giovedì 18 novembre 2010

After dark, my sweet: Ricca da morire di Azzarello & Santos




Non è difficile immaginarsi la faccia di Azzarello quando si è visto proporre la realizzazione di un volumetto noir autoconclusivo, di piccolo formato, in bianco e nero, su carta tutt’altro che patinata. Come andare da un cuoco e chiedergli di scrivere un libro di ricette. La Vertigo abbandona temporaneamente il suo classico formato da comicbook e cerca in ogni modo la mimesi con l’editoria più popolare, concedendosi l’unico lusso di una copertina cartonata in sostituzione di cartaccia floscia e sgualcita dalle tasche del cappotto (o del trench). Così la mente dietro 100 Bullets (forse il caso più riuscito di mutazione/attualizzazione del noir attorno alla fisionomia del fumetto seriale statunitense) si prende una boccata d’aria e rispolvera i romanzi di Raymond Chandler e Mickey Spillaine, senza dimenticare il cinema di Edgar C. Ulmer e Rober Aldrich. Nessuna deriva postmoderna, nessuna cessione all’eccesso. Zero ironia o meta giochetti sui tòpoi del genere. Perfino il proverbiale andamento cervellotico tipico dello scrittore di Cleveland viene accantonato a favore di didascalie secche e lineari.



Siamo in ambito ancora più retrò del Criminal di Brubaker, con una sceneggiatura che pare il bigino del romanzo nero di matrice classica. L’antieroe fallito, la donna magnetica e portatrice di sventura, il fattaccio che va come non deve andare, i doppi giochi, lo spiraglio di luce sul finale e, ovviamente, la spirale di nero che risucchia l’ultima pagina. A un certo punto fanno capolino un paio di suggestioni che richiamano la perdizione sessuale e psicotica del primo Ellroy, ma vengono immediatamente abbandonate per rituffarsi in un mondo che si concede al massimo un omicidio per percosse.



Victor Santos fa bene il suo lavoro, miscelando gli inevitabili Miller e Risso (peccato veniale durissimo da evitare quando si affrontano tavole cariche di sigarette e whiskey scadente) con suggestioni originali e debitrici del fumetto più underground. Fisionomie e anatomie deformate in primis, mantenendosi invece rispettoso nei confronti della griglia. Scelta perfetta se si vuole adottare anche il ritmo della narrazione d’altri tempi.



L’unico aspetto veramente eclatante del volume è la maestria con cui Azzarello leviga i rapporti di potere tra i personaggi, anche se le tensioni sessuali non raggiungono mai picchi veramente morbosi. Anzi, a tratti pare quasi che il sesso sia vissuto in maniera positiva e liberatoria. Aspetto più unico che raro in un genere da sempre misogino e schiacciato da un tirannico senso di colpa. Per il resto il volume è perfetto se si vuole riassaporare il bel nero di una volta, staccandosi anche solo per un attimo dalle derive prese negli ultimi anni (quasi mai in positivo).


2 commenti:

Doner ha detto...

a me Azzarello sa di fico ma anche molto molto banale. addirittura ho trovato noisissimo 100 Bullets, decente e vagamente interessante Borderline, caruccio Joker ma più per i disegni...

Jason Aaron (Scalped) se lo mangia e se lo ricaga come e quando vuole, il tutto senza scimmiottare Miller...

MA! ha detto...

Scalped è IL fumetto attualmente in corso di pubblicazione. Duro come un calcio in bocca. Però pare più un telefilm dell'HBO su carta che altro (quanto sono cazzuti i dialoghi in originale?). 100 Bullets invece aveva certe divagazioni che fuori dalla carta stampata sarebbero ridicole, come tutta la storia delle famiglie. Fattore che lo rende più coerente al suo essere. Diciamo che li metto sullo stesso piano, questo "Ricca da morire" (assieme a Criminal) invece sta un gradino sotto.