Ma alla fine i Daughters sono un gran gruppo o semplicemente quattro bifolchi casinisti? Questa più o meno la domanda che ci si pone fin dal loro debutto, quel Canada Songs (licenziato da Robotic Empire) causa di buona dose di confusione all’epoca della sua uscita. Si potrebbe dire che la loro proposta si componga unicamente di rumore, ritmiche sbilenche e chitarre liquide. Vocals tanto sguaiate da fare a gara con i Locust e un immaginario al retrogusto di anfe e benzedrina. Un gran casino spacciato per postgrindnoisemathcore, insomma. Basta aggiungere un suffisso all’etichetta e tutto trova la sua giusta dimensione. Eppure non riesco neppure a immaginare quanto possa essere complesso comporre, suonare e registrare musica così arzigogolata e priva di appigli. Molto più estrema dell’ultima death metal band est europea, completamente slegata dai parametri di buon gusto e ragionevolezza. Impossibile da godere, affascinante come solo il perturbante può essere. Un disco che richiede assoluta concentrazione per tutta la sua durata, senza la garanzia che alla fine ci si senta soddisfatti. Anzi, probabilmente sarete nervosi e spazientiti. Senza punti di riferimento per capire se quello che avete subito vi possa piacere o meno. E allora lo riascolterete, ancora indecisi tra 0 e 10.
1 commento:
si è vero spiazzano parecchio ma io l'ultimo me lo godo per intero e a diversi giri continui, è roba difficile ma non difficilissima, è noise-rock pompatissimo e aggiornato con dei suoni belli compressi, insomma una goduria
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