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Anche qui si parla di orribili e grotteschi omicidi seriali. Una catena di terrore che si consuma nella più placida campagna, mentre sullo sfondo enormi cambiamenti politici si fanno sempre più inevitabili e imminenti. La classe del sud coreano lascia sullo sfondo sangue e claustrofobia per concentrasti sui rapporti umani all’interno della piccola comunità sconvolta, creando personaggi vividi e tangibili. Nessun super agente o genio dell’investigazione, ma la mediocrità e l’umanità di persone comuni. In Memories of Murder si ride e si piange, ci si irrita per le banalità e per gli errori grossolani dei protagonisti, ci si infuria per la miopia di un governo troppo impegnato a sopprimere le spinte popolari per preoccuparsi di un assassino seriale. Ci si sente parte di una provincia abbandonata, alle prese con qualcosa di troppo grande per i suoi standard.
Seo Tae-yoon, investigatore inviato da Seul per risolvere il caso, fa di tutto per apparire freddo e calcolatore, in contrapposizione all’incompetenza e all’irruenza del campagnolo Park Doo-man. Prima della fine scopriremo la rabbia del primo e la rassegnazione del secondo, in un ritratto complesso e stratificato, che più di una volta lascia l’amaro in bocca e delude. L’espediente del serial killer appare così in tutta la sua chiarezza, scusa perfetta per poter indagare su di una società arrivata a un bivio cruciale della sua storia. Due mondi che si scontrano per cercare di rimettere assieme i pezzi di un microcosmo andato in frantumi.
Dal punto di vista cinematografico Memories of Murder è una lezione di stile e regia. Mai una banalità, nessuna concessione alla banalità o al pretenzioso. Solamente grande cinema. L’intera scena finale, ambientata sotto una pioggia catartica e torrenziale (che nulla ha del mero orpello estetico) sarà capace negli anni a venire di influenzare tutto il cinema di questa nazione (e non solo). Bong Joon-ho si conferma capace di unire narrazione, pathos e una cura formale che ha del maniacale, riuscendo a consegnare al pubblico un film politico costruito attorno a un brutale fatto di cronaca, venato di umorismo nero ma sempre e comunque esteticamente abbagliante. Se vi pare poco…
2 commenti:
Concordo.
Semplicemente fenomenale.
Grande Torakiki! Sapevo di poter contare su di te!
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