Aspettavo con ansia l’occasione di potermi gustare con calma, e in maniera più o meno dignitosa, la nuova versione cinematografica di uno dei miei fumetti preferiti: Judge Dredd. Del primo esperimento in merito, il disastro con Stallone, ricordo con piacere solo il robot animato da un allora venticinquenne (ma già incredibile) Chris Cunningham. Per il resto nulla da segnalare. La brutale violenza e la carica anarcoide del materiale di partenza rimasero ben impresse sulle pagine di 2000 AD, consegnando agli spettatori poco più di uno spettacolone hollywoodiano senza molto da dire. Occasione persa, ma forse i tempi non erano ancora maturi.
Le cose sono andate in maniera ben diversa con questa nuova trasposizione, eppure il risultato non ha convinto come ci si aspettava. Detto in tutta sincerità non ho ancora capito il perché. Come vedremo il film è ottimo, ma al botteghino (e ai radar degli appassionati, quelli in grado di trasformarlo in long-seller solo grazie al passaparola) non se lo è filato nessuno.
Andiamo per gradi e vediamo di illustrare gli aspetti positivi della pellicola di Pete Travis. Prima di tutto è splendida a vedersi. La fotografia di Anthony Dod Mantle (va bene il premio Oscar per i lavori con Danny Boyle, ma il suo capolavoro rimane Antichrist di Von Trier) è una bomba. Probabilmente la migliore che abbia visto quest’anno. Sporcizia, colori acidissimi, desaturazioni nei punti giusti. Una bella differenza tra chi nella fantascienza pare solo rincorrere l’estetica Apple a tutti i costi o certe palette cromatiche ormai stantie da dieci anni. L’idea di slum futuristico, di caldo, di età media bassissima viene resa alla perfezione. Tutto è sudaticcio. A questa va ad associarsi una regia all’altezza, senza mezze misure. Grazie all’espediente narrativo della droga che rallenta la percezione del mondo è stato possibile sposare riprese da RealTV con rallenty iperstilizzati. Guarda caso quasi sempre utilizzati per inscenare violenza estrema, una roba che non si vedeva al cinema da un sacco di tempo. Che si tratti di una faccia attraversata da un proiettile o di un corpo che si sfascia a terra dopo un volo di centinaia di metri. Detto questo dovreste aver capito quale atmosfera si respira in questi 90 minuti scarsi. Brutalità a vagonate. Siamo dalle parti di Punisher: War Zone, altro gioiello poco capito.
Passiamo alla sceneggiatura, praticamente identica a quella di The Raid. Un palazzo, un boss all’ultimo piano, un eroe (in questo caso due), tonnellate di sgherri. Tralasciando le sterili ipotesi di plagio (come se bastasse così poco tempo per mettere assieme un film) non ci penso neanche per scherzo a lamentarmi di aver visto nello stesso anno due film costruiti su di un’idea così figa. Fine della questione.
Ma allora cosa è che non funziona in Dredd? Abbiamo una sorta di enorme straight to video ultraviolento, girato benissimo e interpretato ancora meglio. Tutto quello che ho sempre sperato di trovare nel cinema di genere finalmente compresso nella stessa pellicola: grandi mezzi a disposizione di piccole produzioni. E allora? Cosa ha fatto da palla al piede al momento di correre al botteghino? Premettendo che la risposta non l’ho ancora trovata (Dredd lo consiglio a chiunque e se dovessi dargli un voto numerico non sarebbe sotto l’8), provo ad arrivarci analizzando il suo già citato gemello The Raid.
Stessa storia, stessa violenza priva di umorismo, stesso odio per ricami e abbellimenti da quattro soldi. Eppure uno è stato un flop clamoroso e l’altro è probabilmente il film più importante dell’anno. Esagerato definirlo tale? Considerando che è stato...
1) girato in una nazione sconosciuta alla gran parte del mondo occidentale (chiedete a qualcuno di indicarvela sul mappamondo!),
2) con un budget inesistente,
3) basandosi totalmente su di un immaginario su cui nessuno pareva scommettere una lira,
...e che poi è finito per...
1) essere distribuito ovunque (due volte solo negli Stati Uniti),
2) raccogliendo punteggi pieni su ogni testata,
3) diventando istantaneamente un paradigma del cinema d’azione (mentre nelle industrie già avviate si cerca ancora di abbindolare qualcuno con ironia/nostalgia/spettacolarità gratuita),
4) incassando non certo cifre da capogiro ma praticamente al netto (anche il marketing è stato nullo, basandosi esclusivamente sul passaparola spontaneo degli appassionati) e diventando comunque uno di quei titoli che in home video faranno macelli,
...direi che il suo titolo se lo è meritato, anche solo per potenza deflagrante.
Nonostante il confronto schiacciante Dredd non merita comunque la fine che ha fatto. Anche perché, a conti fatti, di inferiore ha solo la performance atletica del protagonista. Mi viene da pensare che la differenza stia tutta nelle percezione, in una sorta di carisma impalpabile e irraggiungibile cercando di pianificare le cose a tavolino.
Oppure nella radicalità dell’operazione. In Dredd il plot del palazzo è incastonato in mondo vivo e particolareggiato, mentre in The Raid il mondo è quel palazzo. In Dredd il budget è basso ma comunque sui 50.000.000 di dollari, con tanto di partecipazione di star Hollywoodiane (ottimo Karl Urban), mentre The Raid spunta veramente dal nulla (in quanti abbiamo visto Merantau prima del botto?). In Dredd la violenza è estrema ma riconducibile a certe sparatorie comuni nell’exploitation dei ‘70-‘80 mentre in The Raid è talmente ferale e disperata da disturbare. Forse la carica di questo piccolo film Indonesiano deriva proprio dal suo essere alieno, mentre le vicende del Giudice vengono viste come una sorta di piccolo blockbuster. Quindi roba di serie B, roba da scartare a priori (che è poi la fine che stava rischiando di fare anche KickAss). Se non sono enormi non li vogliamo, verrebbe da dire. Eppure sembrerebbe che anche questa legge stia facendo un po’ il suo tempo (vedi tutta una serie di – meritati – flop infilati quest’anno dalle major).
Cosa abbia castrato Dredd non l’ho ancora capito, rimane il fatto che il film in sé è ottimo e fa tranquillamente le scarpe a tanta paccottiglia fantascientifica ben più in vista. Nonostante sia un film piccolino così.
Cosa abbia castrato Dredd non l’ho ancora capito, rimane il fatto che il film in sé è ottimo e fa tranquillamente le scarpe a tanta paccottiglia fantascientifica ben più in vista. Nonostante sia un film piccolino così.