’insieme, il prodotto finito assume una conformazione troppo di nicchia per ambire a nuovo cult da nerd orientofilo.



Se invece avete passato ore e ore in compagnia di samurai, yakuza e falangi mozzate allora c’è anche la possibilità di farsi qualche grassa risata. Il tenore dell’umorismo è sempre sospeso tra il surreale e la feroce parodia, con diversi picchi di totale demenza. Molto controllato lo splatter (era ora che qualcuno si accorgesse che gli schizzi di sangue non fanno ridere per forza) e non malaccio la regia, capace di regalare anche qualche colpo di testa non da poco.



Tak Sakaguchi dimostra di saper giocare col fuoco scrivendo e dirigendo un film ben più pericoloso e destabilizzante di quelli ultimamente spacciati come tali. I valori derisi (e non certo con raffinata ironia inglese) sono fulcro centrale di una fetta enorme della produzione giapponese, oltre che parte integrante della mentalità di questo popolo. Deriderli senza pietà significa esporsi molto più che filmare l’ennesima donnina nuda coperta di sangue.



Senza prendere in considerazione quei casi dove non c’è neppure la donnina nuda.




1 commento:

Faust VIII ha detto...

Ma secondo te, quanto c'è di innovazione portata da Sakaguchi e quanto deriva dal manga originale?