mercoledì 7 dicembre 2011

Pagine serie: Il Memoriale della Repubblica di Miguel Gotor (Einaudi/2011)



Poche righe per consigliare un titolo che poco c’entra con gli argomenti solitamente trattati su queste pagine, incapaci di essere tanto neri e terribili quanto le pagine di cui vado a parlare. Il Memoriale della Repubblica di Miguel Gotor cerca di ricostruire, attraverso una ricerca che tira in ballo una mole immensa di riferimenti, l'iter delle pagine scritte a mano (e successivamente fotocopiate e battute a macchina) da Aldo Moro nel corso della sua prigionia. Un documento su cui si sono fatte tutte le supposizioni possibili, cercando in ogni modo di capire quante possano essere le pagine mancanti e (soprattutto) cosa ci potesse essere scritto di così sconvolgente. Uno dei grandi misteri d’Italia.


La triste vicenda è così incredibile da sembrare in più frangenti la trasposizione in prosa di un film spionistico, con tanto di organizzazioni sempre più sotterranee, cattivi amorali e macchinazioni internazionali. Peccato che sia tutto vero e riguardi la storia della nostra nazione. Dal 1978 a oggi sono passati più di 30 anni, eppure in quel dedalo di insabbiamenti e decisioni Machiavelliche ci si può leggere un ritratto del nostro paese perfetto anche per i nostri giorni. Tanto per dire quanto lo sviluppo della nostra società si sia bloccato in un frangente che pare dilatarsi all'infinito.


Miguel Gotor fa l’impossibile rendendo appassionante e scorrevole un tomo di oltre 600 pagine composto per lo più da nomi, date, stralci di documenti giuridici e riferimenti alla politica del periodo. Il ritmo di lettura è appesantito solo dalla sua maniacale precisione nel voler far quadrare ogni osservazione e nel contestualizzarla nella maniera più oggettiva possibile. In questo senso il lavoro dell’autore è straordinario, raccogliendo in una forma fluida e godibile anni e anni di ricerche su argomenti non proprio appetibili per il grande pubblico (me compreso).


Il Memoriale della Repubblica può essere letto in vari modi. Indignandosi per la gesta infami e vigliacche della nostra classe politica oppure lasciandosi affascinare da quanto ci sia ancora da scoprire sulla nostra storia recente. In qualsiasi caso una lettura importante e un bel saggio su come liberare un tomo impossibile su di un pubblico più vasto di quello a cui sarebbe solitamente indirizzato. Senza scadere nel Lucarellismo spicciolo (cosa più importante).

4 commenti:

Slum King ha detto...

Il Lucarellismo non è una cosa così brutta come la si dipinge, il problema è la sovraesposizione con la conseguente emulazione.

Questo sembra un incrocio tra Sarasso e Saviano...

MA! ha detto...

Di Sarasso non ho mai letto nulla, quindi evito di fare sparate. Per quanto riguarda Saviano direi che qui siamo all'opposto. Zero sensazionalismo e/o vittimismo. Prendilo come un libro di storia estremamente preciso e ricco di fonti.

Slum King ha detto...

Sarasso fa fiction, inserendo personaggi inventati in eventi reali.
Ma mi sa che qua di fiction non c'è granchè!

Officina Infernale ha detto...

sarasso averei voluto leggere settanta, ma se inizia il libro con "l'italia non è mai stata innocente" preso paro paro da ellroy (American tabloid mi sembra, "l'america non e' mai stata innocente") altro che fiction....poi anche tre personaggi che incociano le loro storie....