Criminal è stato un po’ il fenomeno fumettistico statunitense dello scorso anno, parabola ascendente culminata con l’ Eisner Award come miglior serie e come miglior autore al grande Ed Brubaker. E ora, finalmente, anche gli scaffali delle fumetterie italiche si possono arricchire con il primo trade paperback della serie.
Criminal si pone come antitesi della già pregiatissima serie Vertigo 100 Bullets: se il masterpiece di Azzarello e Risso parte da una storia enorme, intrisa di fantapolitica e cospirazionismo, per trarne una narrazione ellittica e asciugata di tutto il necessario (pure troppo, potrebbero dire i detrattori), Brubaker e Phillips scelgono una storia minuscola e la narrano con un accumulo di particolari tale da rendere il tutto incredibilmente vero. Se 100B non concede nulla al lettore, Criminal lo accompagna per mano fino al tragico finale, facendolo angosciosamente intuire pagina dopo pagina.
Brubaker prende un pugno di personaggi e una rapina andata male come mc guffin per poter raccontare la piccola umanità che orbita nell’universo del crimine organizzato, Azzarello butta nel carnaio decine di personaggi, di storie, di piani temporali e, con la precisione di un orologiaio svizzero, dosa ogni parola con minuzia certosina. In Criminal i personaggi parlano tanto, ci raccontano di loro, vogliono condividere il loro passato, in 100B ci si esprime solo per oscuri slang, si mantengono i segreti fino alla bara, si apre bocca solo per offendere (e, in effetti, questa serie ruba a Preacher lo scettro di fumetto più volgare di sempre, anche in virtù di espressioni come “Tutti hanno la loro cryptonite… la mia è la merda sul cazzo!”, in una colta dissertazione sul sesso anale).
Graficamente Phillips è un mostro del fotorealismo, alternando tratto nervoso con suggestioni pittoriche, tratteggiando le emozioni sui volti dei personaggi, costruendo un background tanto solido da darci l’impressione di stare assistendo a un eccellente film noir. Anche in questo caso la serie Vertigo gioca il ruolo di nemesi della proposta Marvel: Risso astrae la narrazione, nasconde i volti dei personaggi, crea deliranti arazzi di violenza. Il mondo come teatrino del crimine, in mano a poteri molto più grandi di quelli che ci possiamo immaginare. Due magnifici esempi di personalità e stile, di come lo storytelling e l’atmosfera generale di un comic dipenda tantissimo anche dalle scelte del disegnatore, di come si possano trovare sempre nuove vie.
In ultimo il packaging delle due serie: doppia copertina pittorica per Criminal, icone oscure per 100 Bullets. Ancora agli antipodi.
Criminal si pone come antitesi della già pregiatissima serie Vertigo 100 Bullets: se il masterpiece di Azzarello e Risso parte da una storia enorme, intrisa di fantapolitica e cospirazionismo, per trarne una narrazione ellittica e asciugata di tutto il necessario (pure troppo, potrebbero dire i detrattori), Brubaker e Phillips scelgono una storia minuscola e la narrano con un accumulo di particolari tale da rendere il tutto incredibilmente vero. Se 100B non concede nulla al lettore, Criminal lo accompagna per mano fino al tragico finale, facendolo angosciosamente intuire pagina dopo pagina.
Brubaker prende un pugno di personaggi e una rapina andata male come mc guffin per poter raccontare la piccola umanità che orbita nell’universo del crimine organizzato, Azzarello butta nel carnaio decine di personaggi, di storie, di piani temporali e, con la precisione di un orologiaio svizzero, dosa ogni parola con minuzia certosina. In Criminal i personaggi parlano tanto, ci raccontano di loro, vogliono condividere il loro passato, in 100B ci si esprime solo per oscuri slang, si mantengono i segreti fino alla bara, si apre bocca solo per offendere (e, in effetti, questa serie ruba a Preacher lo scettro di fumetto più volgare di sempre, anche in virtù di espressioni come “Tutti hanno la loro cryptonite… la mia è la merda sul cazzo!”, in una colta dissertazione sul sesso anale).
Graficamente Phillips è un mostro del fotorealismo, alternando tratto nervoso con suggestioni pittoriche, tratteggiando le emozioni sui volti dei personaggi, costruendo un background tanto solido da darci l’impressione di stare assistendo a un eccellente film noir. Anche in questo caso la serie Vertigo gioca il ruolo di nemesi della proposta Marvel: Risso astrae la narrazione, nasconde i volti dei personaggi, crea deliranti arazzi di violenza. Il mondo come teatrino del crimine, in mano a poteri molto più grandi di quelli che ci possiamo immaginare. Due magnifici esempi di personalità e stile, di come lo storytelling e l’atmosfera generale di un comic dipenda tantissimo anche dalle scelte del disegnatore, di come si possano trovare sempre nuove vie.
In ultimo il packaging delle due serie: doppia copertina pittorica per Criminal, icone oscure per 100 Bullets. Ancora agli antipodi.
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