Se The Horseman fosse durato un quarto d’ora in meno se ne starebbe già parlando come di un caposaldo del rape’n’revenge più ruvido e intransigente. Anche se il genere si presta parecchio al ritmo lento e insinuante (si veda Rolling Thunder o Thriller – A Cruel Picture) la discesa all’Inferno del povero Christian soffre di cali di tensione impossibili da ignorare. La natura schematico/maniacale della vicenda (esecuzione - ritorno all’umanità - esecuzione - ritorno all’umanità - …), unita a una messa in scena lercia e minimale, rischia di appesantire la visione, già di per sé provata da alcune delle scene più crudeli del cinema recente. Perchè una volta chiarita la questione ritmo, infatti, non rimane che autentico cinema del dolore e del corpo flagellato.
Peter Marshall, IMMENSO, interpreta un padre recentemente colpito dal lutto della figlia. Ancora stordito dal dolore della perdita, avvenuta per overdose, riceve una VHS anonima. A questo punto la prima intuizione geniale del regista Steven Kastrissios: nessun tipo di tortura o di società segreta, semplicemente un video pornografico dove la ragazza, in evidente stato confusionale, subisce i soprusi di quattro uomini. Il pugno nello stomaco sta proprio qui, nel fatto che simile materiale sia alla portata di tutti. In maniera legale e gratuita (grazie a Internet). Sulla progressiva scomparsa del sesso dalla pornografia si sono letti decine di articoli e saggi interessanti (a memoria il primo a parlarne fu Warren Ellis un paio di anni fa, sul suo blog), naturale quindi che prima o poi l’argomento sarebbe diventato la base su cui costruire un teatrino della carne violentata. Vedere un padre gettare furibondo le ceneri della sua stessa figlia nell’immondizia fa più male di qualsiasi scortificazione o doccia di sangue. E peccato che questo sia solo l’inizio.
The Horseman è un film brutale, che parte dalla realtà per rimanerci più o meno piantato (qualche licenza poetica c’è) per tutta la sua durata. Fotografia spenta, gestione della macchina da presa che pare concepire solo piani fissi o movimenti a schiaffo e un commento musicale composto da una manciata di note diluite in un mare di desolazione ne tratteggiano i confini. Poi è un trionfo di pinze, fiamme ossidriche e martelli. Nessun eccesso coreografico, frase smargiassa o metafora della redenzione. L’Apocalisse (si parla sempre di un horseman, dopotutto) è un gioco dove non vince nessuno, dove non si possono limitare i danni e da dove non ci si può ritirare. Evitato anche il rischio di moralismo facile, mantenendo dramma e tensione a livelli impossibili. Senza mettere sul banco dell’inquisizione la pornografia (ci viene ricordato che sono le ragazze stesse a scegliere questo tipo di vita) il tanfo di squallore e disumanizzazione rimane comunque appiccicato addosso, assieme al ricordo di sguardi balordi e voci spezzate dagli spasmi.
Piccola nota extrafilmica: secondo chi scrive il sesso non sta scomparendo dalla pornografia, semplicemente si sta frocizzando di brutto. Nulla in contrario al mondo queer (anzi, chi legge queste pagine sa quanto ci sia legato) però vedere che nel 2010 c’è ancora gente bisognosa di questi espedienti per sfogare la propria sessualità è un tantinello triste.
6 commenti:
mi incuriosisce il discorso sulla frocizzazione del porno, puoi tornarci su in futuro?
Guarda, non è che ci sia molto da approfondire. Semplicemente mi pare che partendo da una sistematica eliminazione della femminilità sia arrivati a una misoginia sempre più virata all'ipervirilità. Se prendi il lavoro dei due grandi misogini del cinema contemporaneo (Paul Verhoeven e Takashi Miike) ti accorgerai che il sottesto gay è sempre presente nei loro film. Detto in altre parole: sempre meno fiche, sempre più cazzi. Attaccati a uomini muscolosi e depilati ossessionati dal sesso anale. Disposti a strusciare il proprio membro a quello di un altro uomo pur di entrare nello stesso buco. Se non è gay una cosa così! Basta considerare il numero di video "etero" con titolazione riferita alla dimensione dei peni coinvolti nella scena per capire che l'asse dell'attenzione si stia spostando. In direzione gay.
@MA!: c'hai ragione, purtroppo.
E ti dico la mia.
Miike utilizza a tutto fuoco l'ingrediente GAY/misogino per amplificare il livello di degrado sociale in un mondo mostruoso e fuori controllo (triad society) nel filone pulp e l'incomunicabilità fra sessi opposti, il reciproco terrore e la conseguente violenza nel filone horror-weird (audition, visitor q, ichi, gozu, al confine fra i due generi).
Il sesso maschile è l'unica ancora di salvataggio per l'uomo all'interno di una società seviziata a colpi di mannaia, in quanto individuo SIMILE e col quale instaurare un'empatia. Persino il dialogo/confronto fra nemici è più facile di quello fra uomo e donna (rainy dog, dead or alive) a meno che l'antagonista non sia esso stesso completamente immerso nel flusso della degenerazione quotidiana e quindi mutato, "alieno" (i ragazzini killer di DoA2, così schifosamente alieni e depersonalizzati seppur con alle spalle la stessa storia dei due protagonisti).
per il resto l'ingrediente gay a 360 gradi è buono giusto giusto per i film di ozpetek. e non è mica bello, per i gay soprattutto!
per fortuna ci sono film come the horseman che possono rimettere in pari i piatti della bilancia.
Grande Greg, mi aspettavo una tua bacchettate e invece per una volta mi dai il nulla osta sul discorso queer. Sul discorso pornografia aggiungo una cosa: Jenna Jameson è diventata la più famosa (e remunerata) pornostar di sempre con un repertorio da erotico spinto. Dove sta la differenza? Nel fatto che era femmina (anche in senso stereotipato, tipo le gigatette) fino al midollo e lo sapeva benissimo.
Concordo anche su The Horseman, esempio perfetto di cinema realmente testosteronico. E infatti nessuna smargiassata, frase a effetto o trovata da real american hero (anche se il film è australiano). Il testosterone è inversamente proporzionale alla quantità di fronzoli che trovi lungo il percorso da punto A a punto B. Si prenda per esempio "Io vi troverò": in conclusione alla mitica telefonata Liam Neeson non si spreca in minacce del tipo "vi farò pentire di..." o altre burinate simili. Semplicemente chiude con un un "vi troverò e vi ucciderò". Secco, brutale, risoluto.
e cmq a me piacciono pure le pornostar maschiacce: belladonna, stoya, katsumi, taylor rain, stockley, schwartz...
gagging
mascara in colata libera
carni candide
ani devastati
something to live for
grazie a entrambi per l'approfondimento, il discorso sul rapporto tra estetica porno e cinema "mainstream" lo trovo molto interessante e sfaccettato.
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