Avevo già parlato del grande Benjamin Marra in occasione della pubblicazione del suo web comic Zorion the Swordlord (magnifico, l’unica vera alternativa – anche se meno ignorantemente parossistico - al Prison Pit di Johnny Ryan, il fumettista amato dal pubblico che lui stesso detesta). Nei giorni scorsi ho terminato la lettura anche di tutto il resto dell’opera omnia del Nostro e vorrei spendere qualche parola su quella che è a oggi la sua creazione più complessa: Night Business. Per rigore di cronaca segnalo che, quando il pacco con i miei fumetti è partito da Brooklyn, il nuovo Lincoln Washinghton: Free Man! non era ancora uscito. E da quanto si legge in giro parrebbe proprio il lavoro della maturità – nel senso che per una volta si va a parare in territori quasi seri - di Benjamin. Facciamo quindi finta che io non ne sappia nulla e concentriamoci sui primi quattro numeri del fumetto più anni ’80 che mi sia capitato di leggere ultimamente.
Night Business sfrutta – pur essendogli antitetico come stile e intenti - gli stessi meccanismi comici del film di Capitan America (quello nuovo, non quello di Pyun). Fa sorridere non perché c’è la battuta, ma perché tutto è tanto tipicizzato da rendere la parodia (o l’omaggio) sottocutanea. Il film di Joe Johnson è un polpettone dove nessuno offende nessuno e la via per il cinema spettacolare passa dalla riproposizione filologicamente manicale di una scena de Il Ritorno dello Jedi (l’inseguimento, ma dovreste saperlo già). A modo suo è perfetto: gratuito e inoffensivo come era una volta la tv dei ragazzi. Il Capitano ci crede tantissimo e non ride praticamente mai. Fa solo il suo dovere pestando cattivoni privi di profondità. Quasi una caricatura del bel cinema d’avventura di una volta, ma senza battutacce a rovinare l’atmosfera (cosa che nei Vendicatori – con Joss Whedon abilissimo a creare situazioni da action hero moderno in cui far muovere un eroe pulp anni ’40, educato anche quando appeso fuori dall’eliveivolo - funziona ancora meglio). Alla stessa maniera Night Business basa tutto il suo fascino sulla riproposizione di certe atmosfere grim & gritty da cinema urbano dei primi anni ’80. Non parliamo di un finto-grindhouse girato da Rodriguez, ma di uno straight-to-video girato in Romania con un budget da filmino della Comunione e una sceneggiatura recuperata dai cassetti della Cannon. Non c’è un momento comico in quattro numeri, eppure la poetica di Marra è talmente perfetta nell’adattarsi a un immaginario ormai mitologico da farti sorridere per tutto il tempo della lettura. Anche se si parla di stupri, sette segrete, giustizia sommaria e donne sfregiate assetate di vendetta.
Night Business è genere purissimo. Di quello sempre uguale a se stesso, eppure generoso nel riservarci ogni due/tre pagine una trovata sopra le righe. Esattamente quel tipo di intrattenimento che pare destinato all’estinzione, affogato in un mare di contaminazioni, ammiccamenti e ipocriti tentativi di elevare i generi (come li riconosci? Dal fatto che il regista/scrittore non ha mai visto/letto nulla del filone, ma pensa comunque di capirlo. Alla faccia di chi ci ha bruciato ore e ore).
Il tratto di Marra è legnoso, scoordinato, grottesco e sgradevole. “Perfetto”, se si vuole usare una sola parola. La stampa – autoprodotta - su carta economica (di quella giallognola) fa il resto. L’esperienza è completa. Si è più felici di tutti i difetti di un Night Business che di mille leccate di tanti prodotti impeccabili, eppure privi di quella visceralità che ti fa tornare bambino. Perché la fanciullesca assenza di pretese, se affiancata a una compattezza di poetica da bulldozer e a qualche colpo di genio (indispensabili e irrinunciabili, in ogni lettura/visione), rimane una cosa a cui rinunciare è un crimine.
4 commenti:
"ipocriti tentativi di elevare i generi (come li riconosci? Dal fatto che il regista/scrittore non ha mai visto/letto nulla del filone, ma pensa comunque di capirlo. Alla faccia di chi ci ha bruciato ore e ore)."
Grande. Questa la vorrei tanto tatuare in fronte a qualche stronzo.
Lincoln Washington è
quello che sarebbe stato Django Unchained se a Tarantino non fosse cresciuta la fica.
Un po' preventivo come giudizio(d'altronde non ho fruito di nessuna delle 2 cose) ma secondo me non troppo lontano dalla realtà :-P
@A: Però con aghi della grandezza dei ferri da maglia, però.
@Slum: El Taranta deve stare attento, visto che questa volta gioca con il mio film preferito di sempre.
Questo comic mi intriga. Le copertine poi mi ricordano robe alla "Streets of rage" o giu di li...
aaah... bei tempi quelli... dove ogni locandina dei film di Schwarzenegger era disegnata e c'era il suo faccione gigante con sguardo truce!
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