venerdì 2 dicembre 2011

Non tutto lo straight-to-video viene per nuocere: Slave Girls From Beyond Infinity di Ken Dixon (US/1987)



Slave Girls From Beyond Infinity è una di quelle sorprese che ti migliorano tutto d’un colpo la giornata. Scoperto per puro caso cercando informazioni su vari filmetti intravisti in Machete Maidens Unleashed, l’ho affrontato con tutta la diffidenza del caso. Leggendo la sinossi e guardando il trailer si ha l’impressione di avere a che fare con qualcosa di fin troppo sgangherato , pericolosamente vicino al truffaldino concetto di “tanto brutto da essere bello”. Si consideri poi che il film precedente del regista Ken Dixon è una compilation di trailer a tema zombesco. Per usare un eufemismo la voglia di affrontare questo oggetto non identificato era veramente al minimo. E mi sarei sbagliato, perché Slave Girls From Beyond Infinity è uno dei titoli più intelligentemente divertenti che mi sia trovato a visionare negli ultimi mesi.


A fronte di un’effettistica zero- budget e una trama delirante abbiamo continui contrappunti di classe cristallina, sia a livello registico che di scrittura. L’ironia profusa è brillante, fin troppo consapevole di sé per essere frutto della goffaggine di un regista trovatosi alle prese con uno straight to video da portare a casa in 3 settimane.


Slave Girls From Beyond Infinity parla delle rocambolesche avventure di Daria e Tisa, due procaci schiave in fuga da misteriosi carcerieri intergalattici. Una volta conquistata la libertà saranno costrette a un atterraggio di emergenza su di un pianeta coperto da una folta giungla. Lì conosceranno il loro nuovo aguzzino, il folle Zed. Ricco annoiato con la passione per la caccia.


A partire dalla costruzione delle protagoniste tutto è giocato sulla conoscenza della materia b-movie da parte dello spettatore. In un modo o nell’altro le due ragazze sono in biancheria intima per tutta la durata del lungometraggio, eppure la loro presenza non è quella del tipico specchietto per allodole da exploitation. Intelligenti, consce della loro femminilità, coraggiose e più che disponibili a sporcarsi le mani sovvertono il solito ordine di valori tipico del filone. E non è finita qui, perché Dixon si dimostra tanto intelligente da evitare perfino l’errore inverso. Non c’è spazio per bad-girl traboccanti testosterone. Daria e Tisa rimangono donne per tutto il tempo, non perdendo mai la classe che gli conviene (sempre ben pettinate, sagaci e mai sboccate). Così può succedere che la loro bellezza gli permetta perfino di sedurre dei robot di guardia (giuro! E dalla scena, già abbastanza surreale di sé, derivano un paio di siparietti da applauso a scena aperta), senza dimenticare di menare le mani nel caso qualche moina non basti.


Il mondo dove le Nostre sgambettano da un’avventura all’altra è un guazzabuglio di generi e suggestioni tanto colorato da rivaleggiare ad armi pari con quello di Yor, del mai dimenticato Antonio Margheriti. Dalla fantascienza più camp al gotico stile Hammer, senza dimenticare puntatine nel cappa e spada e sfumature prese in prestito ai monster movie di matrice tropicalista. Il resto lo fanno i fondali di cartapesta, la nebbiolina, i costumi di gomma e i modellini. Tutto in 75 minuti di puro divertimento, mai banale o ammiccante. Quando Daria e Tisa riescono a fuggire dal loro aguzzino rubandogli l’astronave ho quasi ululato dalla felicità nel notare i copri sedili zebrati e la classe con cui tale particolare viene quasi celato. Alla stessa maniera, verso la metà del film, due dei prigionieri del folle Zed si aggirano per la sua stanza dei trofei. Il commento musicale subisce una variazione ogni volta che una forma vagamente umanoide entra nell’inquadratura, come a volerci sottilmente suggerire a cosa si andava in contro. Trovate non certo tipiche delle produzioni video anni '80.


Slave Girls From Beyond Infinity non è un kolossal, e neppure un capolavoro d’autore. Ma rimane un gioiellino irrinunciabile. Proprio come le sue protagoniste ci attira con le sue promesse sguaiate per poi conquistarci con classe e intelligenza. Mantenendo sempre un ritmo frizzante, consegnandoci un cattivo più che credibile (merce rara, lo sapete bene) e ficcando in sceneggiatura robot erotomani e un rip-off di Predator da non crederci. Grandioso.

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