Come Rich Koslowski abbia potuto concepire un’idea simile rimarrà per sempre un mistero. Nonostante questo rimane il fatto che Quattro Dita è un capolavoro nonché un esempio unico di mockumentary su carta. Maneggiando in maniera impressionante il linguaggio e i ritmi televisivi (si veda l’introduzione che precede i credits del volume) il risultato è esattamente quello che Warren Elllis riporta in quarta di copertina: Chi ha incastrato Roger Rabbit? diretto da Oliver Stone.
Il pregio più grande di questo fumetto rimane infatti la tangibilità e il realismo che permeano ogni pagina, nonostante il tema di questa indagine sia ben aldilà dell’assurdo.
L’incredibile ascesa dal nulla di Dizzy Walter e del suo socio cartoon Rickey Rat viene sviscerata attraverso interviste a vecchie glorie dei disegni animati e a collaboratori del produttore e regista. Ne emerge un ritratto ben lontano da quello che il pubblico potrebbe immaginare. Un mare di oscurità e compromessi per poter accedere a un mondo di lustrini e pailette.
Il cinismo la fa da padrone, impregnando ogni testo con un distacco gelido e spietato. Tracciare un parallelo con una realtà vecchia quanto l’industria dello spettacolo è un gioco al veleno che fa divertire con un cinico sorriso stampato sulle labbra. Siamo lontani da certo umorismo crasso (ma innocuo) con cui Peter Jackson imbeveva il suo Meet the Feebles, qui le stilettate fanno veramente male. Con nostra grandissima gioia.
Il pregio più grande di questo fumetto rimane infatti la tangibilità e il realismo che permeano ogni pagina, nonostante il tema di questa indagine sia ben aldilà dell’assurdo.
L’incredibile ascesa dal nulla di Dizzy Walter e del suo socio cartoon Rickey Rat viene sviscerata attraverso interviste a vecchie glorie dei disegni animati e a collaboratori del produttore e regista. Ne emerge un ritratto ben lontano da quello che il pubblico potrebbe immaginare. Un mare di oscurità e compromessi per poter accedere a un mondo di lustrini e pailette.
Il cinismo la fa da padrone, impregnando ogni testo con un distacco gelido e spietato. Tracciare un parallelo con una realtà vecchia quanto l’industria dello spettacolo è un gioco al veleno che fa divertire con un cinico sorriso stampato sulle labbra. Siamo lontani da certo umorismo crasso (ma innocuo) con cui Peter Jackson imbeveva il suo Meet the Feebles, qui le stilettate fanno veramente male. Con nostra grandissima gioia.
Associazione Culturale Prospettiva Globale
Person Peter Jackson
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3 commenti:
Che figata!
Si candida ad essere una delle graphic novel più interessanti (e costose, ahimè!) degli ultimi mesi.
Verrà anche il suo momento...
Investi senza problemi, ne vale pena.
Già solo leggendo queste poche righe questo volume si presenta molto molto intrigante!
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