martedì 17 maggio 2011

Stiamo entrando nell'era dell'invisibilità?



Vuoi vedere che ha sempre avuto ragione il buon Snake Plissken? Alla fine del delirante 2013: Fuga da Los Angeles ci lasciava soli, al buio. Dandoci il benvenuto nel regno della razza umana. Oggi, ormai a metà 2011, mi guardo in giro e scopro che quell’obbiettivo non è troppo lontano.


Partiamo da quel formidabile indicatore di trend sociali che è il suono estremo. Sembrerà una forzatura o una provocazione a basso costo, eppure vi assicuro che dove arrivano le falangi più estremiste di questo genere (quelle che passano per tutte quelle case discografiche così minuscole e specializzate da guadagnarsi un minimo di esposizione solo nel momento in cui esplode il filone di cui si occupano) tutti gli altri ci arrivano almeno un paio di anni dopo. Prendiamo, a esempio, il fenomeno dei social-network.


Scegliersi un prodotto commerciale e pomparlo tramite i Facebook vari può richiedere impegno ma non certo un QI da fenomeni. Quando invece una schiera di 16enni riesce a far diventare il death-metal (seppur in chiave –core) un fenomeno di costume (ovunque tranne che in Italia, e per fenomeno di costume non intendo far esplodere una o due band. Intendo proprio cambiare il gusto comune) significa avere, nel bene e nel male, un bel po’ di talento. E se lo si fa quando certi meccanismi sono ancora sconosciuti ai colossi dell’industria l’impresa acquista un che di epico. Al di la dei gusti personali abbiamo quindi una vittoria su tutta la linea.


Anche da un punto di vista meno sociologicamente profondo i nostri metallari arrivano sempre prima di noi. Va di moda il look da skater inizio anni '90? Loro ci sono arrivati prima. Dobbiamo sembrare tutti dei boscaioli venuti dal Canada? Loro ci sono arrivati prima. Il disco deve andare in download gratuito e il formato fisico deve essere lussuosissimo? Loro ci sono arrivati prima. Non ho idea di come funzioni questa cosa, però ormai è qualche anno che ci bado e tutto mi torna sempre.


Cosa ci azzecca questo con Snake?


Ci azzecca perché nel giro di sei mesi siamo passati dalle band post-ironiche meta testuali (che per almeno 2 anni hanno rappresentato la parte più vitale e orgogliosamente esposta del metal, andando a raccogliere il timone perso per eccessiva serietà dai vari Hatebreed e Shadows Fall) a una situazione dove la cosa più simpatica che ho ascoltato nelle ultime settimane è una band chiamata Rot in Hell. Fino a un anno fa si faceva a gara a chi aveva l’artwork più colorato e divertente possibile (con tanto di mostri, scritte che colavano e colori fluo) mentre adesso uno come Justin Bartlett è l’illustratore più conteso dalle band di mezzo mondo (e ci mancherebbe, visto quanto è figo). Un salto pindarico dalle copertine patinate dedicate a teen-emo-deathsters tipo Carnifex, realtà magari musicalmente poco dotate ma con una capacità infinita di plasmare i media a loro uso e consumo, al rincorrere oscure band che sembra facciano di tutto per non essere trovate. Twitter inesistenti, profili Myspace fermi da mesi, uscite discografiche distribuite con il contagocce e per etichette impossibili (e infatti le varie Southern Lord e Relapse corrono ai ripari rilasciando ristampe o EP d’emergenza). Sfogliate i booklet dei lavori più importanti degli ultimi mesi. Simboli esoterici, roba astratta, fotografie di monti e/o boschi e/o ghiacciai (altra mania, ormai dilagata ovunque, partita da questi lidi musicali un bel po’ di tempo fa). Un fottuto medioevo. Di essere social non frega più niente a nessuno. Siamo tutti soli, illuminati da un misero fiammifero. O, ancora meglio, siamo divisi in gruppi minuscoli che si distinguono gli uni dagli altri per tratti distintivi di cui andiamo estremamente orgogliosi.


Tutto a un tratto si è smesso di ridere e ci si è chiusi in un guscio nero come la pece. Poi, mentre ascolto Lichtlærm/Minus.Mensch degli Alpinist e l’ultimo dei Weekend Nachos, mi rendo conto che anche nelle gallerie d’arte la tendenza è quella. Si è passati dall’arte di vendersi (tipo l'esplosione della street-art negli ultimi anni) all’arte di non farsi trovare. Ne ho parlato solo qui e qui sotto, eppure gli esempi si sprecherebbero. Poi non possiamo non parlare della nuova esplosione delle micro-fanzine. Fotocopiate in 50 copie, criptiche, non distribuite se non attraverso il web (vedi lo specialista Giorgio Di Salvo). Il successo non passa attraverso quanta gente parla della tua roba, ma da quanto si considerano fortunati i pochi che ne possono fruire. Siamo al passo successivo rispetto al meccanismo della tiratura limitata, ormai vicinissimi al concetto di pezzo unico. Come se io scrivessi un libro, lo inviassi a 1o persone e gli chiedessi di di bruciarlo una volta conclusa la lettura. Vi viene in mente un calcio nel culo più deciso e intransigente alla produzione di massa? La fruizione di cultura diventa atto mistico, oscuro nella sua ottusa incapacità di reiterarsi.


La via sembra segnata: sempre più radicali, sempre più chiusi. Dove si arriverà non ne ho la minima idea, però per adesso ha portato un sacco di roba davvero, davvero interessante. Godiamocela fino alla prossima onda.

3 commenti:

Manuel Colombo ha detto...

Troppa informazione coincide con nessuna informazione, una volta che siamo ben tutti connessi, tutti social, tutto condiviso con tutti, cosa resta se non gli oscuri simboli iniziatici di minuscole sette snob?

Ci sono sempre due impulsi culturali al rinnovamento: la voglia di distinguersi e la voglia di imporsi come modello da seguire.

Quando la grande idea iniziatica si impone così tanto da diventare di massa si parte con una nuova idea.

Oggi che tutto è velocizzato e i nuovi trend si massificano con la velocità della rete, le nuove individualità devono rallentare a dismisura la loro diffusione, tendendo all'invisibilità.


Tutto questo per dire che sono d'accordo.

Watanabe ha detto...

Quando un nuovo mezzo di comunicazione come FB raggiunge il picco di popolarità, la discesa è inevitabile. Molti studiosi di media concordano che dalla facilità di comunicazione attraverso un nuovo mezzo, si passa poi all'overload d'informazione di questo che lo rende inutilizzabile.
Il trend è visibile a tutti. Create un evento su fb inviatelo a 3000 fan, risultato? 20 parteciperò, 2900 non ha risposto.

Per quanto riguarda il vendere e proporre un prodotto. Con le case piene di roba, dove non buttiamo via niente, l'oggetto raro o di chiaro valore è l'unico che c'interessa.

Snake è lontano ma forse non cosi tanto.

MA! ha detto...

Che dopo, non so se si è capito dal post, a me tutto questo cambiamento piace da morire. Prima mi mandava fuori di testa il ragazzetto in culo al mondo che raggirava l'ufficio marketing della Universal dal pc di casa sua, adesso che è diventata pratica comune mi affascina quello che fa esattamente la cosa opposta. Per quanto uno si possa lamentare i nostri sono tempi decisamente stimolanti.