lunedì 6 ottobre 2008

Shoot'Em Up di Michael Davis (US/2008)


Nella sua assoluta idiozia Shoot‘Em Up nasconde più di un colpo di genio. Prodotto che nasce e si regge sull’incrocio di rimandi e linguaggi, traguardo ultimo di una tendenza autodistruttiva verso la completa cannibalizzazione dell’immaginario collettivo, il lungometraggio di Michael Davis mette le cose in chiaro fin dalle inquadrature d’apertura. Un primissimo piano di scuola spaghetti western, un duro lercio e trasandato occupato in un banchetto a base di caffè e carote. Inconsciamente il protagonista si definisce nella nostra testa come un incrocio tra Clint Eastwood (e infatti più volte durante il film Clive Owen viene apostrofato come “l’uomo senza nome”) e Bugs Bunny, lasciandoci intendere cosa ci aspetterà nei prossimi 80 minuti. Dopo una manciata di secondi piombo e sangue stanno già saturando il nostro sguardo, fino all’epifania del titolo: Shoot’Em Up. Un rimando ben preciso alla famiglia più feroce delle arti video ludiche, una dichiarazione d’intenti che richiama i vari Contra e Metal Slug a numi tutelari di un’azione gratuita, senza sosta e che fa del bodycount a tre cifre un simbolo da sbandierare con orgoglio. E non è un caso che tutto il film non è che la riproposta della scena più famosa del cult Hard Boiled di John Woo, spalmata sul minutaggio di un lungometraggio e irrobustita/diluita dal tipico gusto da baraccone US. Un cartone animato ultraviolento, eccessivo sotto ogni punto di vista, che si prende il lusso di rileggere una delle sequenza fondamentali della chiave di volta Django (Sergio Corbucci/1966) e di restituirla alle nuove generazioni innestata con l’idealizzazione dell’heroic bloodshed, l’umorismo della Rockstar Games e il gusto dell’eccesso patinato tipico dello splat pack. Il risultato fa tabula rasa di ogni nozione narrativa, basando lo sviluppo della trama su intuizioni sospese tra idiozia e sottile presa in giro del lavoro di sceneggiatore a Hollywood.



Tutto qui, il resto si muove tra i Motorhead e le tette della Bellucci, tra una battuta su quanto sono scontati gli action movie e uno sproloquio più che inutile. Peccato per la tecnica registica non eccelsa di Michael Davis, incapace di portare a fondo la riflessione sul noir cantonese proprio per una padronanza del mezzo cinema che non sfiora neppure le vette di Johnnie To, Ringo Lam, Patrick Yau, Alan Mak e dello stesso John Woo. Siamo comunque lontano da videoclip e accelerazioni digitali, dell’eclettismo un po’ stupido alla Crank o dalla confusione di un Michael Bay qualsiasi. E per una volta, tanto basta.
Person Michael Bay
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5 commenti:

Giangidoe ha detto...

L'ho visto con mio padre, ma lui non è sembrato molto convinto. Io sono decisamente più accomodante...

PS: Se decidessi, in futuro, di spendere due parole su HELLBLAZER: FIGLIO DELL'UOMO, che hanno ristampato da poco (anche se tu lo avessi già letto), mi daresti senz'altro un'autorevole opinione da poter girare alla mia metà per convincerla ad iniziare a leggere Hellblazer proprio da lì.
Ci farai un pensierino, vero ;)

PierZ ha detto...

decisamente grazie dei complimenti!

a novembre dovrebbe uscire un mio fumetto autoprodotto, se ti piace il mio stile non mancherò di spammare un commento di marketing a tempo debito ;)

sul film, invece, dico che mi hai fatto venire voglia di spararmi una serata planet terror + shoot'em up + tante moretti da 66cl

saluti
Pierz

Fabrizio ha detto...

Beh, mi intriga anche solo per l'esperimento...

Fab

MA! ha detto...

@Giangi: sabato recupero, leggo, e commento. Abbii fiducia. Non ho ancora recuperato Nuclear Winter perchè su youtube manca. Però ho scoperto uno spot della Barilla diretto da Lynch. Un incubo.

@Pierz: una copia del fumetto è già prenotata. In caso di autoproduzioni non si parla di spam ma di supporto. Quindi avanti senza problemi. La serata è da lacrime.

Giangidoe ha detto...

Gli spot di Lynch sono quasi tutti inquietanti.
E' vero, però, che molti su Youtube mancano. La vera risorsa, in questo caso, è decisamente il Mulo.