Qui un articolo che ci aggiorna sulle recenti traversie legali del noto tracker The Pirate Bay. Vi ricordo che il sito in questione non è una delle solite fisse da nerd, ma un'installazione artistica totalmente devota alla libertà d'espressione e alla soppressione del copyright. Che sono due cose buone e giuste. Se mi compro un dvd compro un dvd, non il film che c'è inciso sopra. In qualunque caso i nostri svedesi preferiti hanno ancora parecchie frecce al loro arco, tipo la loro nuova iniziativa Spectrial. Dall'unione tra spectacle e trial. C'è bisogno di aggiungere altro?
8 commenti:
mmmmmmmh
dovremmo dedurre che torrent è meglio del mulo?
mi spiace ma non riesco a pendere l'argomento seriamente...
Non saprei. Sul diritto d'autore ho sentimenti e idee constrastanti.
Da un lato sono convinto che le modalità di fruizione delle opere mediatiche -in primis film, serie e musica- debbano essere aggiornate ai tempi e alle tecnologie attuali (che permetterebbero senz'altro tempi e costi mooolto più popolari); dall'altro non credo che sia giusto distruggere il diritto d'autore in quanto tale perchè se non si tutela l'opera di un artista garantendogli un ritorno economico adeguato, probabilmente a lungo andare anche il suo stimolo alla creatività verrebbe sfruttato.
Penso che il copyright vada reinventato più che soppresso.
In che modo, non saprei. Ma ci penso stesso.
E nel frattempo, mi guardo Lost 5x05 ;)
Pardon, prima volevo scrivere "frustrato", non "sfruttato".
Il concetto di sfruttamento credo che, comunque, sia stato un suggerimento freudiano all'azione delle case di produzione.
Il ritorno economico lo deve dare l'aspetto materiale dell'opera, non le idee che ci sono dentro. Penso al cinema: ci guadagno con l'uscita in sala (introito mai stato intaccato dalla pirateria) e con il dvd, sempre che questo sia confezionato da Dio (bastano anche delle grafiche eleganti) e farcito di extra che non posso trovare altrove. Se voglio il film liscio me lo scarico. A collezionare amaray da 4 soldi impacchettate in cover modello Photoshop for dummies ci penso un'altra volta. Le idee e la creatività non hanno prezzo, i supporti sì.
Sono d'accordo sul discorso generale.
Io stesso non compro facilmente un film in dvd se non ha qualche extra e -soprattutto- doppio audio con doppi sottotitoli.
Penso però che anche l'opera "liscia", persino quando gli extra non li può strutturalmente avere (penso alla musica, ai videogame o a film e telefilm "minori" per i quali è già difficile trovare qualcuno che li editi in dvd) abbia comunque un valore di per sè. Che poi questo valore sia tradotto in un prezzo -magari arbitrario o elevato- è un altro paio di maniche. E questo prezzo, tra l'altro, le case di produzione cercano sempre di slegarlo dal costo effettivo del solo supporto fisico o del packaging (che da solo sarebbe ridicolo), giustificandone il livello -spesso alto- con fattori come la domanda, la rarità, il costo dei diritti, della distribuzione, ecc.ecc. E quando parlo di costo dei diritti, mi riferisco soprattutto a cose che mi hanno spiegato sul mercato dei fumetti.
La domanda quindi è:
d'accordo che un cofanetto succulento giustifichi una spesa ragionevole;
ma se uno arriva a possedere qualcosa che non ha "pagato" fisicamente, seppure nella sua versione nuda e cruda (ma comunque di buona qualità, come può essere un dvdrip perfetto preso dal web), e che verosimilmente non avrebbe sempre motivo di comprare in un supporto fisico "originale", come si configura rispetto al danno economico reale all'artista o alla Casa di produzione?
Ma soprattutto: possibile che debba esserci un aut-aut fra i due modi di fruizione, piuttosto che un adeguamento serio ai nuovi media e alle nuove richieste?
A questo proposito, ho trovato molto interessante questo post:
http://sonovivoenonhopiupaura.blogspot.com/2009/02/ah-se-potessi-vedere-ora-quel-film.html
Del resto, si tratta senz'altro di un tema molto interessante, e ci sarebbe davvero un fiume di cose da considerare. Molte delle quali, di sicuro, ancora ignoro o sottovaluto.
Concludo però esprimendo qualche dubbio sul fatto che gli introiti delle uscite in sala non siano stati intaccati dalla pirateria: non nego che siano cambiate le modalità e i tempi di fruizione cinematografica un pò dappertutto, ma non mi sentirei di escludere che l'alternativa del download abbia avuto (e stia avendo) il suo peso...
Come al solito il buon Giangi si conferma persona dotata di intelligenza e buon senso. Io stesso fomento la pirateria ma ho la casa piena di dvd, cd e materiale originale. Perchè l'aspetto tattile ed emotivo delle proprie passioni non può essere abbattuto. Io non scaricherò mai un fumetto, perchè adoro la carta e le sensazioni che mi da. Questo per dire che la pirateria non danneggerà mai il mercato, perchè uno che è interessato a un film o un disco lo compra. Non importa quanto sia facile scaricare. Quello che mi da fastidio è la propaganda anti sharing costruita su basi inventate (sullo stesso blog ch tu mi segnali ho trovato dati che dimostrano come la pirateria aiuti il commercio, piuttosto che danneggiarlo, creando nuovi fan e allargando lo spettro d'interesse). Pirate Bay è una provocazione, perchè per far capire ai distributori quello che tu mi hai spiegato in poche righe quello ci vuole. Comunque grazie per gli spunti di riflessione, impeccabili come al solito.
Lo spunto me l'hai dato tu, quindi sono io a dover ringraziare te. ;)
E comunque sono pienamente d'accordo sul culto fisico del prodotto mediatico o artistico: il possesso dell'oggetto fisico, del "manufatto mistico" (come mi piace dire da quando leggo John Doe) è decisamente imprescindibile per gli amanti di un artista o di un fenomeno particolare.
Ed è il motivo per cui, dopo aver scaricato ed ascoltato IN RAINBOWS dei Radiohead (a 3 giorni dal lancio in rete) avevo comunque la sensazione che mi mancasse qualcosa...
Sei la dimostrazione migliore di quanto stiamo dicendo: chi scarica per non comprare probabilmente non avrebbe comprato lo stesso.
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