lunedì 6 giugno 2011

[Pyunologia pt.6] Alien from L.A. di Albert Pyun (US/1988)



Perché la storia (anche quella del cinema) non è fatta solo da chi sta in cima. Anzi, spesso è proprio dal basso che arrivano gli scossoni più interessanti. Basta saperli sentire. Partendo da questo presupposto ho maturato la decisione di recuperare l’opera omnia di uno dei registi più (ingiustamente) vituperati di sempre: Albert Pyun. Parte così Pyunologia, percorso in una poetica da VHS.


Indiana Jones + Blade Runner + Mad Max + teen movie avventuroso anni ’80 = Alien from L.A.


L’ennesima sortita nel (meravigliosamente) sconclusionato fantastico di Albert Pyun riesce ancora una volta, nonostante attori/sceneggiatura/budget ben sotto il livello di guardia, a regalarci qualche frangente di pura delizia visionaria.


Los Angeles. Wanda Saknussemm è una ragazza petulante e logorroica. Nello stessa giornata nera viene lasciata dal fidanzato per mancanza di senso dell’avventura e riceve una lettera dall’Africa. La missiva la informa della scomparsa del padre, un illustre archeologo. Priva di motivi per restare a Malibu e desiderosa di dare una scossa alla propria vita decide di lasciare gli Stati Uniti e indagare di persona sull’accaduto. Una volta arrivata al campo allestito dal padre finisce tempo zero in un pozzo, facendo un volo di decine di metri. Atterrata sulla nuda roccia si rialza come se nulla fosse e si avvia verso la sua avventura nel mondo del sottosuolo. Il piano è semplice: raggiungere la città di Atlantide, ritrovare il padre scomparso e tornare alle assolate spiagge della California.


L’unico vero motivo di interesse della pellicola è la città sotterranea. Folle incesto tra la Los Angeles di Blade Runner e un impianto minerario in decadimento. Vapori, fiumane di gente vestita in maniera bizzarra, megaschermi e mezzi di trasporto realizzati saldando assieme qualche pezzo di lamiera arrugginita. Albert Pyun sfrutta i quattro soldi messi a disposizione della produzione in maniera miracolosa, arricchisce la civiltà di Atlantide con le solite abitudini astruse e lavora parecchio sui costumi. Partendo unicamente da materiali di seconda mano il regista hawaiano riesce a generare un mondo fresco e affascinante, dimostrandoci ancora una volta la sua capacità di plasmare l’immaginario di una generazione a suo piacimento.


L’impressione è sempre quella, sospesa tra banalità da microproduzione STV e pura energia visionaria. Summa di tutto quello che si era già visto al cinema e di tutto quello impossibile da vedere fuori da una pellicola dell’uomo dietro cult come Cyborg e La Spada a Tre Lame.


A livello di scrittura siamo alle prese con un potpourri fuori controllo di tutti i personaggi tipici del teen-movie d’avventura anni ’80: la protagonista bruttina e outsider (che durante l’avventura tornerà a credere in se stessa, diventando automaticamente anche bella e ambita), l’aiutante burbero ma dal cuore tenero, lo scavezzacollo impavido e passionale, lo scienziato reietto che finalmente riuscirà a dare un senso alle ricerche di una vita, il genitore assente (ma solo per il bene della figlia). E naturalmente i soliti antagonisti paranoici, capaci di vedere nella povera Wanda una spia aliena.


Alien from L.A. è l’ennesimo tassello di un immaginario bambinesco e totalmente libero. Spesso imperfetto, pieno di riferimenti ad altre opere eppure pregno di una visione profondamente personale e sentita da parte del regista. Il vero capolavoro di Albert Pyun è la sua filmografia in toto, quello che rappresenta in un contesto produttivo come quello cinematografico. Inutile chiedersi se il film in questione sia un titolo da recuperare a ogni costo. Il vero Pyunologo ha già la risposta in testa.


3 commenti:

Omero ha detto...

Ciao,
Scusa se ti scrivo qui nei commenti ma non ho trovato la tua mail (forse è nel sito e non l'ho vista perché sono impedito...mah).
Ti riassumo in breve quello che vorrei umilmente chiederti: vorrei fare una tesi (universitarià) sul Pulp italiano (letterario ed a fumetti) partendo dall'idea che il Pulp Italiano letterario tale non è.
Questo in molte stringate parole.
Se hai tempo e vuoi darmi qualche dritta te ne sarei immensamente grato.
Ah, comunque ti ringrazio perché era una vita che cercavo delle parole adatte per spiegare ai miei amici letterati perché mi piace Pyun.

MA! ha detto...

Ciao, per quello che posso ti aiuto più che volentieri. Mandami una mail a ma.andreoletti@gmail.com, così ci capiamo meglio.

Omero ha detto...

Perfetto, ti ringrazio.
Ti ho spedito la mail (controlla nel filtro antispam se non la vedi che è già capitato d'essere etichettato come spam da quello xenofobo di gmail)
Enrico