lunedì 16 febbraio 2009

XX di Kenta Fukasaku (Jap/2007): la sovversione del gender horror




Da quanto tempo si sente parlare di sovversione dei generi? Moltissimo. Quanti sono gli esempi pienamente riusciti di tale raffinata tecnica? Molto pochi. Ma per fortuna che c’è Kenta Fukasaku. Il figlio del Maestro si ripresenta ancora una volta con un film imperfetto, ma dalla potenza deflagrante impareggiabile. Sia dal punto di vista politico che linguistico.



XX parte come tipico horror rurale. Due amiche si ritrovano in un villaggio sperduto, circondati da personaggi sempre più bizzarri e inquietanti. Un flash improvviso ci aggiorna sulle orribili abitudini del posto: legare fanciulle indifese a gambe aperte (trasformandole in oscene X di carne e ossa) per poi mutilarle in maniera atroce (privandole di una gamba e rendendole quindi Y, tenete a mente questo particolare). A questo punto diverse anomalie incominciano a insinuarsi, in maniera molto molto sottile anche per il più smaliziato degli spettatori. Leggendo tra le righe, astraendo il plot e riducendolo a uno scheletro si arriva ben presto alla soluzione: quello che stiamo guardando non è un horror ma una ricostruzione filologicamente perfetta (al millimetro) di una commedia rosa da adolescenti. Prima della fine ogni buco di sceneggiatura verrà tappato da qualche risvolto ascrivibile al genere, quindi rancori, equivoci, tradimenti o cotte passeggere. Il cellulare (accessorio da teenager per eccellenza) acquista un’importanza vitale per ogni aspetto del film, arrivando a essere citato in ogni titolo dei vari capitoli e divenire chiave di volta dei raccordi di montaggio più importanti. Conclusione esplosiva a base di risatine, riappacificazioni e canzonette jpop. Il tutto senza dimenticare che XX è, a livello superficiale, un horror tesissimo e splatter. Novanta minuti ricchi di scene action dalla regia più che solida e occasionali puntatine nel classico immaginario da manga a cui Kenta ci ha abituato da sempre.



Il regista nipponico continua a stordire per la quantità di tematiche e stratificazioni che riesce a dare ai suoi film. Politicamente estremo (tutto Battle Royale 2), abilissimo nel trattare argomenti serissimi attraverso la lente deformante della cultura kawaii (Yo Yo Girl Cop), talmente carico di foga e rabbia da aver mancato ancora una volta il capolavoro. XX si pone anche come riflessione sulla confusione dei sessi. Si veda il genoma XX del titolo, dove ogni X è associata da alcune scelte grafiche a ognuna delle protagoniste, che rischia di diventare XY per esigenze di plot. Oppure come il cliché di un genere puramente maschile si misceli a un filone tradizionalmente legato al pubblico femminile (la commedia rosa), senza contare la miriade di altri riferimenti a una concezione obsoleta di gender disseminati per tutta l’ora e mezza del film.



Fukasaku rimane forse l’unico regista totalmente pop della nostra generazione, un giocattolaio dallo sguardo cinico e tagliente sulla nostra realtà. Uno dei pochi autori “impegnati” capaci di muoversi esclusivamente in un contesto d’intrattenimento e di genere, sovvertendolo dall’interno e trasformando una dolce caramella in una bomba al veleno. Con la sicurezza che, quando noi vomiteremo disgustati, lui sarà lì a deriderci.




4 commenti:

Faust VIII ha detto...

Gran bella recensione...Mi hai fatto venire voglia di vederlo!

Giovanni Lembo ha detto...

...questo mi manca proprio!! Ho adorato sia BR2 che Yo-Yo, per cui mi aspetto grandi cose anche da questo film!

MA! ha detto...

BR2 è il film definitivo. Io lo adoro, non c'è nulla che non mi piaccia. Se sai cosa guardare è di una cattiveria infinita.

Giovanni Lembo ha detto...

Non posso che essere d'accordo, quando uscì una certa critica lo demolì paragonandolo al primo del padre, io non ho mai capito tutto questo accanimento: è un'opera fondamentale, non solo cattiva, ma sovversiva e anarchica.