giovedì 10 novembre 2011

L'ultimo gettone poi me ne vado: Player One di Ernest Cline (Edizioni ISBN/2011)





A una prima occhiata Player One non è che l’ennesimo romanzo basato sulla cultura geek. Tonnellate e tonnellate di citazioni anni ’80 adagiate precariamente su di un’intelaiatura piuttosto esile e banale. Eppure i motivi per cui l’acquisto da parte mia è stato inevitabile e compulsivo sono addirittura tre:


1- E’ pubblicato dalla ISBN Edizioni. Che saranno anche antipatici, snob e da salotto buono, però il loro lavoro lo sanno fare molto bene. E il fatto che pubblichino un libro di questo genere qualcosa deve pur significare (va bene, la Warner Bros. si è accaparrata i diritti di Player One a meno di 48 dalla sua pubblicazione, però non voglio pensare che si tratti solo di un investimento in questa prospettiva).


2- Matteo Bittanti ne parla benissimo e lo definisce “romanzo videoludico dell’anno”.


3- L’autore è Ernest Cline. L’uomo a cui dobbiamo quel gioiello di Fanboys. E per capire Player One dobbiamo per forza parlare dalla pellicola del 2008.


Fanboys partiva come la più bieca delle nerd-comedy di questa epoca nerd-centrica per poi svilupparsi in direzioni del tutto inaspettate. L’ironia tutta battutine e ammicchi lasciava ben presto spazio a un bildungsroman sentito e dai risvolti agrodolci (Seth Rogen fuori controllo escluso). Le citazioni e il fanboy-ismo diventavano lo scheletro su cui costruire un film toccante e realmente empatico con i suoi spettatori. La differenza con il resto delle produzioni indie a misura di hipster è semplice: prima di essere uno scrittore Ernest Cline è un vero talebano della cultura pop. E lo è da 39 anni, non dalla prima serie di Big Bang Theory. Tanto fanatico che i richiami metalinguistici per lui sono un automatismo incontrollabile. Se in uno qualsiasi dei film con Michael Cera l’ammicco è il motivo d’interesse di tante (troppe) scene, in Fanboys i ganci più intelligenti e sagaci sono relegati allo sfondo. Non a caso moltissimi sono andati persi con la traduzione in italiano. Dopotutto anche il più abile e colto dei traduttori non può conoscere a menadito ogni modo di dire o scelta lessicale legata all’immaginario delle ultime tre decadi. Cline evidentemente sì. Perché la sua non è un’infatuazione furba e disonesta. Il suo è vero amore. Di quello folle, incondizionato e pure un poco stupido.


Una volta chiariti questi punti sappiate che Player One è la stessa cosa, ma al cubo. Non è un romanzo che parla di videogiochi, giochi di ruolo o film per teenager anni ’80. E’ la versione cartacea di tutto questo. La sintassi, le scelte linguistiche, la costruzione narrativa. Ogni singola virgola di questo romanzo è mediata da uno di questi mondi. Per quanto vi possiate illudere di cogliere ogni possibile richiamo, probabilmente qualcosa vi sta sfuggendo. Come pensano i protagonisti, cosa gli succede attorno, le loro meccaniche sociali. Tutto deriva da altro. Anche se il target perfetto del romanzo sono over 30 colti e capaci di ricostruire la ragnatela di richiami testuali, le vicende del giovane Wade sono narrate con una prosa da young adult. La sensazione è di perdere 15 anni in un colpo solo, di vedere per la prima volta i Goonies o Explorers. Detto così sembra una palla mostruosa, ma in realtà c’è molto altro.


Nel futuro ricostruito da Cline la gente passa gran parte della sua vita in un mondo virtuale chiamato OASIS, costruito attorno all’immaginario di James Halliday, adolescente dei primi ’80, geniale programmatore di videogiochi e padre di questa nuova versione di Second Life (o WoW). Un bel giorno il megamiliardario muore e lascia tutti i suoi averi al primo che riuscirà a trovare l’easter egg nascosto nella sua creazione. Per riuscirci si dovranno superare una serie di prove ultranerd, a base di film recitati a memoria e partite perfette. Una sorta di Le 12 fatiche del piccolo grande mago dei videogames nella fabbrica di cioccolato.


Ci sarebbe da fare un discorso piuttosto profondo sullo scambio realtà finzione, anche a più livelli (pensate a Inception nell’immaginario piuttosto che nei sogni) e con spaventose analogie con la nostra realtà. Ci si potrebbe vedere anche una metafora non proprio consolante e accondiscendente del mondo geek. Ma non è quello il punto. Player One si legge alla velocità di un libro per ragazzi ma è filologicamente monumentale. Anche per chi non ha mai giocato una partita al coin-op sotto casa. La fusione tra fandom, narrazione e ricerca linguistica è perfetta. Le citazioni anni ’80 non sono una strizzata d’occhio al lettore appassionato di metanarrativa, ma una componente fondamentale dell’architettura di tutto il tomo. Se Ernest Cline non fosse realmente l’enciclopedia pop che millanta di essere avrebbe impiegato anni per scrivere le 600 pagine del suo romanzo d’esordio. Certe soluzioni e sfumature non nascono certo da un’infarinatura ottenuta con qualche click di Wikipedia, sono figlie della conoscenza e dal bagaglio culturale costruito in migliaia di ore perse tra fumetti, videogiochi, vhs e romanzi dalle copertine imbarazzanti.


E’ ironico come uno dei migliori lavori del filone post/meta/geek/… sia dato alle stampe in concomitanza con la conclusione di questa moda. Fosse uscito 5/6 anni fa sarebbe venerato come la Bibbia, mentre ora sarà etichettato come un’uscita tremendamente modaiola e dal fiato corto. Rimane comunque un documento di valore indiscutibile per poter capire, senza parodie o paternalismi, le meccaniche di uno stile di vita fin troppo familiare per alcuni e totalmente alieno per tutti gli altri.


4 commenti:

:A: ha detto...

"in concomitanza con la conclusione di questa moda"

E meno male. Meno male, meno male, meno male. Se c'è qualcosa di cui non sentirò la mancanza, sarà come lo definisci tu, il filone post/meta/geek.

The Passenger ha detto...

quoto

MA! ha detto...

Bho, mi sembrate un pò duretti. Come ogni corrente ha generato roba bella, che mi ha garantito ore di buonumore (tipo Player One e Fanboys), e roba terribile. Semplicemente adesso si sta esaurendo, come succede a ogni filone dopo 5/6 anni di sfruttamento intensivo.

odderflip ha detto...

secondo 0:25 mistral fucsia alert (Drive docet)