Buona parte di 100% Shit è dedicata e/o attinente al grindcore. Per chi non fosse avvezzo a tali sonorità: si sta parlando di uno dei risultati massimi della destrutturazione sonora. Strappo definitivo che avrebbe portato, nel corso degli anni, a una concezione della musica totalmente slegata dai parametri tradizionali. Definibile a grandi linee come una deriva selvaggia e fuori controllo del punk più metallizzato (e viceversa). In realtà si tratta di un genere che si è sempre distinto prima di tutto per la sua implacabile forza centripeta. Il grind è un buco nero costantemente impegnato a risucchiare tutta la lordura che gli gravita attorno. Non è sfumato o ricco di sfaccettature, carico di significati o portatore di chissà quali raffinate riflessioni. Si parla di pura e semplice rabbia espressa tramite schegge soniche di pochi secondi. Principali ingredienti: ritmiche caotiche, vocals subumane, distorsioni ben oltre l’accettabile. E l’assoluta incapacità di scendere a compromessi. Penso che in più di 25 anni di storia non sia mai uscito un disco di grind definibile come morbido o accessibile. Siamo sempre sullo stesso livello di demarcazione tra bianco e nero. Il grigio non è contemplato.
La raccolta di 20 anni di attività di Officina Infernale ne è la perfetta trasposizione su carta. Chi ci vorrà vedere metafore della nostra società o argute riflessioni sul nuovo ventennio televisivo ne rimarrà parecchio deluso. Se invece andate cercando un qualcosa paragonabile a una bomba tubo (artigianale, naturalmente) fatta detonare durante le audizioni di qualche reality show allora siete sulla strada giusta. Naturalmente ci vuole lo stomaco (e un palato di amianto) per apprezzare certe cose.
Invece di cercare una preview del volume, scaricatevi World Extermination degli Insect Warfare. Riuscite ad apprezzarne la tensione costante, il continuo sputare su tutto, il nichilismo rachitico, la reiterazione dell’aggressività, la totale mancanza di ragionevolezza e buon gusto? Allora amerete 100% Shit. Avete da ridire su uno qualsiasi di questi punti? Lasciate perdere. Seriamente.
Il volume è corposo, pieno di roba, incontenibile. Uno scrigno del male dove si passa dalle cover per gruppi power violence alla pornografia in bassa definizione. Poi ci sono i ferali attacchi all’immobilismo italico, ai fumetti, alla superficialità e al culto delle apparenze. Tutto passando prima di tutto da una costante demolizione dell’autore stesso di queste pagine, così irte di aculei verso il mondo esterno. Non si salva niente e nessuno, a partire proprio dal pulpito su cui un sacco di gente si sarebbe irta a sentenziare sul volgo.
Personalmente di tutte le derive stilistiche del Moz non riesco a farmi piacere nulla come adoro questo suo bianco e nero sporco e sgranato. Dentro ci vedo tonnellate di flyer per concerti da dieci persone, fanzine fotocopiate spedite da chissà quale parte d’Europa, copie in VHS di splatter giapponesi (spesso vendute proprio a quei concerti da dieci persone). Tutto quel putridume che prima dell’era Internet era autentica ribellione verso il mercato del premasticato. Ora un sacco di quella carica autarchica è andata persa, ma farci un giro di tanto in tanto non può fare che bene.
2 commenti:
Commozione...cerbrale...1000Grazie ancora....
Yeah!
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