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E invece, sorpresa sorpresa, il film è una bomba. Recuperando il vero significato di perturbante freudiano, l’intera opera parte dal presupposto di un passato rimosso ma familiare, di qualcosa che non ci è chiaro ma permea la nostra vita per la sua interezza, il bistrattato Yasuo costruisce un opera elegante, angosciosa e mai scontata.
Jûzô Murasaki è un giovane frustrato da un passato crudele, fatto di bullismo e torture. La repressione continua di questi stimoli lo ha portato, infine, a una dissociazione della personalità, generando una sorta di gemello malvagio.
La trama può essere, a grandi linee, riassumibile così: terribilmente banale (considerando anche le accuse alla società nipponica, flagellata dalla piaga della violenza giovanile). Ma è come viene raccontata che colpisce duro, durissimo. A esempio di questo, il colpo di genio visionario che stilizza in uno affresco di pura follia i viaggi nell’inconscio del protagonista: due uomini nudi, imperlati di sudore, che ballano al lume di una lampadina tremolante sui ritmi di una martellante musica techno. Guardandosi negli occhi, sfidandosi senza dire una parola. E questo è solo un assaggio di quello che la pellicola ci riserva, tra splatter estremo, animazioni malate e istanti di autentico terrore. Di quello che cresce dentro ma non si capisce il perché, che nasce da un inquadratura lenta e sinuosa, dal silenzio.
Non ci sono colpi a effetto in questo N13, il perturbante è già sullo schermo prima che noi ce ne accorgiamo, che ci osserva prima che noi ci sorprendiamo a guardare lui. Ci sorride attraverso i lineamenti deformi del lato oscuro di Jûzô. Come ne Gli Ambasciatori di Holbein il Giovane.
Esecuzione su esecuzione, la vicenda ci porta all’inevitabile e prevedibile scontro finale tra le due facce della stessa medaglia, alla scena che tutti si aspettano e commentano divertiti già a pochi minuti dall’inizio della pellicola. Ma anche qui veniamo sorpresi. Nessun climax apocalittico ad attenderci, nessuna impennata del bodycount. Solamente la rabbia per quello che sarebbe potuto essere ma non è stato, la malinconia di un' infanzia spezzata. Una privazione più mortifera e menomante di qualunque motosega o machete. Il non senso assoluto che prende forma davanti ai nostri occhi attoniti. Se si guarda bene, il peggiore degli incubi potrebbe non abitare che a pochi metri da casa nostra.
SCHEDA SU IMDB: http://www.imdb.com/title/tt0443205/
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