mercoledì 22 giugno 2011

Quasi come l'Italia: Tropa de Elite 2 di José Padilha (Br/2010)



Non ho mai nascosto come il primo Tropa De Elite sia uno dei miei film preferiti in assoluto. Non per la sua durezza nel rappresentare la guerriglia urbana delle favelas brasiliane, ne per la sua scrittura solida e ben oliata. Tanto meno per essere un perfetto prodotto di genere costruito su delle basi di realtà che avrebbero potuto spingere come nulla nella direzione del dramma da Festival. No, la cosa migliore di Tropa de Elite era la sua totale amoralità. Nel film di José Padilha gli agenti del Bope erano effettivamente dei fascisti drogati di adrenalina, ottusi e incapaci di qualsiasi strategia se non la violenza e il sopruso. Ma rappresentavano anche l’unica parte della popolazione di Rio esterna al mondo del crimine. Contestati, con tutte le ragioni, da quell’attivismo attento ai diritti dell’uomo e sempre in lotta per il rispetto della dignità individuale. Perfetto, se non fosse per tutti quegli studenti illuminati che con i loro piccoli vizi finivano per alimentare a loro volta il mercato del narcotraffico. Così, prima della fine del film si finiva a fare il tifo per un gruppo di assassini legalizzati. Tropa de Elite riusciva a portare avanti il miglior tipo di provocazione possibile: quella contro tutto e tutti. L’unico modo per sfuggire alle didascalie da compitino politico, sia di destra che di sinistra. Il film dava fastidio a uno schieramento per via della rappresentazione estremamente violenta delle forze dell’ordine, all’altro per l’ipocrisia dei progressisti. Tutti sono colpevoli, ma almeno il Bope ripuliva le favelas dalla criminalità. Seppur con metodi da pulizia etnica. Si usciva dal cinema senza una risposta pre masticata, non ci si azzardava a fare congetture su di un mondo che appariva troppo lontano per poterci ragionare sopra. Semplicemente subivi quasi due ore di sangue, urla e sacchetti di plastica in testa.


A distanza di quattro anni Padilha ci riprova, alzando vertiginosamente la linea di tiro. E, da un certo punto di vista, sbagliando clamorosamente. Tropa de Elite 2 ha una partenza grandiosa e inaspettata: in seguito a una carneficina in un carcere di massima sicurezza (la maniera in cui il Bope intende il concetto di “sedare una rivolta”) il Capitano Roberto Nascimento diventa un eroe popolare. Il fatto di aver eliminato in un colpo solo i 40 criminali più pericolosi di Rio gli apre le porte della politica. Una volta arrivato nella stanza dei bottoni la sua scelta è quella più logica: moltiplicare esponenzialmente la presenza del Bope sul territorio ed eliminare la criminalità nell’unica maniera che conosce. Purtroppo allargare le fila di un organismo che fino al giorno prima traeva la propria forza proprio dalla chiusura e dal senso di cameratismo di chi lo animava (concetto che tornerà ad emergere con prepotenza proprio negli ultimi minuti del film) significa snaturarlo. Con tutto ciò che ne consegue.


Rispetto al primo film, dove si spara perché qualcuno dice di sparare, qui l’occhio della telecamera cerca di insinuarsi nella corruzione politica, nel populismo e nei giochi di potere che condizionano la vita di milioni di persone. Allargando il campo visivo il regista non riesce più a concentrarsi su quel dualismo che aveva reso immenso il primo capitolo. Qui l’accusa è molto più schierata, trasparente e diretta. Certo, si punta senza paura il dito contro tutte le cariche di maggior peso politico del Brasile, cosa coraggiosa ed encomiabile. Ma il fatto di avere uno schieramento buono e uno cattivo toglie tutta la reale carica eversiva all’operazione. Tropa de Elite 2 dice un sacco di cose giuste nel modo più burbero e secco possibile. I criminali sono cattive persone? Sì. I politici corrotti e in combutta con il mondo della malavita? Sì. Il popolo che si lascia trascinare dalla televisione e chiede sempre e solo più violenza come soluzione a ogni problema? Altrettanto. Peccato che sono cose che sapevamo già tutti (da qui il titolo del post). José Padilha ce lo ricorda con il suo stile da regista a cinque stelle (perché dal quel punto di vista TdE 2 è un gran film) ma manca quel nichilismo che aveva reso il primo capitolo un gioiello di cattiveria e instabilità.


In qualunque caso da bacio in fronte la scelta di passare da un primo capitolo praticamente action/bellico (con tanto di esercitazione alla Full Metal Jacket) a un sequel ambientato tra i corridoi dei palazzi di potere, con le variazioni di genere che ne conseguono. Alla faccia delle aspettative del pubblico.

2 commenti:

Watanabe ha detto...

Tropa de Elite fu un bel cazzotto in faccia all'epoca. Ricordo che a fine film ero d'accordo con quel gruppo di fascisti del bope. Padhila aveva fatto quel che voleva di me.
Maledetto Padilha. ;)

MA! ha detto...

Stessa cosa per me. Grand botta, tosto come un action ma importante come un'opera d'autore impegnato. Ce ne fossero.