Il mondo di Metastasi è sconvolto dalla comparsa di un massa nera e informe sospesa a mezz’aria. Passa il tempo e il corpo misterioso si ingrandisce progressivamente, inarrestabilmente. Fino alle più tragiche conseguenze.
Tutto quello che dobbiamo sapere sul contenuto di questo volume è nelle tre righe qui sopra. Niente eroi che partono a bordo di improbabili mezzi per neutralizzare la minaccia, e neppure catastrofiche scene da giorno del giudizio. L’attenzione è tutta catalizza sui margini. Non esiste un vero svolgimento della narrazione, quanto quattro frammenti di ciò che sta attorno (prima, durante, dopo) all’ infausto evento.
Metastasi, nonostante sia scritto e disegnato da quattro fumettisti diversissimi tra loro, pare essere stato concepito dalla stessa immaginazione. Questo grazie a una coesione priva di crepe, solida come un blocco di granito. E si consideri che nessuno dei segmenti del volume tratta direttamente il fulcro della faccenda, costruendosi piuttosto una sua linea narrativa parallela.
La compattezza dell’opera sta tutta nell'empatia con cui vengono tratteggiati personaggi che altrimenti sarebbero rilegati nella classica vignetta di panico (quella con la bionda che indica qualcosa fuori campo, mentre alle sue spalle tutti si danno alla fuga). Da semplici elementi compositivi a personaggi tridimensionali, tutti diversi tra loro. C’è chi scappa, chi rimane stoicamente al suo posto, chi semplicemente non capisce cosa stia succedendo e chi si adatta subito al nuovo ordine mondiale. Quattro capitoli, quattro stili, quattro visioni diverse del mondo. Eppure una comune sensibilità.
Una partenza da The Twilight Zone che sfuma nell’affresco antropocentrico. E per una volta non assistiamo al solito siparietto di casi umani dove vince facile chi gioca al ribasso. Troppo facile votare tutto al pessimismo cosmico, così come alla retorica post-traumatica da fumetto statunitense (da Watchmen in avanti). Se osserviamo la realtà privandoci di mediazioni linguistiche deformanti è dura non rimanere sopraffatti dalla complessità che ci circonda. Possiamo incrociare persone pessime, magnifiche e tutto quello che c'è nel mezzo. Poi, tanto per complicare ulteriormente le cose, tutti sappiamo che anche l’uomo più gentile al mondo ha i suoi momenti di incazzatura. E viceversa. E’ come confrontare Caravan (la miniserie Bonelli) con un Walking Dead. Se del titolo di Kirkman possiamo leggere interi volumi senza che succeda nulla, e ritenerci comunque appagati, è per le sfaccettature più del vere del vero tipiche dell’umanità che ne popola le pagine. In Caravan invece avevamo solo archetipi umani mascherati da vita comune con qualche battuta colloquiale. Tra questi due estremi Metastasi si avvicina pericolosamente all’epopea dei non-morti di casa Image.
E basterebbe questo per invogliarne l’acquisto.
Senza considerare che ognuno di questi ragazzi ha il suo stile grafico, la sua poetica e le sue ritmiche. Tutte diverse ma altrettanto valide.
Metastasi andrebbe recuperato anche solo per questi motivi. Il valore aggiunto lo da l’autoproduzione. Il voler scavalcare la vecchia filiera editoriale pur di poter far sentire la propria voce. Ogni difetto tipico dell’inesperienza viene reso inoffensivo da questa foga, dalla voglia di non stare ad aspettare il nulla osta di nessuno. Presto, prima che la massa nera ci schiacci tutti.
Per il volume provate a scrivere a uno degli autori.
3 commenti:
Mi trovo pienamente d'accordo col paragone tra Caravan e Walking Dead, Metastasi invece vedo di procuramelo al più presto!
wow... che figata di recensione!!!
grazie mille!!!!!!!!
Quando non avrò più risparmi, sarà solo colpa tua.
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