venerdì 23 dicembre 2011

Vecchia scuola avanti tutta!: Neid - Il Cuore della Bestia



La sbornia di trigger e suoni iper processati degli scorsi anni è stata grandiosa, ma doveva avere fine. Dopo aver portato alla ribalta una miriade di band talentuose e super preparate (anche se, onestamente, tutte identiche) lo scoppio della bolla non ha risparmiato nessuno, tranne forse Entity degli Origin. Che comunque non porta chissà quali innovazioni a un copione già rimesso in scena migliaia di volte. Per fortuna esiste la vecchia scuola, che puntualmente se ne esce dal suo letargo solo quando se ne ha veramente bisogno. Provate ad ascoltare lo strepitoso death slow-tempo dei Disma o il folle thrash-black alla velocità della luce dei Vektor (e se vi piace il genere anche l’ultimo Skeletonwitch è una discreta mazzata sui denti, seppur maggiormente improntato su ritmiche umane) per avere due splendidi esempi di come la musica pesante possa tornare a essere basata sulla potenza del riff e non sui ricamini. Non parliamo poi, finiremmo fuori tema, del totale culto settantiano di eccellenti combo come Graveyard o In Solitude. Dopo una manciata di anni tutti dissonanze e destrutturazione ci toccherà, ancora una volta, lasciare il passo a quelli del “non ci sono più le band di una volta”. Poco male, perché in un modo o nell’altro abbiamo la possibilità di accedere a un sacco di musica interessante. In cui inscriverei, senza alcun dubbio, gli italiani Neid.      


Pensate al crustHC di matrice italica, dai Wretched ai primi Cripple Bastards, poi imbastarditelo con robuste dosi di grind e death melmosi e mai troppo decifrabili. Otterrete l’esatto contrario di quanto ricercato da band di ragazzini come The Faceless o Whitechapel. Un’insieme estremamente aggressivo e dinamico, eppure sfuggente e ruvido nel suo evitare ogni forma di barocchismo modernista. L’insieme sarebbe già abbondantemente originale e geograficamente localizzabile, eppure i nostri hanno voluto fare ancora di più. Intraprendendo la via del cantato in italiano, scelta che in territori estremi rischia sempre di giocare brutti scherzi. Ancora di più quando i testi non sono farciti delle solite cazzate metallare. 


A tratti pare di trovarsi in un turbine dove convivono i torinesi Woptime e i Brutal Truth di Need to Control. Una cosa che personalmente non sentivo dai tempi dei mai dimenticati Corey. E, per quanto mi riguarda, ne sentivo la mancanza. Se da un parte sono felice che band italiane estremamente ricercate come i Fleshgod Apocalypse siano idolatrate dai mercati esteri, dall’altra la presenza di una scena “ignorante” e indirizzata a sbarazzarsi da ogni forma di orpello mi soddisfa a un livello più profondo. Ed è il motivo per cui  un album come Il Cuore della Bestia riesce a essere apprezzato in pieno . O magari sarà per la sincera volontà di non nascondere le proprie origini (culturali e geografiche), per la pancia o per la semplice percezione che a questi ragazzi piaccia prima di tutto andare veloce e suonare a volumi esorbitanti. Se cercate un disco perfett(in)o siete fuori strada. In caso vogliate qualcosa di autentico, scritto con foga, lacrime e sudore allora la strada è quella giusta.


Ultima nota per l’artwork, a opera del combo Giorgio Santucci + Carlo Bocchio. Dritto ed eficace come tante photoshoppate non potranno neppure mai provare a essere.

2 commenti:

DIFFORME ha detto...

\m/ HORNS UP! \m/

MA! ha detto...

Assolutamente