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Sulle tracce del criminale Rolex l’Agente 999 finisce prigioniero in un villaggio sperduto. Qui scoprirà che la verità è molto peggio di quello che ci si aspetta.
Giocattolone ultracinetico, a metà tra commedia di bassa lega e kung fu splatter, We Are Going To Eat You gioca le sue carte migliori insinuando i suoi veri punti di forza tra le righe. Tsui Hark incomincia qui a sperimentare una nuova semiotica per il cinema d’azione, destrutturando il gesto marziale per elevarlo a sensazione subliminale oltre che semplice stimolo visivo. Un percorso che maturerà lungo tutti gli anni ’80, arrivando a una nuova grammatica del montaggio e del linguaggio cinematografico in toto. Il maestro si diverte a sporcare il suo operato con eccessi gore da baraccone, rendendo i suoi interpeti giullari di un teatrino sospeso tra grand guignol e avanspettacolo. L’horror si tinge di slapstick comedy un anno prima del capolavoro di Sam Raimi, fan e seguace dichiarato del dinamismo tipico del cinema proveniente dall’ex colonia inglese.
Con un budget ridicolo a disposizione (che spinge a scippare senza tante pretese le musiche di Suspiria) la catastrofe si annidava dietro l’angolo, soprattutto in una fase del cinema fantastico mondiale dove i grandi fondi cominciavano a fare la differenza, ma l’abilità e il gusto, forgiato da anni di letture fumettistiche, del Nostro riescono a rendere l’insieme di influenze alte e basse qualcosa di unico e, fortunatamente, ripetibile.
Al di là del valore di scatenato helzapoppin umoristico e d’intrattenimento We Are Going To Eat You nasconde (ma neanche troppo) un’anima nera e cinica, legata a un periodo spietato e senza apparente uscita per la perla d’Oriente. Lo spettro della Cina (continuamente richiamata in maniera più o meno velata) come tribù di cannibali che punta a un’assurda autarchia, dove le persone stesse finiscono per alimentare la macchina economica e di sostentamento, è una presenza soffocante e claustrofobia, oltre che influenza fondamentale anche per il successivo film del regista, Dangerous Encounters: 1st Kind. Un problema d’attualità che Tsui Hark ci ha messo sotto gli occhi, con i sottili strumenti dello sberleffo, trent’anni fa.
2 commenti:
Gran blog.
Concordo su quanto detto da te riguardo Meatball machine. Ho recuperato su tua segbnalazione le ragazze di nuoto + zombi, sperando sia almeno un prodotto più sincero.
Continua così, verrò a farti visita spesso. spero solamente di non disturbare ^^
Non disturbi, anzi!
Gran blog pure il tuo! Ho letto il report dal Far East e ho visto che del sommo Ho-Cheung Pang non hai segnalato Exodus. Recuperalo subito, capolavoro enorme! Per le tettute nuotatrici vai tranquillo, pura exploitation a basso costo. Tette, sangue e budello, ma almeno non lo spacciano come nuovo film culto!
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