mercoledì 23 marzo 2011

[Pyunologia pt.2] Nemesis di Albert Pyun (US/1992)



Perché la storia (anche quella del cinema) non è fatta solo da chi sta in cima. Anzi, spesso è proprio dal basso che arrivano gli scossoni più interessanti. Basta saperli sentire. Partendo da questo presupposto ho maturato la decisione di recuperare l’opera omnia di uno dei registi più (ingiustamente) vituperati di sempre: Albert Pyun. Parte così Pyunologia, percorso in una poetica da VHS.


Per capire Nemesis basta studiarsi con attenzione la locandina originale. Un logo da sparatutto a scorrimento, una tagline che racchiude in sé almeno 3-4 suggestioni da altri film, un’illustrazione che ci proietta in un mondo fatto di città piovose, piombo e degrado tecnologico. Un mash-up perfettamente bilanciato tra tutto quello che è fantascienza anni ’80 e le convenzioni estetiche dei primi ’90. E una volta inserita la VHS nel lettore non potremo che avere la conferma di tutte le nostre supposizioni.


Un po’ di Terminator, una bella dose di Robocop e Blade Runner, una spolverata di Fuga da New York e un’infarinatura abbondante di quell’action cantonese che da li a poco avrebbe conquistato il mondo. Tutto girato in un’ambientazione da Rambo italico alla Strike Commando (ma c’è parecchio anche dei seguiti ufficiali di First Blood). Ancora una volta Albert Pyun riesce a piegare tutti gli handicap del film a basso costo e ci consegna un bigino del genere di turno. Il Nostro non gira una versione economica dei grandi classici della fantascienza ottantiana. Ne dipinge piuttosto una versione idealizzata, come a dare un senso a tutte quelle pellicole-clone basate sull’ingenuità del fruitore medio. Il giochino funziona talmente bene da allargarsi anche alle sovrastrutture, oltre che al film in sé. Nemesis risulta infatti tanto mimetico agli stilemi di certe produzioni speculatorie da meritarsi ben 3 seguiti. Di cui il quarto, attenti al capolavoro, costruito con gli scarti di girato del terzo capitolo. Facilissimo immaginarsi le quattro custodie, coperte di polvere e sbiadite dal sole, disposte una accanto all’altra sugli scaffali di una videoteca. Disperse tra gli epigoni italici de La Casa, il nuovo capitolo di Leprecahun e un qualsiasi sequel apocrifo di un capolavoro di Cronenberg.


E per godersi Nemesis bisogna mettersi proprio in quella condizione mentale. Plot sgangheratissimo (ci si doveva ficcare di tutto per non scontentare i fan di ogni titolo di riferimento), personaggi tagliati con l’accetta, dialoghi ignoranti ben oltre il lecito. Pyun di suo ci infila un filotto di scene action sotto anfetamina e la solita miriade di piccole trovate capaci di restituire l’intera opera a quella dimensione sottilmente ludica a cui appartiene. Dal cyborg con la pistola nascosta all’interno del cranio (che si apre a scatto nel momento del bisogno) alla fuga a colpi di arma automatica attraverso i pavimenti di uno scalcinato hotel. Idea ripresa poi, seppur in chiave meno convulsa e grottesca, perfino da Patrick Yau nel suo Expected the Unexpected. In Nemesis l’azione è sempre sopra le righe, trattandosi per la maggior parte dei casi di vere e proprie tempeste di piombo con ben pochi precedenti. Impossibile negare una ricerca spintissima verso una nuova rappresentazione dello scontro a fuoco. Spesso si ha l’impressione di avere a che fare con una versione ante litteram della coppia Neveldine/Taylor o del confusionario Peter Berg. Girato però con il budget solitamente riservato al catering della troupe.


In una pellicola come Nemesis il Pyun-pensiero riesce a emergere con prepotenza pur rimanendo contemporaneamente sopito sotto la coltre della marchetta alimentare. Alla carenza di quel lavoro di destrutturazione che in The Sword and the Sorcerer esplicitava tutto il gioco di ricostruzione filologica corrisponde un’iconografia quasi parossistica nella sua aderenza agli stilemi di certo cinema. Non abbiamo a che fare con un b-movie fantascientifico qualsiasi, ma con un‘opera che spinge per essere il b-movie anni ’80 per eccellenza. Arriva però nelle sale nel 1992, con almeno un paio d’anni di ritardo. Come a ricordarci ancora una volta la sua natura di outsider.


1 commento:

Torakiki ha detto...

Guarda con tutto il bene che ti voglio, ma questo film ha veramente fatto cagare...