giovedì 26 giugno 2008

The Girls Rebel Force Of Competitive Swimmers di Kôji Kawano (2007)

The Girls Rebel Force Of Competitive Swimmers non è che un film mediocre, concepito per arrivare agli spettatori direttamente in video. Proprio come i tanti prodotti sospesi tra horror e sexploitation che invadono quasi quotidianamente il mercato nipponico, ripagandosi il basso budget investito nelle riprese puntando unicamente sul mercato interno. E proprio qui sta il punto di ri(n)voluzione.



Come già precedentemente espresso pare che ultimamente si stia identificando come tipico prodotto della cinematografia del Sol Levante uno sterile pastone composto da suggestioni baracconesche dal vago retrogusto fumettistico ed emoglobina a litri. Nulla di più lontano dalla verità. E, forse, nulla di più offensivo nei confronti di una cultura del cinema che ha sempre saputo alternare eleganza, ricerca e senso del bizzarro.



Quello che manca a tutti i Meatball Machine e Machine Girl del mondo è quella sincerità e quella totale mancanza di ipocrisie che fecero grande un certo cinema che fu. Senza allontanarsi troppo dalla nostra nazione era lo stesso Aristide Massacesi, Signore incontrastato del bizzarro in suolo italico, a ribadire spesso questo concetto. Non a caso se si dovesse scegliere un cineasta nostrano da affiancare a certi estremismi tipici dell’eroguru la scelta ricadrebbe senza ombra di dubbio proprio sul Nostro.



Tornando a The Girls Rebel Force Of Competitive Swimmers è opportuno affermare che il confronto con capisaldi del sex’n’violence al livello di Violated Angel, autentico capolavoro diretto da Koji Wakamatsu nel 1967, o dei picchi più alti del folle Teruo Ishii è improponibile. Qui siamo dalle parti dello zombie movie ad ambientazione liceale, per 78 minuti di pellicola farciti da frattaglie, erotismo molto spinto e recitazione fuori da ogni canone di valutazione. Fotografia ricercata (il punto più tecnicamente alto dell’insieme) e una manciata di soluzioni narrative accattivanti non bastano a elevare il film in questione a cult o comunque must see. Quello che fa la differenza e che rende interessante quest’accozzaglia di adolescenti nude e motoseghe è la miopia verso l’estero, l’identità cristallina di una pellicola (pardon, un video) nata e concepita per l’otaku e il voyeur nipponico, non per il nerd statunitense o europeo (e infatti tutte le altre pellicole contemporanee trattate nell’articolo sono coprodotte dall’americana Media Blaster, questa no). Comprensibile che l’hype intorno a The Girls Rebel Force Of Competitive Swimmers sia stato di molto inferiore a ragazze mitragliatrici e alieni splatter. Il fattore sesso gioca un ruolo decisivo in questa strategia, ponendosi come ingrediente indigesto per il puritano (ma fintamente trasgressivo) scenario occidentale. Detto in altre parole, allo spettatore horror occidentale piace il sangue a fiumi, ma appena vede una figa abbassa lo sguardo e smette di fare lo smargiasso.



In qualunque caso pollice su per le magnifiche tette della protagonista, al vento con una frequenza che pare fare gara con il pube della Gemser in Emanuelle. Anche se non siete giapponesi.

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